James Hetfield dei Metallica si racconta attraverso le sue chitarre

MESSENGERS: THE GUITARS OF JAMES HETFIELD è il libro in cui si raccontano, attraverso le chitarre, ricordi, disavventure e eccentricità di 40 anni di Metallica

James Hetfield, chitarrista, cantante e frontman dei Metallica ha raccolto in un libro intitolato MESSENGERS: THE GUITARS OF JAMES HETFIELD - e uscito lo scorso ottobre - la sua collezione di chitarre. Un’adunata di strumenti che colpisce per varietà e bellezza degli esemplari riuniti.

Bellezza amplificata dal fatto che le chitarre selezione sono anche descritte da Hetfield: di ciascuna, infatti, il musicista rivela la storia ed il significato che ognuno di questi strumenti ha avuto nella sua storia con i Metallica, schiudendo ricordi di live, tour, sessioni in studio di registrazione e scrittura di brani.


Biografia alla chitarra

In effetti, per un chitarrista è difficile pensare ad una biografia (musicale e non solo) più efficace e veritiera di una raccolta delle chitarre che ha posseduto

L’infanzia è incarnata dai timidi inizi sulla sei corde: accordi abbozzati, pochi esercizi e qualche lezione, le prime cover suonate con gli amici. A questa, generalmente, coincide una chitarra acustica magari usata e ceduta da qualche amico o parente. Poi arriva la prima chitarra l’elettrica che, di solito, è ancora un’usato, generalmente una copia di fascia economica di qualche strumento super noto e prestigioso. Le cicatrici e ammaccature di questa chitarra racconteranno l’emozione delle prime band, prove, concerti ma anche lezioni che si fanno più intense, ore di esercizi e pomeriggi passati risucchiati da internet a imparare riff, assolo e tecniche. E a lei, ovviamente, spetta il capitolo dell’adolescenza.

I vent’anni, invece, sono un’altra chitarra elettrica ma questa volta acquista nuova, fiammante e allo stato dell’arte di quanto il mercato offre. Sono gli anni in cui si vuole andare a tutta birra, incendiare il manico. Quale che sia il genere che si suona dal blues, all’hard rock fino alle derive più sataniche metal, djent o progressive si cercano performance fulminanti ed esagerazioni soniche.

E poi la maturità con - di nuovo - una chitarra usata. Ma queste volta pagata ha rate, perché è lo stesso modello di quelli sfoggiati dai nostri eroi, nelle copertine dei dischi che ci hanno fatto innamorare del rock. Una chitarra più vecchia, pesante e magari più dura da suonare ma che ha il suono della tradizione e la voce calda e giusta per affidargli le emozioni esclusive che vogliamo condividere.

Questa descrizione, per quanto romanzata e approssimativa, comunque può funzionarie per un campionario sconfinato di chitarristi, risultando ugualmente suggestiva. Figuriamoci allora se la stessa indagine è proiettata ed interessa uno dei musicisti più popolari e influenti del rock degli ultimi quarant’anni; un chitarrista decisivo tanto nella nascita del trash metal che nello sdoganare, poi, il metal fuori dalla nicchia fino al grande pubblico.

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