19 gennaio 2025

Janis Joplin: blues, poesia e ribellione

Una guida all’ascolto di Janis Joplin attraverso due lavori emblematici: CHEAP THRILLS, apice del blues psichedelico, e l’intima rarità di TYPEWRITER TAPE

Janis Joplin non è stata solo una voce straordinaria, ma un’anima tormentata che ha trasformato il suo disagio e la sua fragilità in musica che avrebbe cambiato la storia del rock. Musa ribelle per intere generazioni, ha incarnato il blues nella sua forma più autentica: non un esercizio di perfezione tecnica, ma una forza viscerale capace di dare voce a emozioni crude e profonde. Per capire davvero la sua arte, proponiamo due lavori diversi e complementari. CHEAP THRILLS (1968) cattura Janis al culmine della sua energia rock blues psichedelica, mentre THE LEGENDARY TYPEWRITER TAPE (1962), con la sua intimità disarmante, ci restituisce una giovane artista agli esordi. 

Nata il 19 gennaio del 1943, Janis Joplin è il simbolo dell’emancipazione femminile in un mondo, quello del rock dei decenni passati, dominato dagli uomini. È stata un’icona hippy nella San Francisco degli anni ’60 e un’autentica musa per molte artiste che sono venute dopo di lei. Ragazza tormentata, considerata bruttina e disadattata, scappò dal Texas più bigotto per trasformarsi in una cantante blues straordinaria, capace di mettere in musica - con una purezza e un’autenticità che non avevano eguali - sia i sogni e gli ideali della rivoluzione hippy, sia i demoni interiori che la logoravano.

Janis Joplin: blues, poesia e ribellione

Poesia e tormento

La sua vita, vissuta al limite tra droghe e alcol, rifletteva un profondo disagio interiore. A vent’anni lasciò Port Arthur, la “prigione natale” del Texas dove era cresciuta, una piccola città industriale che sentiva opprimente.  Janis era figlia di un operaio e di un’impiegata. Il suo aspetto, segnato dall’acne e dal sovrappeso, le causava insicurezze e complessi. Ma nella musica trovò la sua via di fuga: a soli 17 anni mollò il college e si unì a una comune hippy, iniziando un viaggio che avrebbe cambiato per sempre la sua vita e quella di chiunque la ascoltasse. Per Janis, il blues era una forma d’espressione ineguagliabile. Questo genere non si basa sull’irreprensibilità tecnica o sulla precisione esecutiva, ma sull’intensità e sull’autenticità dell’interpretazione. È nella capacità di trasformare emozioni crude in energia e improvvisazione che il blues trova la sua forza, e Janis ne incarnava l’essenza. La sua musica era poesia e tormento, sensualità e ribellione, tutto vissuto e trasmesso in modo viscerale. Riguardo al rapporto totalizzante e salvifico con la musica, che l’aiutava a combattere il suo abbandono interiore, resta celebre la sua affermazione: «Durante un concerto rock, sul palco, faccio l’amore con 25.000 persone per poi tornare a casa da sola.» Durante le sue esibizioni infatti, Janis trascinava il pubblico in un’esperienza collettiva, abbattendo le barriere tra artista e spettatori. Era una ribellione contro una società borghese del dopoguerra, rigidamente ingabbiata nelle logiche del profitto e dell’ordine. Janis, con la sua voce e la sua anima, fu il grido di una generazione che cercava di liberarsi da quelle catene.

 

Janis Joplin: due lati di un’anima blues

Avvicinarsi alla musica di Janis Joplin significa esplorare non solo la potenza del suo blues viscerale, ma anche la fragilità di un’artista che viveva ogni nota come una confessione. Due lavori, in particolare, offrono uno spaccato unico della sua arte.

L'album CHEAP THRILLS (1968) registrato assieme a Big Brother & The Holding Company  è la quintessenza del blues psichedelico e un manifesto dell’America “alternativa” e scapigliata di quegli anni. Non immediatamente compreso alla sua uscita, è stato rivalutato col tempo come uno dei lavori più importanti del rock psichedelico. In questo disco, Janis sembra guidare una rivalsa sull’esistenza, trasformando sette standard di rock e blues in un connubio di sesso e poesia. Prodotto da John Simon, l’album include pubblico finto per simulare l’adrenalina del live e mascherare un suonato della band non sempre all’altezza della performance ultraterrena di Janis, che qui canta davvero “con la mano di Dio in fronte.” Registrato sull’onda dell’entusiasmo dopo l’esibizione di Janis al festival di Monterey del 1967, l’album è un manifesto del rock blues psichedelico, un genere che cercava di evocare le sensazioni dell’LSD. Le possibilità espressive, sonore e tecniche venivano spinte all’estremo, mentre folk, blues e rock diventavano i contenitori ideali per questa sperimentazione.

 

Di tutt’altro tenore è THE LEGENDARY TYPEWRITER TAPE (1962), una registrazione intima e rudimentale di 25 minuti in cui Janis e Jorma Kaukonen, futuro chitarrista dei Jefferson Airplane, si cimentano in blues voce e chitarra. La sessione, effettuata nella casa di Jorma, vede i due appoggiare un semplice registratore a cassetta su un tavolo. In sottofondo, si sente nitidamente il ticchettio della macchina da scrivere della moglie Margaret, che diventa una sorta di metronomo stralunato. Questa registrazione non perde nulla della sua magia per la scarsa qualità tecnica, ma anzi, ne esalta l’intimità. È una testimonianza pura dell’urgenza di suonare e raccontarsi attraverso il blues, con una voce nuda accompagnata solo da una semplice chitarra acustica. Questo momento domestico, catturato con naturalezza, anticipa la rivoluzione musicale Hippy che di lì a poco avrebbe travolto San Francisco e il mondo intero.