27 agosto 2020

Jethro Tull, Ian Anderson scrive al governo britannico

Il leader dei Jethro Tull ha scritto una lettera per sottoporre la sua analisi in tema di COVID-19 e musica dal vivo

Ian Anderson, l'uomo dietro una delle band più popolari nella scena prog folk anni '70, i Jethro Tull, ha firmato una lettera da indirizzare direttamente al Governo britannico per affrontare il tema della crisi che ha colpito i musicisti e gli operatori della musica dal vivo in seguito alla diffusione del COVID-19.

La tematica era stata affrontata recentemente anche da un altro 'vecchio' della musica britannica, Van Morrison, che in maniera meno propositiva di Anderson si era scagliato contro i concerti organizzati in formato ridotto a causa del coronavirus.

Triste per la situazione attuale

Nella lettera Anderson si dice triste per la situazione attuale e sottolinea di aver già inviato privatamente il documento al Segretario per la Cultura Oliver Dowden e al Ministro per il Digitale e la Cultura Caroline Dinenage ma senza aver mai ricevuto risposta:"Difficile fare sviluppi con questo governo spento, confuso e disinformato - scrive il musicista - Sono triste per tutti noi coinvolti nella precaria industria delle arti e dello spettacolo e anche per il nsotro pubblico".


La differenza tra indoor e venue all'aperto

Anderson si lancia poi in un'analisi dettagliata della situazione musica dal vivo sottolineando come il grande problema riguardi principalmente i locali al chiuso, visto che il contagio più più facilmente arrivare attraverso l'aria condizionata, elemento fondamentale nelle venue indoor, che con il semplice contatto più facilmente risolvibile rispettando attentamente le procedure di pulizia.

D'altro canto, aggiunge il leader dei Jethro Tull, i concerti all'aperto sarebbero la strada più percorribile a patto che tutti indossino delle mascherine - quelle a tre strati - e mantengano delle distanze con posti a sedere. Dopo uno studio attento Anderson ipotizza che i grandi spazi possono riuscire a mantenere fino al 70% della capienza utilizzando posti a sedere distanziati con i nuclei familiari e di amici seduti vicini.

Le conclusioni

La lettera si conclude con un suggerimento da parte di Anderson che, parlando dall'alto della sua esperienza di performer, sostiene l'impossibilità di applicare una best practice comune a tutti i locali e suggerisce di valutare singolarmente i vari locali che avranno così la possibilità di ricevere delle licenze temporanee per poter aprire e lavorare garantendo la capacità limitata e l'utilizzo corretto dei vari protoccoli sanitari. "Ci vorranno settimane - sostiene Anderson - ma credo che, realisticamente, avremo tempo fino alla prossima primavera quando, si spera, i numeri del contagio saranno tornati sotto il livello di guardia".


Jethro  Tull, Ian Anderson scrive al governo britannico