Jimi Hendrix: il santone della chitarra e della rivoluzione rock
Ricordiamo Jimi Hendrix, poeta armato di chitarra, che ha ritratto la Summer of Love e la contestazione, cambiando per sempre la storia del rock.
In occasione del suo compleanno, dedichiamo a Jimi Hendrix un tributo fatto di riflessioni appassionate sul suo ruolo di poeta armato di chitarra. Figura simbolo della Summer of Love, della contestazione e del pacifismo, Hendrix ha riscritto la storia del rock traducendo in musica ritmi voodoo e raccontando una generazione con la forza di un santone visionario.
La grandezza irripetibile di Jimi Hendrix sta nell’essere l’artista che, nella storia del rock, ha saputo armonizzare meglio due aspetti fondamentali: quello di un compositore ispirato, autore di canzoni straordinarie, e quello di uno strumentista senza precedenti, capace di spingersi oltre il concetto stesso di virtuosismo, inventando un modo di suonare la chitarra del tutto nuovo, quasi alieno, che ha rivoluzionato la musica rock e non solo.
Non solo un chitarrista
Jimi Hendrix è una divinità del rock perché le sue canzoni – nel suono, nei testi, nelle parti strumentali – rappresentano l’espressione più vivida e autentica di una generazione che viveva una delle fasi più tumultuose e magiche della storia del rock: la Summer of Love, il movimento hippie, la musica come strumento di ribellione e rivendicazione per una società più equa, libera, inclusiva e pacifica. Al tempo stesso, Hendrix è anche il chitarrista più rilevante della storia perché, semplicemente, ha inventato la chitarra elettrica così come la conosciamo oggi. In primo luogo, ha ridefinito l’approccio al solismo: l’assolo non è più uno spazio melodico accessorio, un momento in cui il cantante cede il posto al chitarrista per arricchire e completare l’arrangiamento. Con Hendrix, l’assolo diventa un momento eroico, di ricerca e sperimentazione assoluta. Come succedeva nel jazz con John Coltrane, nei suoi assoli la chitarra diventava una navicella spaziale, pronta a esplorare galassie sonore sconosciute. E in questi viaggi Hendrix non ammaliava solo con polpastrelli incantati: erano le sue idee a essere ancora più stupefacenti. Prendiamo il suono distorto: con Hendrix la distorsione non è più una semplice decorazione, ma un elemento strutturale e creativo. Feedback, rumori, mostri sonori lancinanti: tutto questo diventa il nuovo vocabolario del rock. Lo stesso vale per il suo uso pionieristico degli effetti e per l’attenzione magistrale dedicata alla chitarra ritmica: grazie alla sua maniera unica di accarezzare gli accordi, con Hendrix le ritmiche smettono di essere solo accompagnamento e si riempiono della stessa fantasia e virtuosismo delle parti soliste. E poi, il suo utilizzo della leva del ponte della chitarra: Hendrix non la usava per accarezzare la coda degli accordi o dare colore a qualche nota singola. No, lui la strapazzava, la abusava, strappando alla chitarra inflessioni umane, dolorose e vibranti, trasformandola in uno strumento magico, persino "satanico", capace di parlare.
L'eredità di Jimi
Questa maniera di suonare nuova, brillante e assieme così irruenta e viscerale sul palco si amplificavano grazie alla suo carisma, alla sensualità offerta da una presenza scena inarrivabile, accentuata dalla psichedelia di colori che ancora oggi ci fanno ricordare i suoi outfit come meravigliosi. Per tutte queste ragioni, Jimi Hendrix è il più grande chitarrista della storia del rock. Nessuno ha mai suonato così bene senza lasciare che la chitarra diventasse più importante delle storie che raccontava. Perché la chitarra di Hendrix era una penna alata e magica, con cui questo giovane santone nero – che traduceva in rock i ritmi voodoo delle danze africane – scriveva racconti di libertà: l’amore libero, la contestazione alla guerra del Vietnam, il disprezzo per i valori borghesi, le droghe come tramite per varcare le porte della percezione. Hendrix è stato l’eroe che ha incarnato tutto questo. L’eroe che, romanticamente, si è immolato per tutto questo. Così, se si volesse davvero cercare un erede di Jimi Hendrix, non credo abbia sento rivolgersi verso i grandi virtuosi della chitarra come Jeff Beck, Stevie Ray Vaughan, Eddie Van Halen, Steve Vai o Yngwie Malmsteen. Per quanto straordinari e capaci di firmare grande musica, questi artisti rimangono legati in modo indissolubile all’aspetto strumentale, con la chitarra come centro assoluto della loro espressione. Gli eredi di Hendrix - se proprio ci sentissimo in dovere di eleggerli - sono artisti come Prince, Jack White, Kurt Cobain, Matthew Bellamy o persino Lenny Kravitz. Musicisti che hanno usato la chitarra in maniera appassionante, innovativa, talvolta estrema, ma sempre al servizio delle canzoni e che - come Jimi Hendrix - hanno contribuito a scrivere la colonna sonora, l’anima di un’epoca trasformando la chitarra in uno strumento narrativo e non solo musicale.