09 settembre 2021

John Lennon e la svolta di Imagine

Usciva il 9 settembre del 1971 Imagine, l'album della svolta per il Lennon solista che realizzò uno dei più potenti inni nella storia della musica

Il 9 settembre 1971 John Lennon pubblicava il suo quinto album solista, il secondo dallo scioglimento dei Beatles dell'anno prima: Imagine. Compie oggi 50 anni Imagine, un album manifesto che grazie anche alla titletrack, diventata un inno di pace e amore nei decenni a venire, ha portato la sua discografia solista in un'altra dimensione.

In principio fu Plastic Ono Band

Quando John Lennon pubblicò "Imagine", il suo percorso artistico si era già ampiamente scollato da quello strettamente commerciale dei Beatles. Pur essendo una delle due forze motrici della band più grande del pianeta, la metà della coppia di compositore più celebrata nella storia del pop, con i precedenti dischi Lennon non era riuscito mai veramente a 'sfondare'.

Le registrazione fatte quando era ancora nei Beatles con Yoko Ono erano troppo sperimentali, particolari, e fatte con ben poco interesse nel soddisfare gli altri. Anche "John Lennon/Plastic Ono Band" del 1970, il primo accreditato solo al suo nome, un disco gigante e probabilmente il migliore della sua discografia extra Beatles, non riuscì ad unire pubblico e critica.

Troppo personale, concentrato su se stesso quasi come in un processo di autoanalisi frutto anche del percorso intrapreso dall'ex Beatles a Los Angeles con lo psichiatra Arthur Janov. Un tentativo di rottura con il passato che, però, non vendeva.

Quell'anno uscì "McCartney" che si piazzò al primo posto in classifica, così come "All Things Must Pass", debutto di George Harrison. Lennon non riuscì ad andare oltre l'ottavo posto nel Regno Unito.



Le registrazioni di Imagine

Proprio George Harrison collaborò con Lennon alle registrazioni di "Imagine" che si tennero nell'inverno del 1971 a Tittenhurst Park, la villa che John divideva con Yoko, per poi spostarsi ai Record Plant di New York e ad Abbey Road.

"Plastic Ono Band" era servito a Lennon per pulirsi i pensieri, per affrontare il mondo, i suoi demoni e le sue paure per la prima volta senza la corazza dei Beatles a proteggerlo. Ora Lennon era pronto ad aprirsi al mondo e così si regalò un album dove c'era ancora del risentimento verso il passato, basti pensare all'attacco nei confronti di Paul McCartney in 'How Do You Sleep?', ma in cui le sensazioni e i suoni si aprivano maggiormente a più possibilità.

Il Lennon precedente e spigoloso era sempre ben presente ma in Imagine riuscì a far posto anche ad un sound più vicino a quello che i fan dei Beatles avevano amato nel decennio precedente - Gimme Some Truth e Jealous Guy risalgono a quel periodo - più arrangiato, meno disperato e, paradossalmente, forse anche un po' più 'maccartiano'.
Lennon tirava un colpo per poi ripararsi e cercare l'abbraccio un secondo dopo, un morbidezza assente in "Plastic Ono Band" che fece riconciliare il pubblico con la sua musica portando "Imagine" al primo posto.



John Lennon e la svolta di Imagine

Un inno ricoperto di zucchero

E proprio l'abbraccio collettivo della titletrack è ciò che è rimasto più di ogni cosa appiccicato all'immagine del Lennon solista, un riassunto di tutti i suoi valori condensato in tre minuti di perfezione pop.

Uno dei brani più memorabili nella storia del pop e del rock talmente potente ed evocativo da aver in qualche modo messo in ombra con quell'intro di pianoforte iconico il resto dell'album, pieno di gemme e di un lavoro notevole fatto anche da Harrison che suona la chitarra su metà delle tracce.

Della canzone simbolo del disco Lennon disse che si trattava di una canzone "antireligiosa, anticonvenzionale, anticapitalistica, antinazionalista ma accettata solo perché ricoperta di zucchero", a disprezzare il dover ammorbidire i suoi pensieri e il suo credo sociopolitico, per farli passare come un cavallo di troia tra le orecchie del pubblico.

Imagine fu ispirata da alcune poesie pubblicate da Yoko Ono all'interno del libro "Grapefruit" del 1964, specialmente una intitolata 'Cloud Piece' i cui versi dicono 'Imagine the clouds dripping, dig a hole in your garden to put them in'. A questo si aggiunse anche l'influenza di un libro di preghiere cristiane che gli era stato regalato dall'attore e attivista Dick Gregory.

E una preghiera per la collettività, senza denominazione religiosa, è esattamente ciò che rese Imagine una canzone universale e così speciale.

Dal punto di vista commerciale, il singolo fu pubblicato solo negli Stati Uniti arrivando poi nella classifica UK solo 4 anni dopo come parte di una compilation e in cima solo nel 1981, in seguito alla morte di Lennon.

Una delle canzoni più note e suonate di tutto il ventesimo secolo, Imagine  alla fine ha venduto quasi 2 milioni di copie solo nel Regno Unito ed è stata reinterpretata da oltre 200 artisti diventando la canzone simbolo, forse malgrado l'autore, del Lennon solista.