22 settembre 2020

John Lennon, Mark Chapman chiede perdono a Yoko Ono

L'assassino di John Lennon si scusa con Yoko Ono per il suo gesto deprecabile

Nel dicembre del 1980 Mark Chapman decise di consegnarsi alla storia in modo eclatante: uccidendo John Lennon davanti l'edificio in cui abitava a New York, il Dakota Building,  un crimine che ha privato il mondo del genio creativo dell'ex Beatles e per il quale lo scorso agosto gli è stata negata la libertà condizionata per l'ottava volta.

In occasione dell'ultima seduta in tribunale, rivela la Press Association, Chapman ha voluto chiedere scusa a Yoko Ono dopo quarant'anni condendo il tutto con una buona quantità di autocommiserazione che, francamente, si rivela oggi poco utile.


"Non ho scuse per questo crimine"

"Voglio solo dire di nuovo quanto mi dispiace per il mio crimine - ha detto Chapman - non ho scuse, è stato fatto solo per la mia gloria e penso che sia il crimine peggiore possibile, quello che coinvolge una persona innocente".

Il movente, infatti, era solo ed esclusivamente l'invidia provata dall'assassino per la fama di Lennon, la stessa fama che lui ha cercato di ottenere uccidendolo: "Era enormemente famoso e non l'ho ucciso per il suo personaggio o per la persona che era, era un padre di famiglia. Era un'icona. Era qualcuno che parlava di cose di cui ora possiamo discutere liberamente, ed è una cosa fantastica. L'ho ucciso solo perché era molto, molto, molto famoso ed l'unica vera ragione è che stavo davvero, davvero tanto cercando di ottenere la mia gloria, una cosa molto egoista".

"Voglio enfatizzare questo concetto - ha aggiunto l'assassino di Lennon - è stato un gesto molto egoista e sono dispiaciuto per tutto ciò che ho causato (a Yoko Ono) e ci penso in ogni istante".

"Merito la pena di morte"

In un momento di grande autocommiserazione Chapman dice di meritarsi tutto, inclusa la pena di morte, abolita più di dieci anni fa:"Quando consapevolmente programmi l'omicidio di qualcuno pur sapendo che è sbagliato e fai tutto da solo, si tratta di un caso di pena di morte. Qualcuno non è d'accordo ma ora tutti hanno una seconda chance. Io non mi merito niente, zero, se la legge decidesse di lasciarmi qui per il resto dei miei giorni non avrei lamentele in merito".

L'assassinio di Lennon

John Lennon venne ucciso la sera dell'8 dicembre 1980 davanti al Dakota Building, residenza dell'ex Beatles nel centro di New York. Lennon stava tornando dallo studio di registrazione quando venne raggiunto da quattro dei cinque proiettili sparati dalla calibro 38 di Chapman che, nascosto nell'ombra, aveva puntata al centro della schiena del cantautore britannico. Lennon fu portato al Roosvelt Hospital dove, dopo alcuni inutili tentativi di rianimazione, fu dichiarato morto.

 Sean e Paul

Intanto, in occasione degli 80 anni di John Lennon, il figlio minore Sean Ono Lennon ha intervistato Paul McCartney per uno speciale che andrà in onda sulla BBC in due puntate.

Nello speciale McCartney parla degli esordi in coppia con Lennon: "C'erano alcune canzoni che non erano molto buone ma con il tempo abbiamo inziato a scriverne di migliori e poi ci siamo goduti il processo di imparare e crescere insieme e da lì è partito tutto".

Parlando dell'incontro con Lennon, McCartey regala un ricordo un po' romantico e si dice fortunato di averlo incontrato: "Ora mi guardo indietro come fossi un fan, penso a quanto sia stato fortunato ad aver incontrato questo strano Teddy Boy sull'autobus, questo ragazzo che suonava musica proprio come me e ci siamo completati a vicenda!"

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