05 luglio 2023

Johnny Cash e l'ultimo, emozionante show

Il 5 luglio del 2003 Johnny Cash si esibiva per un'ultima volta, a due mesi dalla scomparsa di June Carter e due mesi prima della sua morte

Il 5 luglio del 2003 Johnny Cash saliva sul palco per un' ultima volta.

The Man In Black si esibì in un set della durata di circa 30 minuti alla Carter Family Fold di Hiltons, in Virginia in uno show davvero emozionale.

Nella fase finale della sua carriera, un Johnny Cash apparentemente finito, regalò al mondo le ultime perle - soprattutto grazie all'aiuto di Rick Rubin - e continuò ad esibirsi e registrare musica fino alla fine.

Morirà nel settembre del 2003, due mesi dopo il suo ultimo show dal vivo e a distanza di poche settimane dalle sue ultime registrazioni.

Gli ultimi mesi di Johnny Cash

Era il 2003 quando, nel giro di pochi mesi, l'incredibile vita di Johnny Cash cominciò a sgretolarsi, pezzo dopo pezzo, fino alla morte avvenuta il 12 settembre di quell'anno.

The man in black si trovava già da tempo a gestire numerosi problemi di salute, incluso il diabete che causerà complicazioni fatali nelle ore della sua morte, quando, il 15 maggio del 2003, morì la sua compagna di una vita, June Carter.

Nei primi anni 2000 il produttore Rick Rubin riuscì nell'impresa non da poco di dare una nuova vita artistica a Cash con la serie "American Recordings" e il successo di brani come la cover di 'Hurt' dei Nine Inch Nails, uscita nel marzo 2003.

Anche questa volta Rubin fu fondamentale per permettere a Johnny Cash di affrontare l'ennesima complicazione della sua vita.

Era stata la stessa June, prima di morire, a chiedere al marito di non smettere con la musica e, in pochi mesi, il cantautore registrò una sessantina di canzoni, fino ad una manciata di settimane prima di andarsene.

"Devi farmi lavorare perché, senza qualcosa da fare, morirei", dirà a Rubin.

In quel periodo, con una grande forza di volontà, Johnny Cash riuscì a trovare anche la forza di salire per un'ultima volta sul palco.

Johnny Cash e l'ultimo, emozionante show

Lo show finale di Johnny Cash e il ricordo di June Carter

Una serata - quella del 'familiare' Carter Family Fold - collocata nel tempo, e idealmente nella storia, in un punto specifico e simbolico: due mesi dopo la scomparsa di June Carter, due mesi prima la morte di Cash.

A causa delle sue condizioni di salute, la leggenda del country americana fu aiutata a spostarsi dalla sedia a rotelle ad una sedia collocata davanti al microfono dal quale, per un'ultima volta, darà il benvenuto ai presenti con il classico "Hello, I'm Johnny Cash".

Una mano arrivò da Janette Carter, fondatrice della venue e figlia di Sara e A.P.Carter, due terzi della Carter Family con cui Cash aveva suonato negli anni'60, diventando poi, di fatto, membro della famiglia sposando June.

Fu Janette ad aiutare l'arrivo sul palco di un Johnny Cash talmente fragile e debilitato da non essere in grado di camminare in autonomia e, allo stesso tempo, assolutamente contrario a mostrarsi al pubblico in sedia a rotelle.

Con lui una band composta da Bobby Starnes al basso e Jerry Hensley alla chitarra che attaccarono il set con il classico Folsom Prison Blues, per poi continuare con un altro capolavoro del repertorio di Cash: I Walk The Line.

Una performance sofferente e sentita che sembrava già un canto del cigno, fragile ma dignitoso e con alla mente la sempre amata June, ricordata con parole dolci e di amore incondizionato.

Prima di suonare quella che è una delle canzoni più note e amate del repertorio di Cash, frutto proprio del rapporto inizialmente clandestino con June Carter, autrice del brano, The Man In Black affidò ad un breve discorso il ricordo della moglie.

"Lo spirito di June Carter aleggia su di me questa sera, con l'amore che aveva per me e quello che io provavo per lei. Ci incontriamo da qualche parte, tra questo posto e il Paradiso. Immagino sia venuta dal Paradiso per una breve visita, per farmi visita questa sera, darmi coraggio e ispirazione, come ha sempre fatto", disse Johnny Cash prima di Ring Of Fire. "Non mi ha mai fatto mancare coraggio ed ispirazione e ringrazio Dio per June Carter. La amo con tutto il cuore".

La chiusura venne poi affidata ad altre due canzoni significative, 'Angel Band', una cover di Emmylou Harris che June aveva chiesto di suonare al suo funerale, e 'Understand Your Man'.

L'ultima, che Cash non suonava da 25 anni, sembrò a tutti una sorta di saluto, una richiesta di comprensione per il suo desiderio di essere libero e di andar via, questa volta per sempre.