13 gennaio 2021

Johnny Cash, il racconto del live At Folsom Prison

Oggi nel 1968 Johnny Cash si esibiva nel carcere di massima sicurezza di Folsom e registrava uno degli album live più famosi della storia: "Johnny Cash At Folsom Prison"

Era il 13 gennaio 1968 quando Johnny Cash, una delle figure più influenti del country, del folk e della musica americana in generale, salì sul palco della Folsom State Prison per esibirsi davanti ai circa 2000 detenuti del carcere californiano. Lo show fu registrato e si trasformò in uno degli album dal vivo più famosi della storia e uno dei dischi che definirono la carriera del 'man in black'.

Il background del concerto alla Folsom Prison

Il periodo non era dei migliori per Johny Cash che proprio in quegli anni stava lottando con la dipendenza da anfetamine e pillole di vario genere, un percorso che era iniziato un anno prima dopo un tentativo di suicidio e l'arresto in seguito ad un incidente in auto che lo aveva visto coinvolto. Il discorso dello sceriffo di LaFayette, Georgia, lo convinse a cercare di riprendersi in mano la sua vita e Cash iniziò un tentativo di riscoperta di se stesso e di rinascita che però, ora del 1968, era ancora lontano dall'essere giunto al termine.

Poco prima Cash aveva anche avuto problemi con la sua etichetta per il suo impegno nel supportare la causa dei nativi americani. Dopo il successo del 1964 con 'I Walk The Line', Cash registrò "Bitter Tears: Ballads Of The American Indian", una sorta di concept album country che - in netta contrapposizione con gli interessi di buona parte del suo pubblico - prendeva le parti dei nativi d'america raccontando le loro storie e la lotta contro l'invasione dei bianchi. L'etichetta discografica decise che i temi trattati erano troppo pericolosi per essere supportati e scelse di non fare promozione al disco, stessa posizione presa dalle radio che si rifiutarono di passare brani come 'The Ballad Of Ira Hayes'.

Per riprendersi la sua carriera e la sua sorte, Cash aveva bisogna di qualcosa di potente, di eclatante e lo show alla Folsom Prison era proprio lì, occasione pronta per essere sfruttata.


Il live a Folsom Prison

Non era certo la prima volta che il man in black si esibiva in un carcere, già verso la fine degli anni '50, infatti, Cash iniziò a suonare per i detenuti con uno show alla San Quentin State Prison del 1958 (dove tornò per registrare un altro famoso live album nel 1969) e otto anni dopo avrebbe varcato per la prima volta i cancelli della Folsom Prison, carcere di massima sicurezza dalle parti di Sacramento, California.

Nel 1968 Cash tornò nuovamente a Folsom per esibirsi in due concerti davanti ai detenuti del carcere, uno al mattino e uno al pomeriggio, con l'intenzione di registrare lo spettacolo nonostante lo scetticismo dell'etichetta discografica.

Nella prigione, come sempre, il clima era teso. La sala era piena  di guardie armate che controllavano dall'alto la situazione, pronte ad intervenire nel caso in cui qualcuno si fosse semplicemente alzato dalle sedie che erano state collocate nella mensa, proprio alle spalle del braccio della morte.

Greystone Chapel

Cash sentiva di dover fare uno show speciale, voleva che fosse tutto perfetto, pensato per  e dedicato a una platea così particolare, un pubblico che in qualche modo lo amava anche per la sua fama di 'outlaw', di fuorilegge, visione romantica e molto western ma poco attinente alla realtà. Sì, Cash era stato in carcere ma trattenuto solitamente per una notte o poco più e mai per reati gravi, nonostante i versi di una canzone scritta anni addietro che dal carcere prendeva il nome 'Folsom Prison Blues', passata alla storia come una delle più grandi hit di Cash, avessero tratto molti in inganno.

Quel giorno, però, era un altro il pezzo che Cash durante le numerose prove dei giorni prima aveva deciso di imparare e suonare proprio lì, proprio per quella gente, un suo omaggio ai criminali non in quanto tali ma in quanto ultimi per cui provare empatia: 'Greystone Chapel'.

Era stato il Reverendo Gressett a fargli ascoltare il nastro contenente 'Greystone Chapel', una canzone scritta proprio da un detenuto di Folsom, Glen Sherley, dentro per rapina a mano armata. Il brano era una ballata sulla 'chiamata di Dio' avvenuta all'interno della cappella del carcere e emozionò a tal punto Cash da spingerlo ad appuntarsi i versi e passare la notte a provarlo nella camera del suo motel per poter essere pronto a suonarlo il giorno seguente.



Johnny Cash, il racconto del live At Folsom Prison


Lo show

Nonostante le guardie, i fucili spianati, il clima pericoloso Johnny Cash era abbastanza tranquillo, era certo di essere nel posto giusto davanti al pubblico giusto al quale dedicò una scaletta ritagliata su misura. Completo nero d'ordinanza, camicia bianca, Cash salì sul palco attrezzato appositamente per lui e pronunciò con la sua voce inconfondibile un semplice saluto entrato nella storia: "Hello, I'm Johnny Cash", facendo impazzire tutti i detenuti che, seguendo la mitologia, sentivano il man in black come uno di loro.

 Se è vero che la risposta del pubblico ha la capacità di tirare fuori il meglio da un artista, i detenuti di Folsom non si fecero intimorire dal clima di stretta sorveglianza e reagirono in modo entusiasta alla musica con urla e applausi che accompagnarono tutto il concerto. Qualcuno tentò anche di disobbedire all'ordine di stare seduti provando ad alzarsi e Cash ne approfittò per stringere qualche mano nella prima fila, un passaggio di energia che per chi si trovava lì significava più che una semplice svolta alla routine giornaliera.

L'album At Folsom Prison

L'album "Johnny Cash At Folsom Prison" uscì il 6 maggio dello stesso anno. Si trattava del ventiseiesimo album per il cantautore dell'Arkansas che aveva bisogno di dare una svolta alla sua carriera entrata in una fase di stallo, così come la sua vita.

Contro tutti i pronostici, a partire da quelli dell'etichetta discografica, l'album fu un successo e raggiunse il primo posto nelle classifiche country americane ed entrò addirittura nella Top 15 nella classifica degli album più venduti , piazzando anche il singolo 'Folsom Prison Blues' nella Top 40.

Considerato uno degli album dal vivo migliori di tutti i tempi, "At Folsom Prison" permise a Johnny Cash di guadagnarsi di nuovo i suoi fan, di tornare prepotentemente in voga andando faccia a faccia con le star del pop e ampliare la sua fetta di pubblico che apprezzò l'onestà dell'uomo in preda alla lotta con i suoi demoni e la voglia di reagire ai tempi difficili.