La prima sentenza era arrivata senza ombra di dubbio, anche dagli stessi compagni di band nel post fatto sui loro social: la causa della morte di Keith Flint - quarantanovenne leader dei Prodigy scomparso lo scorso marzo - è da archiviarsi come suicidio.
A distanza di settimane, però, il medico legale che si è occupato del caso ha avanzato dei dubbi. L'ultimo parere del coroner Caroline Beasley Murray è che, tutto considerato, manchi l'evidenza decisiva per depennare il fatto come suicidio: "Ho considerato l'ipotesi di suicidio. Per poterla registrare avrei dovuto trovare che, tenuto conto delle probabilità, Mr. Flint avesse preso la decisione e agito deliberatamente sapendo che le sue azioni avrebbero causato la sua morte. Considerate tutte le circostanze trovo non ci siano prove evidenti a sufficienza".
Nel corpo di Flint sono state trovate tracce di cocaina, alcol e codeina ma il coroner si è chiesto se Flint non si stesse solo divertendo quando qualcosa è andato per il verso sbagliato e quindi, stando al calcolo delle probabilità, ha deciso di lasciare aperto il verdetto.