20 dicembre 2022

L'addetto stampa dei Foo Fighters parla della morte di Taylor Hawkins

Steve Martin, addetto stampa dei Foo Fighters, ha parlato delle difficoltà di gestire una cosa delicata come la morte di Taylor Hawkins

L'addetto stampa dei Foo Fighters, Steve Martin della società Nasty Little Man, ha parlato in un'intervista della difficoltà nel gestire la comunicazione intorno la morte di Taylor Hawkins.

Hawkins, batterista dei Foo Fighters, è scomparso tragicamente nel marzo del 2022 a soli 50 anni nella sua camera di albergo di Bogotà, Colombia, prima dell'esibizione della band ad un festival locale.

Un problema, quello di gestire la morte di un cliente, al quale Martin non è certo nuovo ma che, nel caso di Taylor Hawkins, lo ha messo davanti ad una serie di problematiche.

Una procedura delicata

Chi lavora nella comunicazione sa che, da un momento all'altro, può presentarsi la necessità di gestire delle situazioni abbastanza complicate: scandali, più o meno gravi nel migliore dei casi, serie questioni legali o decessi nella peggiore.

Quando poi i tuoi clienti sono star di livello internazionale, gestire le operazioni può diventare una cosa molto delicata e ne sa qualcosa l'addetto stampa dei Foo Fighters Steve Martin.

Martin ha fondato nel 1992 a New York la sua società di pubbliche relazioni Nasty Little Man e, nel corso degli anni, si è trovato a curare gli interessi di artisti come Nirvana, Metallica, Radiohead, Beastie Boys e David Bowie.

Prima di trovarsi faccia a faccia con la morte del batterista dei Foo Fighters, Martin ha dovuto gestire la scomparsa di Adam Yauch dei Beastie Boys nel 2012 e quella di David Bowie nel 2016.

In entrambi i casi, però, la situazione si è rivelata diversa rispetto a quella affrontata alla morte di Taylor Hawkins, come rivelato da Martin a Variety.

Il principale motivo delle difficoltà, oltre al rapporto che si era venuto a creare con Hawkins, è stato dettato dalla mole di notizie che hanno circondato la morte nelle ore immediatamente successive alla scomparsa. Molti annunci sulla tragedia vennero fatti immediatamente dai media colombiani che facevano riferimento a fonti locali e non ufficiali. A questi si aggiunse un articolo dell'edizione USA di Rolling Stone che, citando musicisti amici di Hawkins, cominciò a gettare ombre sul camp Foo Fighters accusato di aver ignorato le richieste di aiuto del batterista.

"Per gestire queste cose, per prima cosa, bisogna tenere il giusto tono quando scrivi una nota ufficiale. E non so come riesco farlo, perché sono cose che fai sempre in uno stato di shock. Con Taylor la cosa è stata più delicata perché c'erano un sacco di dettagli che venivano fuori dai media colombiani. C'erano un sacco di chiacchiere di seconda mano venute fuori da un altro magazine, con persone che riportavano cose che Taylor avrebbe anche potuto dire ma che avrebbero dovuto essere lasciate alle confidenze tra amici. Riuscire a gestire quella situazione in modo di causare meno dolore possibile è stata davvero una procedura molto delicata".


L'addetto stampa dei Foo Fighters parla della morte di Taylor Hawkins

Una persona solare

Taylor Hawkins, ormai è cosa nota, non era solo un grande batterista ma anche una persona solare e amichevole, uno in grado di illuminare ogni stanza in cui metteva piede.

Una regola che non ha lasciato indifferente nemmeno Martin, pur avendo sempre cercato di mantenere una distanza professionale con i suoi clienti nei 30 anni di Nasty Little Man.

Proprio il rapporto che si era venuto a creare con il batterista dei Foo Fighters è stato un ulteriore elemento di difficoltà nella gestione della situazione.

"E' stato davvero difficile per me. Io sono molto pragmatico quando si tratta di chiamare amici i propri clienti, ma Taylor lo era davvero", ha spiegato Martin. Se la band non lavorava per quattro o cinque settimane e non c'era alcun contatto tra di noi, mi chiamava solo per sapere come stessi. Dopo la sua morte ho scoperto che era una cosa che faceva spesso con molte persone che reputava degli amici. Aveva tanta energia e positività da condividere. Non era obbligato a farlo: suonava la batteria a tempo pieno in una delle più grandi rock band del mondo, aveva i suoi side project, dei lavori in studio e stava crescendo tre bambini. Nonostante questo, ha sempre trovato il tempo per rallegrare le giornate di così tante persone con telefonate mattutine su una b-side degli U2 o cose del genere".