La storia dei Pink Floyd in mostra a Londra
"Their Mortal Remains" apre i battenti domani al Victoria & Albert Museum
C'è il gigantesco maiale gonfiabile di "Animals", e una monumentale scultura usata per il palco di "The Wall". C'è la palla rotante a specchio usata in mille concerti, e una olografia del prisma "impossibile" di "Dark Side of the Moon". E inquietanti, struggenti quadri astratti dipinti da Syd Barrett. Più di trecento oggetti compongono la sontuosa mostra "Their Mortal Remains" allestita al Victoria & Albert Museum di Londra per celebrare i cinquant'anni di storia dei Pink Floyd a partire dalla pubblicazione, nel 1967, del loro album di debutto "The Piper at the Gates of Dawn". L'esibizione apre al pubblico domani e resterà aperta nella capitale britannica fino al primo ottobre. Originariamente avrebbe dovuto avere luogo a Milano, nella Fabbrica del Vapore, a settembre dello scorso anno, anche per omaggiare lo speciale rapporto che ha la band con il nostro Paese, a partire dai memorabili concerti di Venezia e Pompei: ma una serie di incagli organizzativi hanno poi costretto gli ideatori a dirottare su Londra. "This Mortal Remains" è stata pensata e realizzata da Aubrey Powell, cofondatore con lo scomparso Storm Thorgerson e Peter Christopherson dello studio Hypgnosis (responsabile delle mitiche copertine di molti album dei Pink Floyd) con la consulenza di Nick Mason. Elementi scenici, foto inedite, poster, e naturalmente musica compongono un percorso museale che va ben oltre l'elemento puramente rock per diventare una suggestiva concretizzazione di arte contemporanea.
Intanto, proprio oggi, 12 maggio, ricorre anche il cinquantesimo anniversario del primo concerto "surround", in una pionieristica ma efficace quadrifonia, che vide i Pink Floyd protagonisti alla Queen Elizabeth Hall nel quadro della rassegna "Games for May". Per l'occasione Syd Barrett compose un brano cardine come "See Emily Play". Quanto all'attualità, monta l'attesa per l'uscita, il 2 giugno, del nuovo album solista di Roger Waters, "Is This the Life We Really Want?", a 25 anni di distanza dal precedente "Amused to Death".