14 luglio 2022

La tecnologia nel futuro dei Rolling Stones

Mick Jagger si dice interessato all'utilizzo della tecnologia per garantire un futuro alla band, come già fatto dagli ABBA con i loro ologrammi

In questi giorni i Rolling Stones hanno festeggiato i 60 anni di attività. Un traguardo che sembra ancora lontano dal mettere la parola fine alla carriera della leggendaria rock band britannica.

A sentire parlare Mick Jagger, anzi, un aiuto per continuare potrebbe arrivare addirittura dalla tecnologia.

Intervistato per parlare dell'anniversario, il frontman degli Stones si è detto aperto all'utilizzo della tecnologia per dare un nuovo futuro alla carriera degli Stones, come già fatto dagli ABBA che hanno realizzato un tour mandando sul palco i loro ologrammi.


La tecnologia nel futuro degli Stones ?

Gli oltre 50.000 spettatori che poche settimane fa si sono riversati allo stadio di San Siro a Milano per l'unica data italiana dello Stones Sixty, il tour in cui i Rolling Stones hanno celebrato 60 anni di carriera, hanno ancora negli occhi le corse di Mick Jagger.

Il frontman della leggendaria rock band britannica, 79 anni fra pochi giorni e reduce dal COVID, ha regalato uno show di una vitalità che avrebbe fatto impallidire un ragazzino.

Ma dove può arrivare ancora una band apparentemente eterna come gli Stones. Con tutti i problemi del caso - vedi la tragica scomparsa del batterista Charlie Watts nel 2021 - Jagger, Richards e Wood hanno portato avanti con successo la loro gigantesca macchina di musica e soldi e non sembrano intenzionati a fermarsi.

Intervistato per i 60 anni di carriera da Matt Wilkinson di Apple Music, Jagger si è detto incuriosito da come la tecnologia possa influire sulla longevità di una band.

Il frontman degli Stones ha commentato la decisione degli ABBA di salire virtualmente sul palco per un tour fatto da ologrammi dicendo: "Non ho una risposta secca su come assicurare il futuro della band, onestamente non ci ho mai pensato. Ma cose come quella fatta dagli ABBA ti danno la percezione dello sviluppo tecnologico, anche se non ho ancora avuto modo di vederlo di persona a causa della sciopero dei treni che ha paralizzato la città".

E sulla tecnologia ha aggiunto: "Ovviamente la tecnologia ha delle risposte e chissà cosa riserverà per il nostro futuro? Siamo già in un mondo pieno di intelligenza artificiale e dal punto di vista musicale puoi fare un sacco di cose musicali in modo computerizzato senza troppi problemi".


La tecnologia nel futuro dei Rolling Stones

L'invidia per i Beatles

Per i 60 anni dei Rolling Stones la BBC ha realizzato anche una serie di documentari intitolata My Life As A Rolling Stone.

Ogni episodio è dedicato ad uno dei membri attuali degli Stones e a Charlie Watts, storico batterista scomparso nell'estate del 2021, ed è stato realizzato utilizzando video inediti, materiali d'archivio ed interviste esclusive.

In uno degli episodi, Jagger e Richards hanno parlato anche della loro gelosia nei confronti dei Beatles quando, agli inizi, videro i quattro di Liverpool realizzare il loro sogno.

"Suonavamo nei club di Londra e i Beatles sono venuti fuori dal nulla con una hit, Love Me Do, e ci siamo detti 'Oh, che gran disco!'", ha spiegato il chitarrista degli Stones.

"I Beatles hanno cambiato tutto. Sono esplosi all'improvviso e abbiamo pensato fosse fantastico ma noi eravamo una band blues", ha aggiunto Jagger.

Il successo dei Beatles avvenne proprio mentre gli Stones cercavano ancora di trovare una loro strada, qualcosa che faceva impazzire Richards di gelosia: "Eravamo invidiosi. Il nostro lavoro era di essere la migliore band rythm'n'blues di Londra e ci eravamo riusciti ma non sapevamo come andare oltre. Loro facevano ciò che volevamo fare noi, potevano fare dei dischi. Quello era per tutti il Sacro Grall, la possibilità di entrare in studio. Era come una miniera d'oro, e in effetti in un certo senso era così. Era come invadere Fort Knox ma per registrare un disco".

Proprio il chitarrista era quello più ossessionato dai Beatles, come dichiarato dallo stesso Jagger nel documentario:"Keith ascoltava le canzoni dei Beatles tutto il tempo, mi faceva andare fuori di testa. Non voleva ascoltare altro perché voleva scrivere della canzoni pop. Eravamo senza dubbio un band blues ma sapevamo di dover diventare una pop band".