21 ottobre 2024

Led Zeppelin II: quattro ingredienti di un capolavoro rock

Led Zeppelin II è un capolavoro di creatività rock che combina energia live, l'evoluzione di Page, la pressione del successo e il tocco magico di Eddie Kramer

Sarebbe bello riuscire a sintetizzare un capolavoro come LED ZEPPELIN II (1969) con la semplicità di una ricetta, elencando gli ingredienti magici che lo rendono un'opera d'arte. Ma la verità è che è impossibile. La magia di un disco come questo risiede proprio in quell'elemento indefinibile, fatto di genio, casualità, estro e imprevisti che vanno ben oltre la somma delle parti. Tuttavia, ci sono alcuni fatti concreti, contingenze e scelte artistiche e musicali che costituiscono l’ossatura di questo album leggendario.

 

Celebriamo il 55º anniversario dell'uscita di LED ZEPPELIN II, pubblicato il 2 ottobre 1969, con una retrospettiva che ripercorre quelle che, secondo noi, sono le quattro circostanze perfette che hanno reso immortale questo album. La prima è la frenesia e la vivacità di un disco registrato nel pieno dell'attività live, catturando l'energia grezza dei concerti. La seconda è l'evoluzione artistica e sonora di Jimmy Page; Page sboccia sia come chitarrista sia nel ruolo di produttore, dando vita a un album interamente trainato da una chitarra che ha un suono e un’attitudine nuovi, rivoluzionari. Il terzo fattore è la pressione dell’etichetta discografica Atlantic, che spinse la band a produrre velocemente nuovo materiale, trasformando l'urgenza in un'energia creativa inarrestabile. Infine, il quarto elemento è l'apporto straordinario di Eddie Kramer, tecnico del suono superlativo e già noto per il suo lavoro con Jimi Hendrix, che con questo disco consolidò la sua reputazione di leggenda del rock.

Led Zeppelin II: quattro ingredienti di un capolavoro rock

L’energia live catturata in studio

La creazione di LED ZEPPELIN II fu profondamente influenzata dalle esperienze totalmente immersive, che vedevano la band rapita in tour intensi e sfiancanti, specialmente quello negli Stati Uniti nel 1969. Questa incessante serie di concerti permise ai Led Zeppelin sia di affinare il proprio suono, sia di scrivere e sviluppare materiale diverso. Nuovi suoni, idee e soluzioni nascevano dalle improvvisazioni sul palco: quelle durante i concerti ma anche le jam che si accendevano durante i soundcheck e persino le sessioni improvvisate in hotel durante tormentate notti di rock tra trasgressione, noia e psichedelia. La band era consapevole di trovarsi in un momento di grazia artistica e creativa e avvertiva l’urgenza di catturare l’energia esplosiva dei loro concerti e di queste jam. Questa percezione, la voglia di non perdere nulla di quella fase estrosa, spinge la band a un processo di registrazione che però, era necessariamente frammentario, tra una tappa e l’altra dei tour, in vari studi sparsi tra Regno Unito e Stati Uniti. Un fattore che produrrà un sound variopinto, irripetibile. E questa energia del live viene fermata in studio non solo attraverso l’intensità delle esecuzioni, ma anche grazie a l’interplay tra i membri della band, che rimane intatto durante le registrazioni. Sebbene l’apporto alla produzione di Jimmy Page resterà determinante e protagonista, ogni componente dei Led Zeppelin contribuisce in maniera decisiva, creando un dinamismo musicale che permette ai singoli talenti di svettare. È persino superfluo soffermarsi sul valore e l’apporto assoluto della voce di Robert Plant, che aggiunge una nota eterea ai brani, colorando di misticismo e sensualità blues il rock più duro mai suonato fino a quel momento; è piuttosto quello che fa John Bonham alla batteria che scolpisce il sound dei Led Zeppelin: Bonham unisce alla forza trainante, fatta di potenza sonora e innovazione tecnica, un suo approccio al groove, caratterizzato da un timing “seduto e trascinato”. Introduceva una nuova tempra di carattere al rock, definendo quel “tirare indietro” sul tempo che sarebbe diventato un paradigma stilistico fortunato. Anche il lavoro al basso di John Paul Jones è più prominente rispetto al primo album; Jones non si limitava a fornire una base ritmica nell'intreccio solido tra ritmo, armonia e melodia; grazie agli arrangiamenti perfetti tra chitarra e chitarra, il bassista trovava spazio per fiorire in linee e soluzioni ricche e accattivanti. Questa sinergia tra i membri della band favorì arrangiamenti intricati, addirittura opulenti, espressi in performance selvagge e ispirate che hanno fatto di LED ZEPPELIN II un disco vibrante e dinamico, una delle espressioni più vivide ed entusiasmanti del rock.

 

L’evoluzione sonora di Jimmy Page

Un altro aspetto fondamentale dell'album è l'approccio di Jimmy Page alla chitarra e al sound complessivo. Page si emancipa da ruolo di guitar hero e si spinge oltre. Diventa un santone, un mago del suono che cerca, sperimenta, osa: Jimmy Page con la sua chitarra vuole creare un suono che evochi la “sinestesia,” ovvero la capacità di produrre immagini attraverso la musica. Anche per questo, in nome di una coraggiosa ricerca sonora, durante le registrazioni di LED ZEPPELIN II, cambia chitarra elettrica e dalla Fender Telecaster passa alla Gibson Les Paul, uno strumento dal suono radicalmente diverso: più rotondo, corposo e propenso alla distorsione. Questa scelta si rivelò cruciale per definire il carattere aggressivo e potente dell'album, contribuendo all'evoluzione verso un sound più heavy e controllato. Che LED ZEPPELIN II sia l’espressione dell’eroismo chitarristico di Jimmy Page è dimostrato dal fatto che questo disco si fa adorare soprattutto per riff di chitarra devastanti, cifra stilistica di Page non solo come chitarrista ma anche songwriter e arrangiatore. Brani come "Whole Lotta Love", "Heartbreaker" e "Ramble On" sfoggiano riff leggendari, diventati, assieme, una caratteristica distintiva del sound della band e elementi iconici della storia della music. Tanto che questo focus sui riff segnò addirittura un cambiamento significativo nella musica rock; dopo LED ZEPPELIN II il riff di chitarra da parte della struttura della canzone rock ne diventava un elemento centrale, strutturale. L'album rappresentò anche un momento di svolta nell'approccio di Jimmy Page alla produzione. Se con il primo disco Page aveva fatto leva soprattutto sulla sua esperienza da session man che mette le sue competenze al servizio della produzione, in LED ZEPPELIN II vuole di più. Ora è un chitarrista rock che vuole produrre la sua band ed è determinato a spingersi oltre i limiti della perfezione formale e del know-how tecnico; cerca una potenza e una ferocia inedite che portano l'album a un livello superiore. Non a caso, Stephen Davis, nel suo libro "Hammer of the Gods", descrive LED ZEPPELIN II come il punto di partenza dell'era dell'heavy metal. 

 

 L’urgenza che alimentò la creatività

Un altro fattore cruciale nella creazione di LED ZEPPELIN II fu la forte pressione esercitata dall'industria discografica sulla band. Dopo il successo travolgente del loro album di debutto, la Atlantic Records non voleva perdere tempo e tormenta i Led Zeppelin perché realizzino velocemente un secondo disco. Questa urgenza portò il gruppo a scrivere e registrare nuovo materiale in maniera fulminea, senza però sacrificare la qualità artistica che li contraddistingueva. Alla fine di maggio del 1969 (con il primo album alla decima posizione in classifica) i Led Zeppelin conclusero il loro secondo tour negli Stati Uniti con due serate sold out al Fillmore East di New York. Dopo il secondo show, la Atlantic organizzò una festa per loro all’hotel Plaza, dove ricevettero il disco d’oro per l’omonimo lavoro di debutto Led Zeppelin. Fu proprio in quell’occasione che Jimmy Page venne informato della premura dell’etichetta, che desiderava avere un nuovo album sugli scaffali dei negozi di dischi entro la fine dell’anno. La vera forza della band emerse durante questo periodo cruciale. La dinamica collaborativa tra Page, Robert Plant, John Bonham e John Paul Jones si rivelò essenziale per affrontare queste pressioni della Atlantic. La riuscita delle registrazioni di LED ZEPPELIN II dimostrava che i Led Zeppelin non erano semplicemente quattro musicisti straordinari coinvolti in un progetto di successo, ma una band coesa, determinata a restare unita in un momento di stress; anzi, si rivelarono capaci di usare a proprio favore quelle pressioni: la loro chimica e creatività collettiva fioriva in un album che catturava le loro esperienze on the road e le trasformava in un suono, energia e impatto che avrebbe influenzato la scena internazionale e cambiato il rock.

 

 Un tocco magico dietro la console

Il quarto elemento, decisivo nel successo di LED ZEPPELIN II, è la figura di Eddie Kramer, straordinario tecnico del suono rock. Dopo aver lavorato con Jimi Hendrix su ELECTRIC LADYLAND l’anno precedente, Kramer ricevette una chiamata dall'ufficio dei Led Zeppelin a New York: “I ragazzi sono in città e vogliono sapere se sei disponibile per aiutarli a mettere insieme questo disco”. Nonostante la frenesia del tour e la pressione dei tempi, Kramer riuscì a ritagliarsi del tempo in studio, approfittando di ogni spazio, location possibile, arrivando persino a registrare alcuni degli assoli di chitarra di Jimmy Page in posti improbabili come corridoi. Le sessioni furono caotiche, con registrazioni realizzate in diverse località, tra Londra, Los Angeles e New York. Kramer e Page lavorarono su nastri raccolti in varie tappe del tour, e una volta assemblate le tracce, riuscirono a completare e mixare tutto in soli due giorni agli A&R Studios di New York, utilizzando apparecchiature piuttosto rudimentali. Nonostante questo, Kramer riuscì a catturare un suono unico, bilanciando leggerezza e pesantezza, e sperimentando con effetti come il panning (distribuzione del suono degli strumenti nel panorama stereofonico del mixdi ascolto) e, soprattutto, il riverbero. La loro collaborazione creativa permise di includere piccoli dettagli spontanei, come il colpo di tosse all’inizio di "Whole Lotta Love", che aggiunse un tocco di autenticità grezza al brano e di riuscire a trasformare le registrazioni più scadenti raccolte in quelle sessioni caotiche, in elementi che davano colore autenticità alle registrazioni più riuscite e pulite. Un lavoro di ottimizzazione e armonizzazione magistrale del materiale disponibile. "Led Zeppelin II era un disco straordinario e così diverso dal primo album," ha affermato Kramer in diverse interviste. "Nel processo di mixaggio, tutto è avvenuto in modo organico. Istintivamente abbiamo cercato qualcosa di diverso, e Jimmy ha fatto cose davvero interessanti con il suono.

 

LED ZEPPELIN II catapultò il gruppo in cima alle classifiche, segnando un trionfo straordinario. Con ordini anticipati di mezzo milione di copie negli Stati Uniti, divenne l'album più venduto in America quell'anno, spodestando ABBEY ROAD dei Beatles dalla prima posizione e impedendo a LET IT BLEED dei Rolling Stones di raggiungere il vertice. Il disco rimase in classifica per ben 138 settimane, raggiungendo il numero uno nel febbraio del 1970, consolidando così il suo posto nella storia del rock e segnando un’epoca.