23 agosto 2023

Lou Reed e l'improvviso addio ai Velvet Underground

Il 28 agosto 1970 Lou Reed abbandonò improvvisamente la residency dei Velvet Underground al Max's Kansas City, dando addio per sempre alla band

Quando si parla di Velvet Underground non si fa errore quando li si definisce una delle band più influenti di tutti i tempi. Forse un po'oziosa e molto nota ma sicuramente efficace la citazione di Brian Eno che sottolineò l'incredibile impatto di Velvet Underground & Nico dicendo:"Il primo album dei Velvet Underground ha venduto solo 10.000 copie, ma tutti quelli che lo hanno comprato hanno poi formato una band".

Se spesso si pone l'attenzione sulla glaciale voce di Nico o l'iconica copertina della banana firmata da Andy Warhol, che della band diventò il manager, il vero motore creativo dei Velvet Underground era senza dubbio Lou Reed.

Figura enigmatica, perno della scena newyorkese e tra le più grandi icone nella storia del rock alternativo, Reed lasciò improvvisamente i Velvet Underground la notte del 23 agosto 1970.

I Velvet Underground al Max's Kansas City

L'anno precedente la band aveva pubblicato il terzo album "The Velvet Underground" e pochi mesi dopo, nel novembre del 1970, avrebbe pubblicato il successivo "Loaded".

Nel frattempo, i Velvet Underground si focalizzarono principalmente sull'attività dal vivo e, nello specifico, su una impressionante residency al Max's Kansas City, uno dei centri nevralgici di tutta la comunità artistica della Grande Mela.

La celebre venue di New York cominciò ad ospitare le serate dei Velvet Underground a partire dal 24 giugno per ben nove settimane in cui la band suonò per due spettacoli al giorno.

Tra i tanti personaggi che gravitavano intorno al club, da Burroughs a Bowie e Lichetenstein, c'era anche una folta rappresentanza della Factory di Warhol. Una delle figure più vicine al padrino della pop art era Brigid Berlin, meglio nota come Brigid Polk che, oltre ad apparire in diverse pellicole opera di Warhol, si distinse per la sua mania di documentare, attraverso audio e immagini, tutto ciò che viveva e vedeva.

Le serate al Max's Kansas City non facevano distinzione e fu proprio lei a registrare gli show dei Velvet Underground su un registratore portatile, incluso quello del 23 agosto 1970. Quando il discografico della Atlantic Danny Fields ascoltò i nastri, propose ai suoi superiori di pubblicarli ufficialmente e, due anni dopo, "Live At Max's Kansas City" entrò a far parte ufficialmente della discografia dei Velvet Underground. Un live speciale perché, vista la tecnica di registrazione utilizzata dalla Polk, nei momenti di silenzio si può sentire nitidamente la folla, le parole del pubblico e addirittura il rumore del nastro.


Lou Reed e l'improvviso addio ai Velvet Underground

L'addio improvviso di Lou Reed

I live al Max's Kansas City furono speciali per i Velvet Underground, in primis perché alla batteria non c'era Moe Tucker, in quei mesi incinta del primogenito Kerry. Al suo posto Billy Yule, fratello sedicenne del bassista Doug.

Lo diventarono ancora di più dopo l'addio improvviso di Lou Reed.

L'ultimo show era previsto per il 28 agosto ma cinque giorni prima, di punto in bianco, Reed decise di abbandonare la nave.

Gli ultimi anni avevano portato dei cambiamenti nel mondo dei Velvet Underground. Nico non c'era più, così come John Cale, Warhol era stato licenziato e, al suo posto, era arrivato Steve Sesnick che ebbe un impatto sulla band e Reed in particolare.

Il nuovo manager cercò di indirizzare il sound artistico dei Velvet verso sonorità più accessibili e, a detta di Lou Reed, tentò di mettergli il bastone tra le ruote durante le registrazioni di "Loaded" per favorire Doug Yule, entrato in formazione dopo l'addio di Cale.

Esausto della situazione e, forse, anche della vita con la band, Lou Reed, semplicemente, abbandonò il locale e chiamò i suoi genitori per farsi venire a prendere, come farebbe un ragazzo qualsiasi. Con i Velvet Underground pronti a pubblicare "Loaded" nel passato, Reed venne portato a Long Island, nella casa della sua infanzia al 35 di Oakfield Avenue, Freeport. Una vera e propria 'disintossicazione' dalla vita rock'n'roll che nei mesi seguenti portò l'ex voce dei Velvet Underground a ricercare una vita normale e, addirittura, a lavorare nello studio di commercialisti del padre.

Lontano dalle strade sporche e marce di Manhattan, nella più sicura, luminosa e confortante periferia, Reed condusse la sua vita suburbana accompagnando l'ordinarietà quotidiana alla scrittura di poesie e di materiale che, poco per volta, porterà alla sua seconda vita da solista.

Quasi un buco nero nella carriera artistica di Reed che, allo stesso tempo, sembrò necessario per ritrovare una fiamma perduta che fu accesa anche dall'interessamento dell'etichetta di Bowie, la RCA, che lo convinse a firmare  nel 1971 un contratto per quello che sarebbe diventato il suo primo lavoro solista e l'inizio di un nuovo capitolo.