Quando si parla di Velvet Underground non si fa errore quando li si definisce una delle band più influenti di tutti i tempi. Forse un po'oziosa e molto nota ma sicuramente efficace la citazione di Brian Eno che sottolineò l'incredibile impatto di Velvet Underground & Nico dicendo:"Il primo album dei Velvet Underground ha venduto solo 10.000 copie, ma tutti quelli che lo hanno comprato hanno poi formato una band".
Se spesso si pone l'attenzione sulla glaciale voce di Nico o l'iconica copertina della banana firmata da Andy Warhol, che della band diventò il manager, il vero motore creativo dei Velvet Underground era senza dubbio Lou Reed.
Figura enigmatica, perno della scena newyorkese e tra le più grandi icone nella storia del rock alternativo, Reed lasciò improvvisamente i Velvet Underground la notte del 23 agosto 1970.
I Velvet Underground al Max's Kansas City
L'anno precedente la band aveva pubblicato il terzo album "The Velvet Underground" e pochi mesi dopo, nel novembre del 1970, avrebbe pubblicato il successivo "Loaded".
Nel frattempo, i Velvet Underground si focalizzarono principalmente sull'attività dal vivo e, nello specifico, su una impressionante residency al Max's Kansas City, uno dei centri nevralgici di tutta la comunità artistica della Grande Mela.
La celebre venue di New York cominciò ad ospitare le serate dei Velvet Underground a partire dal 24 giugno per ben nove settimane in cui la band suonò per due spettacoli al giorno.
Tra i tanti personaggi che gravitavano intorno al club, da Burroughs a Bowie e Lichetenstein, c'era anche una folta rappresentanza della Factory di Warhol. Una delle figure più vicine al padrino della pop art era Brigid Berlin, meglio nota come Brigid Polk che, oltre ad apparire in diverse pellicole opera di Warhol, si distinse per la sua mania di documentare, attraverso audio e immagini, tutto ciò che viveva e vedeva.
Le serate al Max's Kansas City non facevano distinzione e fu proprio lei a registrare gli show dei Velvet Underground su un registratore portatile, incluso quello del 23 agosto 1970. Quando il discografico della Atlantic Danny Fields ascoltò i nastri, propose ai suoi superiori di pubblicarli ufficialmente e, due anni dopo, "Live At Max's Kansas City" entrò a far parte ufficialmente della discografia dei Velvet Underground. Un live speciale perché, vista la tecnica di registrazione utilizzata dalla Polk, nei momenti di silenzio si può sentire nitidamente la folla, le parole del pubblico e addirittura il rumore del nastro.