16 novembre 2021

Marilyn Manson, Rolling Stone pubblica un'inchiesta sugli abusi durata 9 mesi

Per 9 mesi la redazione USA della rivista Rolling Stone ha raccolto documenti e testimonianze per realizzare una lunga inchiesta su Manson e il ritratto non è dei migliori

La redazione USA di Rolling Stone ha realizzato una grande inchiesta su Marilyn Manson in seguito alle accuse di abusi sessuali lanciate dall'attrice Evan Rachel Wood a inizio anno. Un'inchiesta durata 9 mesi in cui la nota rivista ha collezionato documenti legali, carte, interviste e dichiarazioni di oltre 50 persone vicine alla rockstar. Un quadro, quello realizzato dai giornalisti Kory Grow e Jason Newman che non è per niente rincuorante per i fan di Manson e che dipinge un ritratto che sembra andare nella direzione indicata dalla Wood e dalle numerose accusatrici che si sono unite a lei.

L'inchiesta e gli abusi

La vicenda è ormai nota e ampiamente documentata, a inizio anno l'attrice Evan Rachel Wood, ex fidanzata di Marilyn Manson, ha accusato la rockstar di ripetuti abusi sessuali, aggressioni, manipolazioni mentali e altri reati di simile natura. Da lì sempre più donne si sono fatte avanti dicendo di aver trovato, grazie alla Wood, il coraggio di parlare delle loro esperienze, tutte simili, tutte abusive, tutte violente e spesso non per deboli di stomaco con Manson.

Manson, che subito è stato abbandonato dalla sua etichetta e dal suo storico manager, si è ritirato in casa per mesi rigettando ogni accusa attraverso i suoi legali che parlano di un'attacco pianificato' per rovinare la reputazione dell'artista e assaltare il suo portafogli.

Le prime vere apparizioni pubbliche di Manson risalgono alla scorsa estate al fianco di Kanye West con cui è stato avvistato anche poche settimane fa. Lo stesso West ha difeso Manson scagliandosi contro la cancel culture e il movimento Me Too parlando di Manson, di fatto, come di una vittima.

Per quanto bisognerà aspettare che eventualmente la giustizia faccia il suo corso, il profilo disegnato dall'inchiesta di Rolling Stone segue tutta un'altra direzione tracciando un ritratto di Manson corrispondente a quella delle accuse.

Stando all'inchiesta fatta dalla rivista, il modus operandi di Manson era uno schema ripetuto che cominciava con quello che viene definito 'love bombing', ovvero una fase iniziale in cui riusciva ad ottenere la fiducia delle persone inondandole di attenzioni, regali e cortesie.

Un modo per attirare le prede e poi prenderne possesso, come detto alla rivista dalla modella Sarah McNeilly:"Mi ha subito chiesto di cercare un vestito da sposa, mi ha detto che mi amava e che voleva un figlio. Era la prima volta che mi trovavo a vivere una relazione del genere, perché era tutto finto".

Tutte le cose descritte nelle accuse delle donne che nei mesi scorsi hanno formalmente esposto denuncia nei suoi confronti sembrano trovare riscontro in tutte le testimonianze dell'inchiesta, dalla capacità di manipolatore alle inquietanti caratteristiche della villa della rockstar.

In molti hanno confermato quella che veniva chiamata la 'bad girls room', una cabina di vetro insonorizzata in cui Manson avrebbe rinchiuso tutte le sue donne per ore in modo da torturarle psicologicamente.

Marilyn Manson, Rolling Stone pubblica un'inchiesta sugli abusi durata 9 mesi

Come il leader di una setta

E proprio gli abusi psicologici, al di là di quelli fisici, sembrano essere la caratteristica principale del Manson emerso dall'inchiesta. Un Manson che era Manson 24h avendo unificato completamente la persona Brian Warner con il personaggio Marilyn Manson e che, anzi, avrebbe di fatto dichiarato sempre tutti i suoi comportamenti discutibili ma facendoli passare come boutade della maschera che si era ritagliato.

L'abilità manipolativa di Manson viene paragonata a quella di un leader di una setta, proprio come il Charles Manson da cui prende il nome. Una capacità che prendeva la forza dal fare leva sui punti deboli di tutte le persone che lo circondavano, mettendole tutti gli uni contro gli altri, creando un clima di costante sospetto e paura che annullava le persone e le rendeva facili da comandare.

Una forza che si rispecchierebbe anche nella reazione sia delle varie accusatrici, terrorizzate dalle possibili ripercussioni, che di altre persone che non si sono mai esposte e che - riporta Rolling Stone - non si sono nemmeno prestate a dare la propria testimonianza proprio per questo motivo.

L'articolo si chiude, infatti, sottolineando che proprio la paura di Manson ha spinto diverse persone nell'orbita della rockstar a non esporsi e non collaborare con i giornalisti. 

Un caso, quello di Manson, che sembra ancora lontano dal chiudersi ma che a distanza di quasi un anno dall'esplosione continua a far parlare, in attesa che ci siano degli eventuali risvolti legali.