19 aprile 2024

Mark Knopfler a Radiofreccia:"Oggi mi sento più cantautore che chitarrista. E ai giovani dico di inseguire i loro sogni"

Il musicista ex Dire Straits ha raccontato a Radiofreccia il nuovo album solista "One Deep River", tra Newcastle e il suo rapporto con la chitarra

Mark Knopfler ha pubblicato il suo decimo album solista, "One Deep River", un lavoro che porta ancora una volta il leader dei Dire Straits a fare i conti con la sua Newcastle.

Uscito il 12 aprile, il disco di Mark Knopfler è uno sguardo tenero e mai nostalgico all'adolescenza del musicista inglese sulle rive del fiume Tyne.

Uno scenario, quello di Newcastle, che ha fatto da sfondo a sogni e speranze di un ex 'baby reporter'che è salito a bordo di un treno, direzione Londra, per raggiungere il suo sogno.

E come musicista Knopfler qualche soddisfazione se l'è tolta, diventando uno dei guitar hero più riconoscibili di sempre e vendendo oltre 120 milioni di dischi.

Della decisione di lasciare Newcastle per inseguire i suoi sogni, del suo rapporto con la chitarra, i live e il suo ruolo di cantautore, Knopfler ne ha parlato con Gianluigi Riccardo ai microfoni di Radiofreccia.

Newcastle e il Mississippi di Knopfler

Newcastle è presente già nel titolo del nuovo album di Mark Knopfler, "One Deep River" e quel river, quel fiume, è il Tyne, praticamente il Mississippi di un artista che ha sempre cercato di trasportare la sua passione per il folk americano e il blues all'interno dei luoghi in cui è cresciuto.

"Niente di misterioso, ho sempre voluto inserire la mia geografia all'interno delle canzoni. L'ho fatto sin dal primo album dei Dire Straits con Southbound Again e poi ho iniziato ad inserire Londra, con la quale ho una relazione da quando avevo solo 14 anni", spiega Knopfler.

Del resto Newcastle è la città dei ricordi per Knopfler che, ogni volta che ci passa, viene inondato dalle immagini dei primi concerti vestiti da spettatore: "E' a Newcastle che ho visto per la prima volta Chuck Berry quando avevo solo 15 anni. Ed è lì che ho visto Bob Dylan e Van Morrison. Ora mi diverte molto pensarci ma c'è una canzone nel disco che si chiama Watch Me Gone e parla proprio dei sogni di quel ragazzo e i miei progetti erano grandi".


I sogni di Knopfler e i consigli al giovane Mark

E di soddisfazioni Knopfler, nella vita, se ne è tolte molte e oggi, a 74 anni, preferisce concentrarsi sulle cose normali, riservando ai suoi sogni i desideri comuni di tutti.

"Ho i desideri comuni di tutti, quelli che esprimi quando tagli una torta. Voglio che la mia famiglia sia in salute, esprimo desideri per il mondo, per la pace. Non credo che oggi i miei sogni siano diventati più complicati, anzi".

E per inseguire i suoi sogni, il giovane Mark Knopfler prese un treno da Newcastle direzione Londra, alla ricerca di una futuro da musicista, come raccontato nel disco.

Cosa consiglierebbe oggi al se stesso di allora? Knopfler non ha dubbi: "Cercherei di non fermarlo! Amo pensare ai giovani che inseguono i loro sogni. Dove saremmo altrimenti? Bisogna sempre provarci".

E le cose non sono certo cambiate oggi rispetto ad un tempo secondo Knopfler che, pur ammettendo che per un musicista oggi internet è una vetrina incredibile, è convinto che la situazione sia più o meno sempre la stessa, al di là della professione: "Anche essere un giornalista come te, parlare con me da Milano e far parte della stampa italiana. Vuol dire che lo hai voluto davvero perché molte persone vorrebbero essere al tuo posto. E io so cosa significa perché ho iniziato come 'baby reporter' per un giornale, una roba importante, allo Yorkshire Evening Standard. Una volta ero nel dipartimento fotografia e un ragazzo che lavorava lì disse 'Basta, me ne vado, vado a Londra per iscrivermi alla Royal Academy of Dramatic Arts e diventare attore!'. Quel ragazzo era Peter O'Toole e ricordo di aver pensati 'Sì, vai, vai, vai!'. Bisogna fare delle scelte".

Mark Knopfler a Radiofreccia:"Oggi mi sento più cantautore che chitarrista. E ai giovani dico di inseguire i loro sogni"

Knopfler: "Ho amato la vita in tour ma ora preferisco lo studio"

In un altro brano di "One Deep River", Two Pair Of Hands, Knopfler parla della musica dal vivo e di come districarsi sul palco non sia facile.

La verità è che, grazie all'affiatamento con la sua band, non c'è niente che davvero spaventi l'ex Dire Straits durante un concerto.

Una dimensione, quella del live, che pur avendo amato, oggi non sembra più disposto ad affrontare, preferendo un altro ambiente caro a chi fa della musica la propria vita, quello dello studio di registrazione.

"Ho amato l'ultimo tour perché, se vuoi suonare bene, devi essere rilassato sul palco e quando lavori con una grande band come questa basta affidarsi e seguire il groove. Poter esibirsi con loro è un privilegio e, davvero, ho amato ogni singola volta che l'ho fatto e lo stesso vale per i miei anni nei Dire Straits. Sono nato per fare tutto questo, per esibirmi, per scrivere musica, per fare le prove, mi piacciono tutti questi aspetti. Il punto più alto, però, lo raggiungo quando sono in studio. Se ho qualcosa da registrare entro in studio, lo canto e lo suono alla band con solo una chitarra acustica e poi mi piace vederli mentre sono alle prese con il brano".



Più cantautore che chitarrista

Oggi il Knopfler musicista non è diverso solo nel rapporto con il palco ma anche con quello che è il suo strumento principe, la chitarra.

A inizio 2024 il musicista inglese ha venduto all'asta centinaia di pezzi della sua collezione perché, spiega, ormai erano troppi da suonare e non facevano altro che prendere polvere. "La speranza è che possano trovare una nuova casa felice ma io regalo spesso le mie chitarre. Di solito lo faccio con i musicisti con cui collaboro e gli dico sempre che spero ci sia un'altra canzone per loro, in quella chitarra. Penso che sia una cosa bella".

Riconosciuto universalmente come 'guitar hero', uno dei chitarristi con lo stile più riconoscibile di sempre, Knopfler rivela che oggi la sua relazione con la sei corde è cambiata e non pensa più a se stesso come come un chitarrista ma, semplicemente, come ad un cantautore.

"Penso di essere più cantautore che chitarrista. Voglio dire adoro la chitarra, questo è un fatto che non cambierà ma sinceramente voglio solo cercare di fare un buon disco. Ho zero ambizioni di concentrarmi sulle cose strumentali, voglio solo scrivere buona musica".

Del resto, dice, sono le canzoni a guidare tutto: "Quando scrivi una canzone, poi lei ti dice addio, diventa di tutti. E' stata con te, i musicisti l'hanno trattata con amore, poi si tratta di chiedersi cosa è meglio per lei, come se fosse un figlio. Si cerca di trovare la cosa migliore da fare con la canzone. Le canzoni vengono prima di tutto, sono loro che comandano, sono loro a farla da padrone. Bisogna solo cercare di fare il meglio per la canzone, cercare di non danneggiarla e non far vedere quanti sei bravo a suonare la chitarra, la batteria o il basso. E' come essere dei medici e cercare di non far danni, come prima regola".


Mark Knopfler @ Radiofreccia

Mark Knopfler ha raccontato a Gianluigi Riccardo il suo album One Deep River, il rapporto con Newcastle, e le sue chitarre