Il 21 luglio 1971 i Black Sabbath pubblicavano il loro terzo album, "Master Of Reality", un capolavoro fondato su riff granitici e nuove possibilità.
I primi due album, l'omonimo e "Paranoid" , si rivelarono un successo inaspettato. Con Master Of Reality, però, i Black Sabbath decisero di spingere i loro limiti oltre e, non contento di aver portato la passione per il blues in territori oscuri, finirono per diventare ancora più cattivi ed heavy.
I tempi per la band inglese erano cambiati e non c'erano più restrizioni di alcuni tipo. Le vendite dei dischi e i concerti tutti sold out avevano cominciato a trasformare i Black Sabbath in rockstar che potevano permettersi più o meno tutto ciò che volevano, bastava una telefonata.
Un sacco di tempo a disposizione
Squadra che vince non si cambia e anche questa volta i Sabbath entrarono in studio insieme al produttore Rodger Bain e all'ingegnere del suono Tom Allom (futuro produttore dei Judas Priest). C'erano però due cose completamente diverse rispetto al passato - al di là di soldi e droghe - ovvero che ora la band aveva quantomeno idea di cosa significasse registrare un disco e che l'etichetta era ben contenta di pagare più di qualche ora in studio.
Master Of Reality fu registrato agli Island Studios di Londra tra il febbraio e l'aprile del 1971, per il primo album si accontentarono di soli due giorni per fare tutto, per Paranoid di una settimana. Tre mesi era un sacco di tempo a disposizione e una situazione anomala per i Black Sabbath che cercarono di approfittarne per esplorare territori mai visitati prima.
L'intenzione della band era quella di portare l'esperienza guadagnata in decine di concerti e presentarsi in studio come un'unità compatta, pronta a far danni. Nel tentativo di andare sempre oltre, per Master Of Reality i Black Sabbath decisero di allontanarsi dal successo di canzoni come Paranoid, nata come riempitivo e finita per diventare la traccia più famosa della band, e creare qualcosa che non temesse di essere addirittura fastidioso.
"Potevamo prenderci il nostro tempo e abbiamo deciso di approfittarne per provare cose nuove. Tony ha inserito dei passaggi di chitarra classica, Geezer ha raddoppiato la potenza del suo basso e io ho usato delle casse più grandi e profonde, oltre a sperimentare con le sovraincisioni. E Ozzy era migliorato tantissimo", dirà il batterista Bill Ward.