Meteora, l'incredibile seconda prova dei Linkin Park

Dopo il successo globale di Hybrid Theory i Linkin Park erano sotto pressione per il secondo album ma Meteora si dimostrò un valido successore al debutto della band

Meteora, il secondo album in studio dei Linkin Park, è stato pubblicato il 25 marzo 2003.

Il successo incredibile di Hybrid Theory aveva fatto partire il nuovo millennio dei Linkin Park a tutta velocità.

Da perfetta sconosciuta, la band si era trovata ad essere una delle formazioni rock più conosciute e amate del pianeta, testa di serie della fervente scena nu-metal dalla quale pure si discostava per una inusuale profondità dei temi.

Elettronica, hip-hop, metal ed emozioni forti convivevano tranquillamente nel progetto dei Linkin Park che furono in grado di unire sotto una sola bandiera gli appassionati dei vari generi.

Il secondo album è risaputamente quello più difficile, cosa ancora più vera in una situazione del genere dove l'asticella era altissima già in partenza.

Mantenere la barra dritta dopo aver fatto una partenza da zero a cento non era impresa da nulla ma era esattamente quella alla quale Mike Shinoda, Chester Bennington e compagni erano chiamati.

Meteora, l'incredibile seconda prova dei Linkin Park

La realizzazione di Meteora

Dopo il lungo tour di Hybrid Theory, la band prese una breve pausa prima di immergersi nella scrittura di nuovo materiale. Durante questo periodo, ogni membro cercò di assorbire nuove influenze musicali e trovare idee fresche per evitare di ripetersi.

Mike Shinoda iniziò a sperimentare con nuovi strumenti e software di produzione per espandere il suono della band. Brad Delson si dedicò alla ricerca di nuove tecniche chitarristiche, mentre Rob Bourdon e Phoenix lavoravano su ritmiche più elaborate per dare maggiore dinamismo alle canzoni. Joe Hahn, il DJ della band, fu una delle forze trainanti dietro l'estetica visiva e sonora di Meteora, aggiungendo elementi sperimentali attraverso i campionamenti.

Le prime demo furono scritte mentre la band era ancora in tour, sfruttando qualsiasi momento libero nei camerini o negli hotel. Il processo di scrittura fu molto collaborativo, con la band che lavorava incessantemente per migliorare ogni traccia.

 In seguito, si trasferirono ai NRG Recording Studios a North Hollywood, California, dove trascorsero più di un anno lavorando al disco.

Con il ritorno di Don Gilmore come produttore, il processo di registrazione fu meticoloso. La band si concentrò sulla creazione di brani che bilanciassero emozioni grezze con una produzione raffinata.

Mike Shinoda e Brad Delson sperimentarono con strumenti tradizionali giapponesi, come il flauto shakuhachi (presente in Nobody’s Listening), mentre il DJ Joe Hahn aggiunse elementi di campionamento e scratching.

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