MEZMERIZE: la furia teatrale dei System of a Down
MEZMERIZE rinnova il metal con un crossover folle e visionario. Rick Rubin guida i SOAD di Tankian e Malakian in un disco politico, surreale, fuori dagli schemi
Pubblicato il 17 maggio 2005, MEZMERIZE arriva dopo TOXICITY e STEAL THIS ALBUM!, due dischi che avevano proiettato i System of a Down ai vertici del rock mondiale. L’album contiene brani ormai leggendari come "B.Y.O.B.", violentissimo attacco antimilitarista dal ritmo frenetico e schizofrenico, "Question!", con il suo intreccio di acustica e furia, e la malinconica "Lost in Hollywood".
In un’epoca dominata da pop punk, emo e soprattutto alternative e indie rock confezionato, i System irrompono con un suono contaminato, teatrale, che fonde metal, folk, elettronica e progressive. Un crossover impazzito e chirurgico, capace di essere politico, surreale, melodico e abrasivo allo stesso tempo. Ci siamo riascoltati MEZMERIZE, soffermandoci sul ruolo centrale di Rick Rubin, sull’evoluzione musicale della band e sull’estro compositivo di Daron Malakian.

Metal e radici armene
Con MESMERIZE, i System of a Down riaccendono la miccia di quella contaminazione feroce e visionaria che alla fine degli anni ’80 e nei primi ’90 aveva dato vita al crossover, all’hip hop metal, al funk rock più sfacciato: basti pensare ai Dog Eat Dog, ai Living Colour e Faith No More, per arrivare, soprattutto, ai Rage Against The Machine. Una scuola che aveva aperto squarci tra i generi e che nel Nu Metal sembrava già essersi sclerotizzata in formule troppo prevedibili. I SOAD, invece, con questo disco riportano linfa al gioco, rinnovando la formula con una carica etnica e sanguigna che affonda nelle loro radici armene, ma anche recuperando lo spirito ludico e spiazzante del miglior progressive. Quello spirito per cui tutto può coesistere: riff taglienti e melodia, elettronica e folk, ritmi spezzati e ballate toccanti. MESMERIZE è una montagna russa sonora dove si passa dalla furia distorta di “B.Y.O.B.” alle atmosfere synth-pop di “Old School Hollywood”, fino alla malinconia orchestrale di “Lost in Hollywood”. Il tutto con un sound personale, fuori da ogni moda eppure perfettamente calato nel suo tempo. In un’epoca in cui il rock alternativo, indie e l’emo punk erano i generi imperanti, i System of a Down hanno sparigliato le carte con un disco capace di parlare a tutti, non solo agli amanti del metal. Merito loro, ma anche di Rick Rubin, che li ha capiti, guidati e aiutati a tirare fuori un suono che ancora oggi resta inimitabile.
Strano e arzigogolato
Per MEZMERIZE, i System of a Down si sono nuovamente affidati a Rick Rubin, produttore che li aveva scoperti e accompagnati sin dagli esordi. Il disco, pubblicato nel maggio 2005, rappresentava la prima parte di un concept in due atti che si sarebbe completato sei mesi dopo con HYPNOTIZE. Il progetto fu registrato tra la celebre villa di Rubin a Laurel Canyon — lo stesso quartiere dove aveva prodotto BLOOD SUGAR SEX MAGIC dei Red Hot Chili Peppers — e gli studi Akademie Mathematique of Philosophical Sound Research di Los Angeles. L’album è fortemente politicizzato, ma Rubin ne difese la scelta, sottolineando come nei System ogni messaggio venga filtrato da un’estetica sonora folle, surreale: “Quando provi emozioni davvero forti, non puoi fare a meno di scrivere roba del genere. Ma non credo che verrà fuori in modo tanto evidente. I System sono bravissimi a prendere la realtà che li circonda e quello che vediamo nel mondo, per poi distorcere tutto, creando qualcosa di strano e arzigogolato”.
Una crescita musicale
Dal punto di vista musicale, il gruppo pareva cresciuto tanto a livello tecnico che di sensibilità musicale e Rubin notò i maggiori progressi in Serj Tankian, voce principale, e John Dolmayan alla batteria: “Non è che ci siano molte parti cantate nell’album — ci sono più che altro personaggi, urla e diverse cose fatte con la voce — ma durante i due anni passati in tour è successo qualcosa che ha portato Serj a diventare un cantante incredibile. Anche John è cresciuto moltissimo”. La stima era reciproca, come dichiarò lo stesso Dolmayan: “Rick Rubin non è solo un produttore è un artista incredibile”.
Il cuore creativo della band resta però Daron Malakian, chitarrista, seconda voce e principale compositore. Il suo stile unisce riff ruvidi tipici del metal a melodie orecchiabili, scale mediorientali e cambi di atmosfera repentini, riflesso delle sue radici armene e del suo spirito sperimentale. Capacità che riflette in u songwriting in cui alterna momenti di furia a tratti malinconici, come in “Lost In Hollywood”, ispirandosi a un ventaglio che va dai Beatles a Bowie, da Slayer a Brian Eno. Una visione unica che ha reso inconfondibile il sound dei SOAD. MEZMERIZE esordirà alla grande: “B.Y.O.B.”, primo singolo tratto dal disco, vincerà il Grammy come Miglior Performance Hard Rock.