15 gennaio 2024

Mike Shinoda: "La fama non è mai stata una priorità per i Linkin Park"

Shinoda ha parlato del successo dei Linkin Park e di come la band abbia sempre preferito concentrarsi più sulla musica che sulla fama

Nel marasma delle band nu-metal o similari prodotte dagli Stati Uniti a cavallo tra gli anni '90 e 2000, i Linkin Park sono quelli che, insieme a pochi altri, hanno potuto godere di un posto speciale nella storia della musica.

Chester Bennington, Mike Shinoda e compagni hanno saputo mettere insieme un incredibile successo commerciale ed una lettura del decisamente più matura e profonda rispetto agli stilemi del genere.

Pur avendo venduto oltre 100 milioni di dischi in carriera, spiega Mike Shinoda, l'obiettivo primario dei Linkin Park non è mai stato il successo e mai la band avrebbe voluto raggiungere la fama senza che dietro ci fossero delle basi solide.

I Linkin Park, il successo nonostante tutto

Parlando di Meteora, album dei Linkin Park che lo scorso anno ha spento 20 candeline, Shinoda ha scritto per il Guardian un articolo in cui ha raccontato di quanto non sia stato semplicissimo essere lanciato sotto i riflettori.

"La fama non è mai stata una priorità per noi ma è semplicemente qualcosa che è successo", ha detto l'MC dei Linkin Park che ha poi spiegato come non fosse pianificato che a diventare il volto della band fossero lui e Chester.

"Se fosse stato per i fotografi, ci sarebbero state solo immagini di Chester e me o di me e Chester ma volevamo che la band era composta da tutti noi, non solamente dai cantanti. Essere molto conosciuti, per i Linkin Park è stata una benedizione ma mi sarebbe piaciuto che la band avesse successo pur senza che la gente sapesse che faccia avevamo? Probabilmente. Quello della fama è stato un aspetto della mia carriera che mi ha sempre fatto strano".


L'ammirazione per i SOAD

Tra le band che muovevano i primi passi nella scena rock e metal americana di quegli anni insieme ai Linkin Park c'erano anche i System Of A Down.

La formazione di origine armena è stata ricordata dallo stesso Shinoda all'interno del format di NME 'Firsts' in cui ha raccontato della prima volta in cui è rimasto colpito da un'altra band.

I protagonisti della vicenda sono proprio i System Of A Down che, freschi di contratto, si erano trovati ad avere gli emergenti Linkin Park come supporter.

"Mi sono sentito completamente sopraffatto. Era la prima volta che suonavamo con una band locale che aveva appena firmato un contratto, i SOAD. Vedevo questi ragazzi che erano poco più grandi di noi ma avevano appena firmato un contratto con una major ed erano davvero cool. Avevamo aperto per loro e quando li incontrai pensai che fossero davvero i più fighi. Erano quasi nostri coetanei ma rimasi davvero impressionato, erano davvero incredibili".


Mike Shinoda: "La fama non è mai stata una priorità per i Linkin Park"

Il ritorno con Already Over

A ottobre Shinoda ha pubblicato 'Already Over', primo inedito dalla trilogia del 2020 "Dropped Frames" che, a sua volta, arrivata a distanza di due anni da "Post Traumatic", il primo lavoro solista realizzato come elaborazione del lutto per Bennington.

La canzone riporta al centro un sound più rock che si allontana dal materiale elettronico presentato nella trilogia del 2020 "Dropped Frames", pur mantenendo il groove.

L'inedito di Mike Shinoda è il frutto della sua visione personale ed è stato scritto, registrato, cantato e suonato in ogni sua parte dall'artista americano.

A proposito del brano, Shinoda dice: "ALREADY OVER è arrivata mentre ero seduto con la mia chitarra preferita in mano, la stessa che ho usato per canzoni come 'What I've Done' e 'In My Head'. C'era un DNA familiare nella canzone che credo i fan dei Linkin Park riconosceranno. Per me, crea un ponte dal passato ad un futuro sfocato ma emozionante".

Intervistato dall'australiano The Music, Shinoda ha espresso la sua volontà di voler mettersi nuovamente al servizio della sua voce, dopo aver lavorato per altri artisti: "Negli ultimi anni ho scritto e prodotti altri artisti. Ho fatto canzoni con Demi Lovato, Grandson, Justus Bennets, PVRIS. Guardandomi indietro ho fatto molte cose, come la collaborazione con i Deftones che, sorprendentemente mi ha portato un Grammy. Ad un certo punto mi sono reso conto di aver evitato il microfono per troppo tempo, spostando l'attenzione sugli altri".

Una vera epifania che ha fatto accendere una lampadina nella testa di Shinoda, spingendolo a tornare in studio per realizzare nuova musica.

"Ho realizzato che mi mancava la soddisfazione artistica di realizzare un progetto per la tua voce e sono partito da lì", ha detto Shinoda. "Il fatto è che non mi sono mai considerato molto un cantante. Certo, canto ma è funzionale per la scrittura della canzone e ogni tanto ho cantato cose dei Linkin Park. Scrivere nuova musica e cantare mi ha permesso di capire che posso davvero farlo e, poco per volta, sto cercando di imparare cose nuove. Ho capito di avere spazio per poter crescere come cantante"