09 febbraio 2025

MORRISON HOTEL: i DOORS e il rock di una riscossa disperata

Nel 1970 i DOORS si rialzano dalla crisi con MORRISON HOTEL: un album blues e rock potente, specchio di un riscatto parziale e preludio all’addio con L.A. WOMAN.

Pubblicato il 9 febbraio 1970, MORRISON HOTEL è un album che rappresenta un disperato colpo di reni con cui i DOORS riescono a tornare a schiena dritta in un momento di profonda crisi. Anche se l’inizio della fine è ormai in pieno corso (Morrison è lanciato nella parabola discendente che lo porterà, di lì a un anno, alla morte), MORRISON HOTEL è comunque un vigoroso preambolo del canto del cigno dei DOORS, che sarà L.A. WOMAN. Una transizione animata dall’energia del rock e del funk, cifra stilistica di questo lavoro.

MORRISON HOTEL arriva dopo un disco sfortunato: THE SOFT PARADE è un album pretenzioso, in cui le poche idee a fuoco della band sono seppellite sotto arrangiamenti orchestrali prolissi ed esasperazioni psichedeliche forzate. Il momento di appannamento artistico, che scontenta soprattutto il pubblico, è aggravato dal comportamento estremo e ormai fuori controllo di Jim Morrison.

MORRISON HOTEL: i DOORS e il rock di una riscossa disperata

Jimbo non c'è più

Il 1° marzo 1969, durante un concerto al Dinner Key Auditorium di Miami, si verifica il famigerato "Incidente di Miami". Jim Morrison viene denunciato dalla polizia per atti osceni e ubriachezza molesta, accusato di aver mostrato le parti intime al pubblico e simulato una masturbazione. Questo scandalo, unito all’insoddisfazione generale per la deriva musicale della band, causa l’ostilità dell’intero settore dello spettacolo, della discografia e dei media. La spirale negativa culmina con la clamorosa esclusione dei DOORS da Woodstock, un raduno che sarebbe rimasto per sempre simbolo globale della controcultura degli anni ’60. In questo momento critico, i DOORS riescono a ritrovare forza e coesione da band. Ray Manzarek, Robby Krieger e John Densmore mettono Jim Morrison faccia a faccia con il problema della sua dipendenza dall’alcol. Una denuncia fatta con amore fraterno, che – miracolosamente – Morrison accoglie. La voglia di continuare a fare musica insieme e riabilitarsi si trasforma in uno specchio doloroso, nel quale Morrison si scopre grasso, sciatto e appannato: una parodia grottesca dello sciamano del rock che era diventato. Questo shock fa vibrare le corde del suo orgoglio e contribuisce a un recupero, almeno temporaneo, dell’ispirazione della band. Ray Manzarek ricorda: «Eravamo carichi di nuove e forti canzoni, e Jimbo – il soprannome che Jim usava nei suoi momenti più selvaggi – non c’era più. Jim era rilassato, felice quanto poteva esserlo chi rischiava di passare tredici anni in prigione, ma poteva ancora dedicarsi alla musica. Tutto doveva suonare nello stile puro dei DOORS: niente ottoni, niente archi. Solo i  Doors allo stato puro. Rock, blues, jazz, soul e amore. Amore puro».

 

Una strada compromessa

Questa nuova direzione spinge i DOORS a suonare il rock più incisivo della loro storia. I riff aggressivi, i groove e le melodie riflettono la rabbia di chi, nella sfiducia generale, lotta per rialzarsi. Il ritorno al rock e al blues, a radici autentiche e viscerali, era il linguaggio perfetto per incanalare la tensione e il bisogno di rinascita. Tuttavia, l’operazione riesce solo parzialmente: MORRISON HOTEL resta lontano dai picchi di ispirazione, originalità ed eclettismo musicale del loro album di debutto e si rivela, più che altro, una buona transizione tra le paludi di THE SOFT PARADE e il meraviglioso addio di L.A. WOMAN (1971), ultimo album della band. Solo due brani di MORRISON HOTEL resteranno iconici nell’immaginario collettivo legato ai successi dei DOORS: “Waiting for the Sun” e, soprattutto, “Roadhouse Blues”. Quest’ultimo, nonostante l’apparente grinta e solarità della tempra blues, è un’amara ammissione di sconfitta da parte di Morrison. Il cantante non era riuscito a disintossicarsi dall’alcol, e in "Roadhouse Blues" canta: “I woke up this morning and I got myself a beer, the future’s uncertain and the end is always near”. Un presagio di morte, un modo per dire che ormai la sua strada era compromessa: risorgere era al di là delle sue capacità.