Motörhead: "No Sleep ’Til Hammersmith”. Furia, tecnica e le basi del thrash
Questo live dei Motörhead è un concentrato di violenza e groove. Un disco spartiacque che influenzò punk, metal e persino i Beastie Boys
Pubblicato il 27 giugno 1981, No Sleep ’Til Hammersmith è il primo disco live dei Motörhead. Un'esibizione devastante, perfetta, registrata senza filtri, capace di cristallizzare su vinile tutta la furia, la velocità e l’essenza live di tre magnifici scalmanati e di conquistare punk, metallari e semplici appassionati.
Ripercorriamo il valore storico e musicale di un album diventato subito leggendario, in cui la personalissima sintesi dei Motörhead di potenza e tecnica metal, mescolate alla velocità e rabbia del punk, schiudeva le basi di ciò che - da lì a poco - sarebbe fiorito nel thrash metal.

Un pugno in faccia
No Sleep ’Til Hammersmith è un disco che ha fatto la storia per due ragioni fondamentali. In primo luogo, perché offre una delle istantanee più eccitanti e autentiche di una delle più grandi rock band di sempre: i Motörhead, immortalati dal vivo in uno stato di grazia, violenza e potenza sonora irriproducibile in studio. È la versione più pura, diretta, brutale e ispirata della band. In secondo luogo, perché segna un primato assoluto: quello di un live album che riesce a superare, per impatto, furia esecutiva e sound, tutte le versioni in studio della band stessa. Ed era tutt’altro che scontato, considerando che i Motörhead, nel 1981, avevano già pubblicato quattro album eccellenti (cinque, contando On Parole). Eppure, con No Sleep ’Til Hammersmith, riescono a fare un salto quantico in termini di suono e immediatezza. Nel panorama dei live leggendari — Unleashed in the East dei Judas Priest, Alive! dei Kiss, Live and Dangerous dei Thin Lizzy, Made in Japan dei Deep Purple, Live in the Heart of the City dei Whitesnake, Uriah Heep Live, The Song Remains the Same dei Led Zeppelin — nessuno, fino a quel momento, era riuscito a produrre un tale pugno in faccia a livello di violenza sonora. Registrato durante il tour inglese della primavera 1981 — precisamente a Leeds il 28 marzo e a Newcastle il 29 e 30 marzo — No Sleep ’Til Hammersmith ha un titolo ironico: non include alcuna traccia registrata effettivamente all’Hammersmith Odeon di Londra. Fa eccezione solo “Iron Horse”, registrata l’anno precedente. Appena pubblicato, chiunque capisce che sia la cosa più violenta ed estrema su cui, nel 1981, si potesse appoggiare la puntina di un giradischi. Il produttore Vic Maile (già al lavoro con Dr. Feelgood e Hawkwind) fu fondamentale nel riuscire a mantenere la brutalità dei concerti senza sacrificarne la leggibilità. Merito anche di una band al massimo della forma: Lemmy Kilmister al basso e voce, “Fast” Eddie Clarke alla chitarra, Phil “Philthy Animal” Taylor alla batteria. Tre musicisti che, più che suonare insieme, si inseguivano a vicenda, si lanciavano addosso, si rincorrevano in un unico, possente tafferuglio sonoro. I Motörhead, con questo album, stavano realizzando qualcosa di straordinario: stavano mutuando la velocità, la rabbia e l’essenzialità del punk, appena esploso, per portare la potenza del metal a un nuovo livello di abrasività e impatto. Una formula che, di fatto, è la base stessa della scena thrash che di lì a poco avrebbe travolto il mondo: Metallica, Slayer, Anthrax, Megadeth — tutti devono moltissimo a questo disco e a ciò che rappresenta. E attenzione: nonostante l’urgenza, la furia e la sporcizia apparente, No Sleep ’Til Hammersmith non è un disco grezzo. È ruvido, sì, ma mai sporco. La sezione ritmica è un ingranaggio - certo, spaventosamente rumoroso - ma impeccabile. Il basso di Lemmy è devastante: a metà tra un carro armato e un’orchestra distorta, incollato alle galoppate di batteria (incontenibili, forsennate ma perfette nel groove) di Taylor. La chitarra di Clarke diventa quasi complementare, avvolgendo il tutto in una coltre magmatica di distorsione punk, che si apre su improvvisi assoli bluesy, nevrastenici e velocissimi, che senza diventare mai protagonisti arricchiscono alla perfezione questo terremoto sonoro.
Senza freni
La forza di No Sleep ’Til Hammersmith è che riesce a conquistare tutti: punk, metallari ma anche i più generici appassionati di rock: chiunque, insomma, apprezzi la musica suonata di pancia, al massimo dell'intensità e perizia. Gli stessi Beastie Boys lo considereranno un riferimento tale da omaggiarlo nel titolo di uno dei loro brani più celebri, “No Sleep Till Brooklyn”. E' quasi impossibile non lasciarsi travolgere dalla coerenza, dal groove e dal gusto selvaggio che sprigiona da ogni secondo di un disco che è una dichiarazione di guerra alla mediocrità del rock suonato con il freno a mano tirato. Grazie a questa energia e autenticità, unite alla novità di ascoltare una band esprimersi a tali livelli di ferocia e controllo sonoro, No Sleep ’Til Hammersmith conquista anche il pubblico più generalista; e così - registrato dal vivo, senza sovraincisioni, senza trucchi, senza filtri - vola subito al primo posto delle classifiche inglesi. Ma crea anche un problema: diventa uno standard così alto che persino i Motörhead, negli anni a venire, faticheranno a eguagliarlo.