21 marzo 2022

Nel 1983 Roger Waters rompeva definitivamente con i Pink Floyd in The Final Cut

Il 21 marzo 1983 i Pink Floyd pubblicavano The Final Cut, l'album che segnò definitivamente la rottura tra Roger Waters e il resto della band, anticipando l'addio del bassista

Il 21 marzo 1983 i Pink Floyd pubblicavano "The Final Cut", l'ultimo album della band con Roger Waters.

Il bassista si separerà dai compagni di band con un disco nato come seguito ideale di "The Wall" e finito per essere, di fatto, più il primo album solista di Waters che l'ultimo con i Pink Floyd. 

The Final Cut, il disco della frattura con Waters

The Final Cut è il dodicesimo album in studio dei Pink Floyd e l'ultimo con Roger Waters in formazione, oltre ad essere l'unico disco della band senza il tastierista Richard Wright.

Pubblicato il 21 marzo del 1983, The Final Cut nasceva dall'idea di Waters di sviluppare il concetto di The Wall e realizzare una colonna sonora per la versione cinematografica del 1982.

A far cambiare idea a Waters fu l'insorgere della guerra delle Falkland. Il conflitto scoppiato tra Argentina e Regno Unito nella primavera del 1982, spinse Roger Waters a scrivere un nuovo album di inediti dalle forti connotazioni politiche. The Final Cut diventò un concept album contro la guerra e contro la politica della Thatcher sulle Falkland. Un viaggio che, partendo dai soldati britannici caduti durante la Seconda Guerra Mondiale - incluso il padre di Waters morto in Italia, ad Anzio, nel 1944 - arriva fino al presente.

Un lavoro complesso e divisorio che risultò essere non altro che una prova del Waters solista. Del bassista era l'idea, la scrittura, la musica e, con i Pink Floyd ridotti a trio e Gilmour relegato a prestare la sua voce solo su un brano, era evidente la frattura insansabile all'interno della band.

Praticamente si trattava di un disco solista di Waters con una formazione di turnisti che, incidentalmente, includeva anche Gilmour e Mason. Durante le registrazioni, Il chitarrista cominciò ad allontanarsi fisicamente per registrare le sue parti in solitaria, evitando il confronto con un Waters totalitarista e di difficile gestione, mentre il contributo di Mason fu ridotto a poco più che delle sonorizzazioni e degli effetti.


Nel 1983 Roger Waters rompeva definitivamente con i Pink Floyd in The Final Cut

L'inizio della fine

Musicalmente, The Final Cut risultò essere un disco cinematografico con ben pochi episodi 'facili'. Il sound era 'atmosferico'e ben rappresentava il sentimento di sofferenza e solitudine che permeava tutto l'album. Dal punto di vista tecnico, protagonista dell'album era il sistema 'Holofonic', un processo audio sperimentale che permetteva agli effetti sonori registrati per il disco di avere un effetto 3D. Sostanzialmente un antenato del Dolby Atmos.

Questi effetti sonori, anche quelli apparentemente meno importanti, entravano concretamente nell'arrangiamento delle canzoni. The Final Cut risultò essere un lavoro complesso, figlio della grandiosità ricercata da Waters, che, sulla carta, non aveva alcuna speranza dal punto di vista commerciale.

Nonostante tutte le premesse, però, l'album riuscì subito ad andare dritto al primo posto nella classifica inglese. Era la prima volta da Wish You Were Here del 1975 che i Pink Floyd riuscivano a centrare questo obiettivo ma questa volta, più che il disco in sé, riuscì la spasmodica attesa dei fan che da oltre tre anni non mettevano le mani su un album di inediti.

Allo stesso tempo The Final Cut fu l'inizio della fine. Con i rapporti tra Waters, Gilmour e Mason decisamente raffreddati, non c'era più spazio per i compromessi. L'album venne virtualmente cancellato dalla band che non suonerà mai dal vivo le canzoni di The Final Cut, non lo promuoverà e, in un certo senso, cercò di tenere lontano dagli occhi del mondo un crollo annunciato che fece arrivare uno dei capitoli dei Pink Floyd ai titoli di coda.