Oltre 200 artisti firmano una lettera aperta per regolamentare l'AI
Pearl Jam, Robert Smith e Greta Van Fleet tra i firmatari della lettera di Artist Rights Alliance per regolamentare lo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale
Oltre 200 artisti, tra cui Pearl Jam e Greta Van Fleet, hanno firmato una lettera aperta pubblicata dall'organizzazione Artist Rights Alliance per chiedere una regolamentazione dell' Intelligenza Artificiale.
Da quando, specialmente nell'ultimo anno, l'AI è entrata prepotentemente nel discorso artistico, la risposta della music industry è stata mista ma, in ogni caso, la richiesta di particolare attenzione sull'utilizzo che ne viene fatto ha trovato tutti concordi.
Se qualcuno ha saputo come sfruttare l'AI come tool tecnologico, vedi i Beatles che se ne sono serviti per ripulire le demo di John Lennon e pubblicare Now And Then, in molti sono spaventati da come l'Intelligenza Artificiale sia in grado di copiare e replicare voci e stili di artisti originali.
Una problematica, questa, che riguarda non solo il semplice discorso di copyright ma anche quello - ancora più vero quando si affronta il comparto foto e video - della falsificazione e ingannevolezza.
La lettera aperta di Artist Rights Alliance
Sono oltre 200 gli artisti che hanno controfirmato la lettera aperta proposta dall'organizzazione no profit Artist Rights Alliance per fermare la 'svalutazione della musica'.
Pearl Jam, Robert Smith, Greta Van Fleet, Stevie Wonder, Billie Eilish, Elvis Costello, The Last Dinner Party sono solo alcuni tra artisti e addetti ai lavori che hanno voluto far sentire la loro voce sul tema dell'Intelligenza artificiale.
Nella lettera aperta scritta da Artist Rights Alliance, si chiede alle aziende tecnologiche, agli sviluppatori, le piattaforme e i servizi di musica digitale di porre un freno alla realizzazione di strumenti che possano replicare artificialmente l'abilità artistica degli esseri umani, per altro senza alcun compenso.
La minaccia dell'AI
La visione proposta nella lettera non è da considerarsi però passatista e, come ci tiene a precisare la stessa organizzazione, si vuole solo porre l'attenzione sul corretto utilizzo della tecnologia.
"Non fraintendeteci: crediamo che, se utilizzata in modo responsabile, l'AI abbia un enorme potenziale per far avanzare la creatività umana", si legge. "E in un modo che consenta lo sviluppo e la crescita di nuove ed entusiasmanti esperienze per gli appassionati di musica di tutto il mondo".
"Sfortunatamente alcune piattaforme e sviluppatori utilizzano l'intelligenza artificiale per sabotare la creatività e indebolire artisti, musicisti, cantautori e titolari dei diritti. Se utilizzata in modo irresponsabile, l'AI rappresenta un'enorme minaccia alla nostra capacità di proteggere la nostra privacy, le nostre identità, la nostra musica e i mezzi che ci consentono di vivere".
L'attacco si fa poi più circostanziato, coinvolgendo direttamente le aziende tecnologiche che, nello sviluppare i sistemi di intelligenza artificiale, addestrano l'AI in modo da replicare e, potenzialmente, sostituirsi agli originali.
"Alcune delle aziende più grandi e potenti stanno, senza permesso, utilizzando il nostro lavoro per addestrare modelli di intelligenza artificiale. Questi sforzi mirano direttamente a sostituire il lavoro degli artisti umani con enormi quantità di “suoni” e “immagini” creati dall’intelligenza artificiale che diluiscono sostanzialmente le royalties pagate agli artisti. Per molti musicisti, artisti e cantautori che stanno solo cercando di sbarcare il lunario, questo sarebbe catastrofico”.
La richiesta della Artists Rights Alliance e dei suoi firmatari è, quindi, quella di garantire un maggiore controllo sullo sviluppo dell'intelligenza artificiale in modo da tutelare sia i compensi degli artisti che la qualità del prodotto creativo.
"Dobbiamo proteggerci dall'uso predatorio dell'intelligenza artificiale per rubare voci e sembianze degli artisti professionisti, violare i diritti dei creatori e distruggere l'ecosistema musicale".