Ozzy Osbourne:"Nei Black Sabbath non mi sentivo importante"
Il Principe delle Tenebre racconta di quanto si sentisse inferiore agli altri membri dei Black Sabbath e dei rimpianti per l'ultimo album della band
Quando uno pensa ai Black Sabbath pensa automaticamente ad Ozzy Osbourne. Certo, l'unico membro ad aver mantenuto le redini della band per tutta la carriera è stato Tony Iommi, mentre dal finire degli anni '70 i musicisti cambiavano, i cantanti si avvicendavano in continuazione ma la band verrà sempre ricordata come legata ad Ozzy.
E fa niente se dopo di lui il microfono sia passato ad artisti come Dio e Ian Gillan, i Black Sabbath resteranno sempre la band di Ozzy Osbourne.
Fa strano allora pensare che la percezione del diretto interessato rispetto ai suoi compagni di band sia decisamente diversa rispetto a quella dei fan.
In una lunga intervista a Stereogum per parlare del nuovo album Patient Number 9, il Principe delle Tenebre ha rivelato di essersi sentito spesso inadeguato e poco importante tra le fila dei Black Sabbath.
"Nei Sabbath non mi sentivo importante"
Ozzy ha parlato di quando partecipò al Live Aid del 1985 con la discutibile reunion dei Black Sabbath, dai quali era stato cacciato sei anni prima. Nel frattempo Ozzy si era preso la sua rivincita grazie al successo dei primi tre album da solista, dimostrando principalmente a se stesso quanto valesse davvero.
"Al Live Aid il mio patrigno (Don Arden, padre di Sharon e suo ex manager Ndr) mi ha presentato una causa e bevevo un sacco in quei giorni, ero gonfissimo. Non è stata una bella esperienza e pensavo mi sarei preso la mia rivincita sulla band. Ma la realtà è che fu semplicemente la prima volta che li vidi da quando me ne sono andato. Non è stata un'esperienza tragica e non mi sono strappato i capelli chiedendomi perché mi avessero licenziato. Erano solo i Sabbath".
Una presa di coscienza nata dalla libertà assaporata con la carriera solista che, grazie alla tripletta di album "The Blizzard Of Ozz", "Diary Of A Madman" e "Bark At The Moon", era decollata.
"Con i Sabbath non sentivo di essere importante per la band. Avevo la sensazione di essere solamente un contorno al loro show. Certo, arrivavo con le mie melodie ma non mi sentivo al loro pari perché non sapevo suonare alcuno strumento. Ma questo accadeva tanti anni prima, oggi quando penso a queste cose non mi sembra necessario", ha dichiarato Ozzy.
13 e i rimpianti per l'ultimo disco dei Black Sabbath
Ma perché allora Ozzy e i Black Sabbath hanno fatte cose insieme anche in futuro? La responsabilità è da attribuire principalmente alla volontà dai fan, spiega il cantante: "Se non fosse stato per i fan probabilmente non avremmo più rivisto la lineup originale. Era strano, perché i fan scrivevano che avrebbero voduto vedere nuovamente la line up originale e Sharon mi mostrava i loro messaggi ogni tanto ma non ho mai avuto la volontà di tornare in tour a tempo pieno".
Dieci anni fa, però, non solo Ozzy è andato in tour con la formazione originale quasi al completo ma ha anche registrato "13". Pur essendo il tredicesimo e ultimo album ufficiale della band, Ozzy dice di non essersi mai sentito davvero dentro a quel progetto: "Quell'album non mi ha dato niente, ad essere onesti. Certo, Rick Rubin è un mio buon amico ma ho semplicemente cantato su quel disco. E' stato come fare un salto indietro nel tempo ma non si è trattato di un momento glorioso. Anche Se Geezer ha scritto molti testi per me, cosa in cui è dannatamente bravo, non è stata un'esperienza sconvolgente per me".
L'unico tassello mancante, all'epoca, fu il batterista Bill Ward che non partecipò nè alle registrazioni del disco né al tour di addio e che negli ultimi anni a più volte espresso il desiderio di un ultimo giro d'onore con i Sabbath:"Penso che il percorso della band si possa considerare concluso e l'unica cosa di cui mi pento davvero è che Bill Ward non abbia suonato sull'album. Non era un vero album dei Black Sabbath".