05 ottobre 2023

Paul Stanley: "L'arte dei Kiss è emozionante, non ha a che fare con make up e fuochi"

Il frontman dei Kiss parla di come oltre agli effetti speciali ci sia altro: "Non facciamo arte intellettuale ma emozionante e per questo la connessione con i fan è potente"

Paul Stanley ha parlato di come vede la musica di Kiss e di come la band newyorkese sia sempre stata più interessata a spingere sul lato emozionale che su altri aspetti.

Intervistato da Gulf News, il frontman dei Kiss ha voluto sottolineare che, pur essendo i loro show ricchi di effetti speciali, l'aspetto teatrale non è mai stato quello principale.

Nella loro performance i Kiss non hanno mai voluto esprimere qualcosa di concettuale ma solo trasmettere emozioni, le stesse che avevano da ragazzi quando cominciarono a suonare.

Oggi, 50 anni dopo, i Kiss sono impegnati nel loro ultimo tour che si concluderà a dicembre nella loro New York.

I Kiss e le emozioni della loro musica

Gli show dei Kiss sono esplosivi, nel vero senso della parola, teatrali, spaziali. Vedere dei settantenni con addosso delle armature piene di borchie e make up farsi strada tra piattaforme volanti e giochi pirotecnici è, senza ombra di dubbio, qualcosa di impressionante.

Nel corso di 50 anni di carriera, la band di New York ha saputo creare qualcosa che riesce ad andare oltre la musica, un brand che ha prodotto qualsiasi oggetto degno di essere messo in commercio, dando vita ad un'iconografia immortale.

Al di là di tutti gli effetti speciali, il frontman Paul Stanley ha voluto specificare in un'intervista a Gulf News che, sì la teatralità del progetto Kiss, ma al centro c'è sempre stata la musica.

"Dico sempre che una band schifosa che fa uno show grandioso resta una band schifosa. La nostra band non è nata con tutto quello che abbiamo intorno oggi ma come un gruppo di ragazzi che voleva fare la musica che amava ascoltare. Ho visto i Led Zeppelin, Hendrix due volte e tutti i più grandi e sono stati una fonte di ispirazione per me", ha spiegato Paul Stanley. "Tutto questo non ha mai riguardato il far parte di una band con il make up e i fuochi. La nostra musica non ha bisogno di essere intellettualizzata o concettualizzata.

Quanto raggiunto dai Kiss è qualcosa non da tutti e, pur essendoci artisti più giovani in grado di fare più spettatori, Stanley si dice certo di aver fatto qualcosa di non comune: "Sono consapevole del fatto che ci siano artisti in grado di fare più spettatori ma non sono sicuro saranno in grado di farlo ancora fra 50 anni. Noi ci siamo riusciti. I nostri fan sono come parte di una tribù e noi non facciamo arte intellettuale ma arte emozionante. E' per questo che la gente ancora ricorda il primo concerto dei Kiss che hanno visto, la prima canzone che hanno ascoltato, la prima volta che ci hanno sentiti alla radio. La nostra è una connessione potente".


Paul Stanley: "L'arte dei Kiss è emozionante, non ha a che fare con make up e fuochi"
PHOTO CREDIT: Fotogramma

Vedere la fine della strada

Il 19 ottobre i Kiss daranno il via da Cincinnati all'ultima leg dell'End Of The Road Tour ma pure se da tempo, ormai, l'End Of The Road Tour è stato annunciato come il capitolo conclusivo della vita dal vivo dei Kiss, Gene Simmons sembra non escludere la possibilità di qualche show speciale.

A dicembre 2023 il tour si concluderà dove tutto è iniziato, a New York, nella storica cornice del Madison Square Garden ma, intervistato da un quotidiano di Las Vegas nei mesi scorsi, Simmons non ha chiuso ad altre possibilità di salire sul palco.

I Kiss avevano in programma una residency al Zappos Theater, nella 'sin city', che, previsto per il 2021 e 2022, non si è mai concretizzata. Forse anche per questo, e per l'incredibile richiesta del pubblico, il bassista della band penserebbe nuovamente ad una soluzione di questo tipo: "Non so davvero perché ci sia così tanta gente che voglio vederci ovunque. Ogni singola persona, che si tratti di quello che fa la toilettatura al mio cane o il tizio della lavanderia, tutti mi chiedono i biglietti per tutta la famiglia fino a tre generazioni indietro. Vegas? Non so, non so niente di queste cose ma sarebbe bello fare una residency a Las Vegas".

Paul Stanley, dal canto suo, ha rilasciato pochi giorni fa un'intervista a The Project parlando di come la prospettiva di finire la carriera dal vivo sia, quantomeno, interessante.

"Ora possiamo vedere la fine e trovo sia interessante. Da quando abbiamo cominciato ad organizzare tutto sono passati circa cinque anni e in mezzo c'è stata la pandemia che ha ritardato tutto", ha detto. "Abbiamo fatto 250 show per il tour End Of The Road, perché di strada ne abbiamo percorsa tanta, e nel farlo continuavamo a macinarne ancora. Per quanto sia difficile da credere siamo dei settantenni ma, da parte nostra, abbiamo raggiunto un punto in cui potremmo farlo per sempre. Siamo ancora al top ed è giusto ora fare un giro d'onore e andarcene a testa alta".