04 marzo 2017

Paul Stanley: "Vi racconto la mia vita con i Kiss"

Nostra intervista al leader della band. In concerto a Torino e Bologna il 15 e 16 maggio

"È stata una tremenda delusione non poterci esibire l'anno scorso a Monza, ma eccoci, non potremmo mai pensare a un giro di concerti che escluda l'Italia. Adoro la vostra terra, non vedo l'ora". Abbiamo raggiunto Paul Stanley nella sua villa di Beverly Hills. Il chitarrista e leader dei Kiss si prepara all'appuntamento live con i fans italiani, il 15 maggio a Torino e il 16 a Casalecchio di Reno. Intanto chiarisce il giallo che era a gennaio era scoppiato attorno a una chiamata di Trump per suonare all'Inauguration Day. "A molte band fu chiesto di esserci. Decidemmo di non partecipare per il clima fastidioso creatosi nel Paese, così diviso. Ma gli Usa non sono più spaccati di altre nazioni: dovremmo concentrarci sulla risoluzione dei problemi, certi messaggi sono fuori luogo". I Kiss, vicini al neopresidente, prendono le distanze dalla 'nuova resistenza americana promossa dal mondo dello spettacolo. "Guardiamo avanti, invece", propone Stanley. "Vediamo se il mondo troverà un assetto stabile o no. Aspettiamo e avremo la verità. Si possono dire molte cose tenendo la bocca chiusa. Le rockstar si esprimano, se proprio devono, come semplici cittadini, ma non sono più credibili solo perché hanno successo. Sono forse degli esperti? Cosa li qualifica per credersi tali?".


Paul Stanley (KISS)

Tornando al proprio lavoro, Stanley ricorda un caotico collegamento live via satellite per Sanremo nel 1982, quello condotto da Cecchetto. "Fu una cosa folle: era la prima volta che ci presentavamo in tre, Ace Frehley non voleva saperne. Il suo atteggiamento ci innervosì, ma onorammo l'impegno. Questo dimostra la nostra determinazione, da 43 anni a questa parte". Con il chitarrista solista ribelle ci fu un presunto tour d'addio nel 2000: "Per fortuna non fu così. È interessante che molti artisti annuncino lo stop e poi capiscano di non voler smettere. Non è disonestà, siamo esseri umani e le cose cambiano. Nel nostro caso, fu solo l'addio a due membri originari, Frehley e Peter Criss. La situazione era diventata insopportabile, un vero casino. Era nata come una reunion, ma non si poteva continuare". Nei mesi scorsi Frehley ha sperato di poter riunirsi a i vecchi compagni. "Ma non vedo perché riportare a bordo uno con cui ci eravamo separati. La porta resta chiusa. La band macina a meraviglia. Nessuna animosità: ho contribuito all'album solista e al video di Ace, gli auguro fortuna". Stanley nega che a un certo punto della storia dei Kiss Eddie Van Halen potesse entrare in formazione, e confessa che gli piacerebbe incrociare le chitarre con il suo amico Jimmy Page: "E' il più grande, il modello e l'ispirazione per tutti quelli venuti dopo". Si stanca mai, a 65 anni, di nascondersi dietro la maschera dello 'Starchild'? "No. E' una continua sfida e ne vado orgoglioso", giura Stanley. "Mi sento a mio agio dentro la maschera, è il nostro simbolo dagli anni Settanta. I seguaci più vecchi e devoti ci vogliono vedere così. E quelli nuovi ci scoprono". Un traguardo da raggiungere, dopo 43 anni di carriera? "Sarebbe bello suonare su uno dei pianeti scoperti dalla Nasa, ma temo che fra 39 anni luce non sarò più nei Kiss", ride Stanley.


Kiss - Rock And Roll All Nite - Rocks Vegas

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