Perché Pete Townshend degli Who fracassava le chitarre?

Come il chitarrista degli Who, Pete Townshend, ha trasformato fracassare chitarre elettriche sul palco in una forma d'arte.

Nella mitologia del rock, una delle immagini più vivide è quella di Pete Townshend degli Who che distrugge la sua chitarra elettrica sul palco, alla fine di performance memorabili. Ecco la storia di questo gesto estremo e delle tante controverse interpretazioni.

Mandare in pezzi una chitarra elettrica sul palco, schiantarla su un gigantesco amplificatore Marshall o fracassarla su una batteria rimane un gesto che - per quanto esagerato - fa parte del mito e della celebrazione rock più irriverente. Riflettori puntati su  Pete Townshend degli WHO, il chitarrista che - più di Kurt Cobain, Jimi Hendrix, Matthew Bellamy dei Muse o Paul Stanley dei Kiss - è riuscito a fare del "rompere una chitarra", una forma d’arte; un’istallazione sonora - oltre che visiva - diventata parte integrante dell’immaginario che ha reso gli Who una leggenda.  

La chitarra spaccata sul soffitto

Solo nel 1967, anno in cui gli Who pubblicano THE WHO SELL OUT, Pete Townshend ha demolito più di 35 chitarre. E da lì non si è più fermato, continuando a distruggere le sue sei corde attraverso tutti gli anni '70, '80, ’90 fino ai primi 2000. Per darvi un’idea; avete presente la Gibson SG? E’ la chitarra elettrica che abbiamo sempre visto al collo di Angus Young degli AC/DC o Robby Krieger dei DOORS. Bene, esiste addirittura una leggenda secondo la quale se le Gibson SG Special del ’68 e del ’69 oggi sono così rare è perché Townshend ne ha distrutto la gran parte durante i tour degli Who alla fine degli anni ’60! La storia di Pete Townshend che spacca le chitarre inizia in maniera assolutamente casuale: la prima volta che succede è un incidente. Ha raccontato Pete Townshend. “E’ successo per puro caso. Avevamo un ingaggio in un club dove ci esibivamo ogni martedì: una sera, suonando, ho colpiva il soffitto e la chitarra sì è spezzata. Sono rimasto sconvolto perché - ovviamente - non volevo che succedesse. A farmi ancora più nervoso, c’era il fatto che sembrava a nessuno del pubblico fregasse nulla della mia sciagura! Si era rotta la chitarra e - almeno - volevo la consolazione che al pubblico sembrasse di aver visto qualcosa di eccezionale. Quindi, ho iniziato a dimenarmi, a lanciare sul palco i pezzi di quella chitarra fracassata; poi ho preso la chitarra di riserva e ho iniziato a suonare come se fosse stato tutto programmato e studiato a tavolino. Quel teatrino improvvisato ha funzionato: il concerto del martedì successivo era pieno di gente incuriosita, entusiasta circa questa cosa delle chitarra distrutta! E’ diventata una leggenda che ha continuato a crescere perché - di città in città nelle quali andavamo a suonare - c’era la fila di gente che aspettava dicendo: "Oh sì: abbiamo sentito che sei quello che ha rotto la chitarra”. La fama di questa cosa sì è allargata al punto tale che, un giorno, si è presentato da noi un giornalista che scriveva su questo quotidiano importante, il Daily Mail; mi disse che se gli avessi garantito di rompere la chitarra al prossimo concerto, sarebbe venuto, avrebbe comperato la foto dell’impresa e raccontato quel gesto matto in prima pagina.

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