Phil Collins e la rullata di batteria che ha cambiato tutto
Phil Collins ha creato il suono che ha definito gli anni ’80: la storia del fill di batteria in "In The Air Tonight" e della rivoluzione del gated reverb
Non si sa davvero da dove cominciare quando si parla di Phil Collins. Nato il 30 gennaio 1951, Collins un artista il cui ambito d’azione – batterista, polistrumentista, cantante, produttore discografico, attore, membro di una delle più grandi band della storia del rock e poi rock star come solista – è talmente vasto da intimidire. La sua discografia solista vanta otto album in studio che hanno venduto oltre 33,5 milioni di copie certificate solo negli Stati Uniti, e una stima globale di 150 milioni, rendendolo uno degli artisti più venduti di tutti i tempi. È uno dei pochi, insieme a Paul McCartney e Michael Jackson, a superare i 100 milioni di dischi venduti sia come solista che come membro di una band iconica, in questo caso i Genesis.
Ma i numeri e i premi – tra cui otto Grammy, un Oscar, due Golden Globe, cinque BRIT Award e persino un Disney Legends Award – non bastano a raccontare l’impatto di Phil Collins. Per rendergli omaggio, abbiamo scelto di soffermarci su uno degli innumerevoli contributi rivoluzionari che ha portato nel rock: l’invenzione di un suono di batteria nuovo, il gated sound, che ha definito l’estetica sonora degli anni ’80. Un suono gigantesco, avvolto nel riverbero, ma incredibilmente definito e potente, tutt’altro che confuso.
Se sei un batterista e vuoi provare a ricreare la magia del suono di batteria di Phil Collins, non perderti questa chicca dall'archivio di Radiofreccia. Una guida al suono di "In The Air Tonight" firmata da Nessuno!

"Ho suonato quello che mi veniva"
Per capire di cosa stiamo parlando, andate al video di "In The Air Tonight" qui sotto e saltate a 3 minuti e 16 secondi: quel passaggio di batteria roboante è semplicemente uno dei momenti strumentali più riconoscibili mai registrati su nastro. Come la grattata di chitarra in "Creep" dei Radiohead che precede il ritornello, o dell’assolo di basso che lancia il groove in "Call Me Al" di Paul Simon. Ma questa chicca di Phil Collins non è solo un vezzo tecnico da musicista: è il punto d'origine del famoso suono di batteria 'gated', che avrebbe rivoluzionato la produzione musicale degli anni '80 e segnato un'intera estetica sonora. Collins raccontò in varie interviste che quella rullata leggendaria nacque come un guizzo improvvisato, catturato al primo colpo durante le registrazioni di FACE VALUE, il suo primo album solista del 1981. Un lavoro nato dopo una fase di grande crisi personale, segnato dalla fine del suo matrimonio e da un temporaneo allontanamento dai Genesis. Questo disco rappresenta un capitolo di rinascita artistica: intimo, personale e al tempo stesso rivoluzionario nella sua produzione, con un sound che mescola pop, rock e influenze sperimentali. “Non mi sono seduto a pensare: ‘Quale sarebbe il miglior fill di batteria per questo pezzo?’ Ho semplicemente suonato quello che mi veniva!” raccontava Collins. “Avevo solo deciso che in quel punto della canzone la batteria doveva entrare con forza. Probabilmente esiste una take in cui suono qualcosa di totalmente diverso."
Un suono destinato a segnare un’epoca
Ma oltre alla composizione di quella leggendaria rullata di batteria (14 colpi: 10 sui tom e 4 sulla grancassa, che dopo 44 anni continuano a far parlare di sé), è il suono di quella parte ad aver rivoluzionato l’estetica del pop e del rock degli anni ’80. La storia di quel suono, però, comincia prima, durante le sessioni di registrazione di un album di Peter Gabriel, ex cantante dei Genesis, prodotto dal leggendario Hugh Padgham, noto per i suoi successi con Police e Tears for Fears. È stato proprio Padgham a spiegare come nacque quel suono. L’idea era semplice: aggiungere un’enorme quantità di riverbero alla batteria, un effetto che amplifica e dà profondità al suono, facendolo sembrare più grande e avvolgente, come se risuonasse in una cattedrale o in una grotta. Il problema? Il riverbero si protrae sul colpo successivo, creando un risultato impastato e poco definito. La soluzione fu geniale: combinare un compressore e un noise gate. Questo sistema tagliava bruscamente la coda del riverbero pochi millisecondi dopo il colpo, lasciando ogni battito perfettamente definito. Così il suono di ogni colpo risultava gigantesco, ma senza "invadere" il successivo. Phil Collins confermò questa ricostruzione: “Stavo provando e improvvisando parti in studio, mentre Hugh smanettava con riverbero, noise gate e compressori... quel suono di batteria prendeva forma. Lo sentivo in cuffia e ho iniziato a suonarci sopra, creando il pattern che sarebbe finito su "In The Air Tonight". Pete Gabriel era nella regia e disse che era fantastico, di suonarlo in loop. Sapevo che quel suono era una bomba, tanto che dissi: ‘Se non lo vuoi tu, lo prendo io’.”
Alla fine, entrambi lo usarono: la traccia "Intruder" di Peter Gabriel, inclusa nel suo album PETER GABRIEL del 1980, è stata la prima testimonianza del gated reverb. Phil, invece, portò quell’idea nelle registrazioni di FACE VALUE, scrivendo non solo una hit memorabile ma un classico che avrebbe definito il sound di un intero decennio.