Nel giorno in cui Roger Waters annuncia il suo ritorno in Italia - nello specifico a Mediolanum Forum di Milano il 17 e 18 aprile e alla Unipol Arena di Bologna il 21 e il 24 aprile per il tour "Us+Them" - il nostro Eddi Berni racconta la sua esperienza a "These Mortal Remains", la mostra 'definitiva' sui Pink Floyd, "Prenotata a gennaio, sulla fiducia, perché ci sono band che non si discutono: ci si fida e si va".
Londra rivista dopo 18 anni si rivela piu’ bella dei ricordi e la mostra ospitata dal mitico Victoria and Albert Museum non delude. Si entra nel mondo dei quattro ragazzi più “siderali” della storia del rock, dagli esordi a Cambridge sul pulmino con la striscia bianca guidato da Syd Barrett fino alle ultime performance live e discografiche.
Un enorme album di ricordi al tempo stesso antico e attualissimo: quello che si vede appartiene alla storia, dalle chitarre di Syd ai poster psichedelici dei primi concerti , dalle copertine semplicemente magnifiche dello studio Hipgnosis alle foto dei quattro, che poi diventano cinque e tornano definitivamente quattro a causa dell’addio forzato di Syd Barrett, presente in magnifiche foto giovanili e nella polaroid che lo ritrae quel giorno incredibile in cui passò agli Abbey Road studios per le registrazioni di “Wish you were here”, e Nick Mason non lo riconobbe…..tanto era devastato dal tempo e dalla malattia.
E poi il maiale di “Animals”, i mostri di “The Wall”, il finale capitanato Gilmour con il folle live di Venezia…..tutte cose importanti, che raccontano e storicizzano la band e gli rendono il giusto e doveroso omaggio nel tempo e nella storia.
Ma la vera differenza la fa la musica, che si sente costantemente in cuffia durante la visita e che cambia automaticamente allo scorrere della sale e del tempo raccontato. La musica dei Pink Floyd non riesce ad essere vecchia e tanto gli oggetti, gli strumenti, le scenografie raccontano un tempo passato, tanto la musica dice che quelle emozioni li, quelle che Roger Waters e soci raccontavano tanti anni fa sono ancora presenti, vere, contemporanee nell’anima di chi li ascolta e si lascia pervadere dai loro suoni e dalle loro visioni.
Qualche limite la mostra ce l’ha: gli spazi sono un po’ stretti, e dato che è andata sold out in prevendita è praticamente impossibile vederla senza sgomitare con altri visitatori. E ovviamente questo non aiuta la mistica del racconto musicale……in piu’ – ma non poteva essere diverso - è inevitabilmente meno interessante dal punto di vista spettacolare della mostra dedicata a David Bowie.
Non è ovviamente un problema artistico, ma di “pezzi” da mettere in mostra: i costumi del Duca Bianco da soli valgono una mostra, i Floyd invece hanno sempre lavorato sulle gigantesche scenografie da palcoscenico che in uno spazio museale trovano ovviamente poco spazio.
La musica - come si diceva - è comunque la grande protagonista, e il finale è liberatorio e dedicato all’inizio e alla fine della band: non ve lo spoilero perché la mostra girerà per l’Europa e sicuramente verrà anche in Italia (si parla di un arrivo a Roma nel mese di Novembre Ndr) e allora…….se potete andateci. Ancora oggi i Pink Floyd sono un esperienza assoluta e superiore, anche in forma di mostra.