Rabbia, simpatia e cazzeggio: i Ramones sono ancora il punk più fresco di sempre. Cinque brani per scoprirne (o riscoprirne) energia, ironia e caos
I Ramones sono una band che oggi — affrontata da zero da chi non li ha mai sentiti — potrebbe sembrare quasi obsoleta, una reliquia al passato remoto, di un modo di fare rock che non esiste più. Perché, considerando quanto il punk rock si sia evoluto e raffinato — fino a diventare in molti casi pop punk — può apparire primitiva nella sua essenzialità: arrangiamenti ridotti all'osso, melodie e armonie scarne, testi senza profondità o introspezione.
Eppure, a oltre cinquant'anni dal loro omonimo debutto RAMONES del 23 aprile 1976, proprio in questa semplicità brutale, i Ramones restano inarrivabili. Perché inarrivabile è la loro energia pura, la freschezza sfacciata, quell’urgenza di dire qualcosa, anche se quel qualcosa non era un manifesto politico o una denuncia sociale. I Ramones erano la capacità di decifrare, con il suono del rock, il piacere supremo del cazzeggio e, assieme, l’insofferenza per lo scazzo cosmico: quella voglia di stare bene senza regole e senza ragioni e, allo stesso modo, di sentirsi a terra e insofferenti con tutto e tutti, semplicemente perché è così che ci si sente da teenager.
Chi erano questi Ramones?
Se i Sex Pistols — e in seconda battuta i Clash — sono stati i portavoce della rabbia nichilista, dell'insofferenza urbana e della voglia di ribaltare un sistema che stava soffocando una generazione di giovani inglesi frustrati dalla crisi economica e sociale, i Ramones erano tutta un’altra storia. Erano l'inno di una gioventù americana che voleva solo fare casino, tormentata e irrequieta per il semplice fatto di essere adolescente. Una generazione che sì, si era stancata di un rock anni '70 troppo pomposo, autoreferenziale e narcisista, ma che non cercava rivoluzioni: cercava velocità, volume e la libertà di fregarsene di tutto.
Il punk dei Ramones era musica così rumorosa da coprire ogni preoccupazione, farti incazzare e darti la carica per andare contro tutto quello che non ti andava giù e, con la stessa velocità, dimenticartene e divertirti. Quando essere polemico, rumoroso e disturbante è più importante delle ragioni per cui lo sei. Per spiegare davvero quanto i Ramones fossero diretti e immediati, amo sempre ricordare un aneddoto personale. Mio cugino Gianluca — a cui devo i miei primi LP di Clash, Police e Sex Pistols — mi raccontava che, durante gli esami di terza media nel 1977, si comprò l'allora appena uscito ROCKET TO RUSSIA per spararselo in cuffia e trovare il giusto sprint prima dell'orale.
Ecco cosa erano i Ramones: musica che arrivava dritta ai giovanissimi, senza bisogno di filtri o chiavi di lettura. Niente politica, niente prediche: solo canzoni sconclusionate e chiassose che parlavano di mode, tendenze, amori, malumori e passioni, con il sound più sporco, veloce e contagioso che si potesse immaginare in quegli anni. Così, mentre il punk dei Sex Pistols accendeva la miccia di un rock più cupo e rabbioso, che si prendeva molto sul serio e avrebbe infiammato band come Nirvana, Guns N' Roses e persino gli Oasis, i Ramones hanno lasciato in eredità quella vena di punk rock chiassoso, leggero e scanzonato che avrebbe ispirato i Blink-182, i Green Day, fino ad arrivare ad artisti come Avril Lavigne e Machine Gun Kelly.
