Quando Bowie unì le due Germanie con il concerto del Reichstag

Nel 1987 David Bowie suonò nella piazza del Reichstag di Berlino per un celebre concerto che unì idealmente le due Germanie divise dal Muro

Il 7 giugno del 1987 David Bowie si esibiva al centro di una Berlino divisa dal muro per il suo Glass Spider Tour, uno show che riuscì ad unificare idealmente le due Germanie, passando alla storia

Quando si pensa alla scena musicale di Berlino, paradossalmente, il primo nome che viene in mente è quello un artista britannico: David Bowie. Il legame tra Bowie e la capitale tedesca è indissolubile ed è proprio lì, nel cuore dell'Europa divisa dalla Guerra Fredda, che l'artista cercherà rifugio per riprendersi in mano la vita dopo gli eccessi americani.

Se Bowie cercò di elevarsi dal punto più basso in cui si era cacciato a causa degli abusi di droghe, nascondendosi tra le strade di Berlino che ispirarono capolavori come 'Heroes', il Thin White Duke riuscì in qualche modo a ricambiare mettendo in piedi uno show storico che per molti fu una vera e propria spallata al Muro.

Bowie e lo show al Reichstag di Berlino

Parlare di vero contributo di Bowie alla caduta del Muro di Berlino del 1989 è sicuramente esagerato, ma per molti tedeschi fu proprio un suo show ad unire, almeno idealmente, i sentimenti delle due Germanie divise.

Era il 7 giugno 1987 quando, all'interno del "Glass Spider Tour", Bowie salì sul palco di Platz der Republik, a Berlino Ovest, dove oggi ha sede il Reichstag, il cuore del Governo tedesco.

Il concerto faceva parte di uno show più grande, un festival che vide esibirsi anche Genesis ed Eurythmics, un evento per tutti i berlinesi che parteciparono in massa.

Un concerto rock, idealmente, poteva essere una cosa estremamente divisiva per gli abitanti delle due Berlino: un lusso per il popolo della parte Ovest, qualcosa di impensabile per quelli di Berlino Est.

Il luogo dell'evento, però, aveva una caratteristica unica: si trovava precisamente in uno snodo tra le due metà divise e, anche se organizzato a Berlino Ovest, era possibile sentire la musica provenire dal palco fino alla zona Est della città.

Un muro musicale che, invece di dividere il popolo tedesco, aveva la possibilità di muovere i giovani di tutta Berlino e farli cantare sotto lo stesso cielo.

Musica contro il Muro

La musica rock, del resto, era considerata pericolosa dai sovietici ma non c'era muro che potesse fermare le note provenienti dagli amplificatori. Secondo qualcuno, anzi, gli organizzatori del festival girarono appositamente le casse in direzione di Berlino Est, in modo che gli abitanti potessero partecipare virtualmente all'evento.

Sul palco Bowie presentò anche uno dei suoi brani più celebri, una canzone che era intrisa completamente della vita berlinese ai tempi della Guerra Fredda, una canzone di distanza e speranza che in un contesto del genere assumeva un significato completamente diverso.

Possiamo essere eroi, almeno per un giorno. Quelle parole probabilmente risuonarono nelle orecchie e nella testa di tutta la cittadinanza e, mentre a Berlino Ovest il pubblico acclamava Bowie, a Berlino Est migliaia e migliaia di persone si ammassarono a ridosso del muro per ascoltare il concerto: divisi ma uniti dalla musica.

Bowie, dal palco, rincarò la dose salutando "Tutti i nostri amici che sono dall'altra parte del muro". Un'apertura che cliccò un interruttore nelle anime dei giovani di Berlino Est ai quali l'accesso alla 'decadente' musica rock era vietato. Lo show risultò essere una provocazione bella e buona messa in piedi dagli organizzatori per sfidare i militari. La gente di Berlino Est cominciò a spingere il muro in decine di migliaia, come attratti da quella forza misteriosa, quella libertà che gli veniva impedita, ancora una volta, dai soldati che aggredirono tutti i presenti per riportare l'ordine.

Idealmente, lo show fatto da Bowie nella piazza del Reichstag risulterà per sempre un punto di non ritorno verso l'unificazione delle due Germanie.

Qualcosa di emozionante che lo stesso artista ricorderà negli anni a venire :"Li sentivamo urlare e cantare dall'altra parte del muro. Dio solo sa come ho fatto a cantare senza singhiozzare, avevo il cuore a pezzi. Non avevo mai fatto nulla del genere", dirà Bowie.

A proposito della potenza di Heroes, l'artista britannico dichiarerà a Rolling Stone che da quella sera il brano assunse una nuova vita: "Quella sera Heroes ci sembrò quasi un inno, una preghiera. Non l'ho mai più sentita in quel modo. Ero nella città dove l'avevo scritta e in quella particolare situazione che avevo raccontato. E' stato straordinario. E' stata una delle performance più emozionanti che abbia mai fatto, ero in lacrime."


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