23 aprile 2025

Quando gli Arctic Monkeys diventarono maturi con il secondo album

Dopo l'eclatante successo del debutto, con il secondo Favourite Worst Nightmare gli Arctic Monkeys si dimostrarono già maturi per cominciare una nuova era

Il 23 aprile del 2007 gli Arctic Monkeys pubblicavano nel Regno Unito "Favourite Worst Nightmare", secondo album che aveva l'ingrato ruolo di bissare il successo del debut "Whatever People Say I Am, That's Why I'm Not" (2006).

Diventati rapidamente grazie al passaparola la cosa più grossa ad uscire dal Regno Unito da tempo, i Monkeys avevano due possibilità: crollare o fare un passo in avanti, che è esattamente ciò che accadde.

Con un DNA rimasto intatto, gli Arctic Monkeys arrivarono al secondo disco con più imprevedibilità - le canzoni non erano state suonate allo sfinimento dal vivo come quelle del precedente - e un'incertezza di fondo sul da farsi.

Incertezza che, che si trasformò in libertà di provare e sperimentare nuove soluzioni e nuovi suoni, anche grazie al contributo della produzione affidata a James Ford e Mike Crossley.

Un cambiamento che traccerà per sempre la nuova direzione degli Arctic Monkeys e che renderà il disco il riassunto perfetto della band e delle sue incarnazioni passate, presenti e future.




Una sensazione da confermare

Quando arrivarono sulle scene nel 2006 con il debut "Whatever People Say I Am, That's What I'm Not", gli Arctic Monkeys erano già una sensation, la next big thing.

Prima band in grado di sfruttare veramente a proprio favore i social media di allora, quel MySpace che tanti sospiri regala ai giovanotti di una certa età, la formazione di Alex Turner mise subito le cose in chiaro.

Un occhio clinico e romantico per l'umanità, ritmi serrati offerti dalla ditta Helders e quelle chitarre angolari che diventarono il punto cardine intorno cui far ruotare tutta la scena indie sleaze, lascito di certe formazioni anni'80 che spaziavano dagli XTC a Gang Of Four e Vodoids, con sosta nella New York contemporanea degli Strokes.

Una potenza in grado di centrare il primo posto nella classifica di singoli UK con il debut 'I Bet You Look Good On The Dancefloor' prima ancora di aver fatto uscire un disco.

Divinità da pub locali portati a spalla da una fanbase peer to peer che portò nel nuovo millennio tutte le pratiche DIY del punk e dell'indie di un tempo.

Una situazione del genere avrebbe potuto mettere in difficoltà chiunque ma non i ragazzi di Sheffield che, attesi alla seconda prova, riuscirono ad evitare tutti i rischi di sorta.

Quando gli Arctic Monkeys diventarono maturi con il secondo album

Favourite Worst Nightmare, un secondo album ambizioso

Con un successo come quello degli esordi il pericolo risiedeva di giocare facile e ripetere la formuletta o crollare sotto il peso delle aspettative ma nessuna delle due cose si materializzò quando, nell'aprile del 2007 gli Arctic Monkeys pubblicarono "Favourite Worst Nightmare".

Uscito il 18 aprile in Giappone e il 23 nel resto del mondo sotto Domino, il secondo album degli Arctic Monkeys non fece altro che prendere quei ragazzini, se volete anche un po'sfigati, e traghettarli verso un futuro fatto di platee giganti e status al limite dell'intoccabilità.

Al di là dei numeri - "Whatever People Say I Am, That's What I'm Not" scalzò gli Oasis dalla classifica degli album venduti più velocemente nel Regno unito - gli Arctic Monkeys avevano nella compattezza della band e nella capacità di storytelling di Turner un'arma praticamente infallibile.

Era da anni che il Regno Unito non trovava un cantore della quotidianità ai livelli del frontman degli Arctic Monkeys che - insieme a Pete Doherty - mise il punto all'antica arte britannica che fu di Morrissey, relegando ai primi 2000 l'ultimo periodo davvero importante in termini di influenza, non solo musicale, per le band britanniche.

Favourite Worst Nightmare mantenne le promesse e prese quella band di Sheffield nata tra club, Myspace, passaparola ed NME e la trasformò in qualcosa di più grande ed ambizioso.



Una nuovo ritmo per gli Arctic Monkeys del futuro

L'album è stato registrato ai Miloco Studios di Londra e al Sunset Sound di Los Angeles, con il produttore di lunga data James Ford dei Simian Mobile Disco e Mike Crossley alla coproduzione. Queste sessioni hanno permesso alla band di sperimentare più liberamente con sonorità e texture.

La progressione al limite dell'hip-hop nel cantato di Turner e le chitarre spigolose e funk punk conservano il loro ruolo ma nel secondo album c'è qualcosa di più che risulta più complesso e meno sicuro.

Gran parte del merito, in questo senso, arriva dalla sezione ritmica devastante che vede il primo repentino cambio della band, con Nick O'Malley a prendere il posto del vecchio bassista, l'esausto Andy Nicholson, e fornire per fornire delle trame decisamente più ardite ed interessanti del passato.

E Matt Helders.

Matt Helders è forse uno dei più grandi unsung heroes della scena e il suo ruolo non è mai celebrato abbastanza. Comandante in seconda degli Arctic Monkeys, Helders è uno dei batteristi più potenti, sensibili e intelligenti del rock mondiale ed è proprio grazie alle soluzioni da lui trovate in Favourite Worst Nightmare che il disco riesce a prendere il volo, andando in direzioni inaspettate.

Quando hai un frontman come Turner che passa dal crooning ad un cantato serrato e sincopato, essere versatili non è un optional e in questo senso è Helders a permettere al frontman di potersi prendere dei rischi sia nella composizione che nel delivery, aggiungendo e sottraendo in maniera sempre precisa e funzionale al brano.

E allora ti trovi ad aprire il disco con un vero schiaffo in faccia come la doppietta Brianstorm / Teddy Picker ma anche a galleggiare a metà strada di Only Ones Who Know, suggerimento degli Arctic Monkeys più dilatati che verranno.




Un'evoluzione anche dal punto di vista dei testi

Anche dal punto di vista lirico, Favourite Worst Nightmare sembrò una nuova prova di maturità e l'arguzia di Turner cominciò a radicarsi in contesti meno sfacciatamente giovanili, lasciando il passo a versi più introspettivi che risuonavano anche con il clima a tratti più umbratile del disco.

Brani come "505" e "Do Me a Favour" rivelarono un lato malinconico e cinematografico nella scrittura della band, con Turner che esplorava temi di desiderio, dolore e confusione esistenziale.


Tracce come "Brianstorm" e "Teddy Picker" mostravano invece tendenze più aggressive e frenetiche, spesso criticando la fama, la superficialità mediatica e l'ipocrisia sociale.

Il processo di scrittura fu rapido e istintivo. La band si era stancata di suonare il debutto dal vivo e voleva evolversi, dando vita a una raccolta più matura e musicalmente ambiziosa. In sostanza, Favourite Worst Nightmare cattura la tensione inquietante tra la giovinezza e la crescita emotiva.

Mentre il debutto era incentrato su un crudo realismo, Favourite Worst Nightmare ha adottato un approccio più metaforico e poetico, mostrando l'evoluzione di Turner come paroliere.

Parlando del titolo con Uncut, Turner disse: "Abbiamo trovato tra i versi di 'D Is For Dangerous' ciò che cercavamo. Descriverei il peggior incubo preferito come qualcuno con la dipendenza da gioco: ne ricava qualcosa ma sa che gli fa male. Anche se nel contesto del brano l'espressione si riferisce ad una donna".


Un'istantanea di successo

All'uscita, Favourite Worst Nightmare debuttò al primo posto nella classifica degli album del Regno Unito, vendendo oltre 225.000 copie nella prima settimana. La critica ne elogiò la crescita artistica, l'audacia sonora e la profondità dei testi.

L'album fu candidato al Mercury Prize del 2007 e, pur non vincendolo (perdendo contro "Myths of the Near Future" dei Klaxons), consolidò il ruolo degli Arctic Monkeys come una delle band più vitali della loro generazione.

Singoli come "Fluorescent Adolescent", "Brianstorm" e "Teddy Picker" divennero immediatamente i preferiti dai fan, con "505" che in seguito ottenne lo status di brano cult come chiusura di scaletta durante i concerti e una rinascita virale nell'era dello streaming.

In retrospettiva, Favourite Worst Nightmare si pone come un disco di transizione, un ponte tra gli indie-rocker grintosi di Sheffield del loro debutto e gli avventurieri sonori che sfidano i generi di Humbug e AM.

Turner in seguito lo definì "un'istantanea di un gruppo di ventenni che cercano di capire le cose, diventando più audaci", e quello spirito pulsa ancora oggi in ogni riff e in ogni verso della band.