Storie di chitarristi: quando Hendrix lusingò Santana
Si dice i grandi chitarristi della storia del rock siano prime donne in perenne competizione. Ma quanto successe tra Hendrix e Santana dimostra il contrario.
Carlos Santana ha raccontato di quando, da ragazzo, incontrò il suo idolo Jimi Hendrix che gli fece un apprezzamento più che lusinghiero.
Poco più che ventenne, Carlos Santana è già un’istituzione della chitarra, un pioniere che, per primo, contamina il rock con i ritmi sudamericani. Nel 1969, la sua esibizione sul palco di Woodstock (Festival manifesto della cultura Hippie, tra i più leggendari della storia con quasi mezzo milione di partecipanti) traghetta non solo la chitarra elettrica ma anche groove e sensibilità armonica del rock, su lidi magici e inesplorati. Eppure, nonostante uno status artistico del genere lo rendesse - ovviamente - abituato a ricevere complimenti di ogni genere, l’incontro e gli apprezzamenti ricevuti da Jimi Hendrix, lo cambiarono per sempre. Non era infatti, una cosa da poco o scontata. Perché, per la loro stessa natura di strumentisti solisti, i grandi guitar hero portano cucita addosso questa immagine da prime donne, eccentriche ed egocentriche. Una credenza alimentata dalle rivalità - tra mito e leggenda - fra titani della sei corde come Jimmy Page (Led Zeppelin) e Ritchie Blackmore (Deep Purple) oppure tra Eddie Van Halen e Yngwie Malmsteen. Competizioni che - poco importa se reali o presunte - hanno contribuito ad accendere ancora di più fans e appassionati.
Invece, il più delle volte, i grandi chitarristi sono prima di tutto artisti così pervasi da una passione totalizzante per la musica e per il loro strumento, da rendere impossibile restino impermeabili al genio e al talento espresso da altri fuoriclasse della sei corde. Il caso più eclatante? Il G3, un carrozzone organizzato da Joe Satriani che dal 1996 porta sui palcoscenici di tutto il mondo, tre per volta, i migliori chitarristi del pianeta: in quasi trent’anni hanno diviso il palco, suonando e jammando in totale armonia e divertimento, Steve Vai, Eric Johnson, John Petrucci (Dream Theater), Paul Gilbert (Mr. Big), Robert Fripp (King Crimson), Steve Morse (Deep Purple), Yngwie Malmsteen…

Santana incontra la divinità Hendrix
La storia raccontata da Carlos Santana in una recente intervista a Forbes, si colloca proprio in questo secondo scenario. Santana spiega che, da ragazzo, ebbe l’occasiona di incontrare il musicista che lui considerava un’autentica divinità: Jimi Hendrix.
Hendrix non solo lasciò allibito Santana riconoscendolo ma lo ossequiò con l’apprezzamento più lusinghiero e - soprattutto - pertinente che lui potesse sperare di ricevere. Racconta Santana: “Jimi mi rivolse la parola chiedendomi se ero proprio io, Santana; quando io annuì, lui mi prese la mano e si complimento per il mio gusto nello scegliere le note”.
Il complimento era quello acuto di un artista sensibile che coglieva a pieno la peculiarità del giovane Carlos Santana. I chitarristi infatti - in una divisione grossolana ma comunque veritiera - potrebbero dividersi in due gigantesche e variegate macro categorie: quelli più votati alla tecnica, al virtuosismo, al sensazionalismo del loro fraseggio come Yngwie Malmsteen o John Petrucci, arrivando oggi a Tim Henson dei Polyphia; e quelli più protesi all’espressività melodica, al gusto, spesso minimale di un linguaggio più emotivo e spontaneo come Eric Clapton, John Mayer o - su tutti - David Gilmour.
Santana, musa di gusto e melodia
Carlos Santana è sempre stato pioniere e musa per questa seconda categoria di chitarristi. In Santana l’urgenza dell’esasperazione tecnica non ha mai attecchito e il suo fraseggio si è sempre basato su un’intensità melodica struggente e appassionata, sensuale e ascetica assieme. Un gusto per la melodia supportato da una vivacità ritmica spiazzante e giocosa. Ma quello di Jimi Hendrix non è stato l’unico smisurato attestato di stima ricevuto da Santana; nel corso della sua carriera il chitarrista è stato elogiato da Miles Davis, B.B. King, Eric Clapton. “Le prime volte che ricevi complimenti del genere” ha spiegato Santana “ti senti a disagio, ti sembrano quasi troppo perché - come tante persone - hai una scarsa autostima. Ma dopo un po’, questi complimenti, li accogli, li accetti e acquisti consapevolezza del tuo talento. Che non significa diventare arrogante. Semplicemente prendi atto della tua unicità e diventi grato per questo dono che possiedi”
Se Jimi Hendrix e Carlos Santana sfortunatamente non hanno mai potuto far confluire questa stima reciproca su un palco o su un vinile in un progetto comune, con Eric Clapton (altro suo profondo estimatore) Santana ha suonato diverse volte nel corso dei decenni. Come recentemente nell’esibizione al Crossroads 2023, spartendosi una toccante versione di “Black Magic Woman” suonata in omaggio a Peter Green.