Quando Mike Shinoda rischiò di essere fatto fuori dai Linkin Park
Shinoda racconta di quando, durante le registrazioni di Hybrid Theory, i discografici cercarono di incentrare il progetto solo su Chester Bennington
Nel 2024 i Linkin Park sono tornati per la prima volta con un nuovo album dopo la morte di Chester Bennington, "From Zero", e con la cantante Emily Armstrong nell'ingrato compito di prendere il posto di una delle figure più amate del rock moderno.
Ma cosa sarebbero diventati i Linkin Park senza l'altra metà portante della band, Mike Shinoda?
A parlare di quella che, ad un certo punto, sarebbe stata più che un ipotesi è il diretto interessato nel corso del podcast Mythical Kitchens'Last Meals.
La star Chester Bennington
Durante le registrazioni di "Hybrid Theory", album di debutto che si rivelerà essere uno dei più importanti degli anni 2000 e un successo commerciale incredibile, qualche discografico cercò di far fuori Shinoda e incentrare tutto il progetto solo su Bennington.
"Quando sei giovane e sei nuovo in un'etichetta, tutto ciò che vogliono fare e cercare di vendere al meglio i dischi. Vogliono le hit e, mentre facevamo Hybyrid Theory, non ci stavano a sentire. Non so spiegarlo ma noi eravamo sicuri che fosse un buon disco. Cosa più importante: ci sembrava di essere noi stessi", ha raccontato Shinoda. "Alcuni discografici presero in disparte Chester e gli dissero che era lui ad essere la star e che il progetto era da costruire intorno a lui. Non capivano ciò che noi stavamo facendo come band".
Ma, pur essendo il nuovo arrivato nella band, Chester sapeva quale era la scelta giusta da fare.
"Era arrivato nella band comprendendo il fatto di essere parte di un gruppo. E io ho sempre avuto la sensazione che lui volesse proprio far parte di una band. Era molto più fedele a noi che a loro. Venne subito a riportarci quanto accaduto. Quando gli abbiamo chiesto la sua risposta ci disse: 'Gli ho detto di andare a fare in culo' ".
L'effetto cover band
Con l'arrivo di Emily Armstrong in questa nuova fase dei Linkin Park sono arrivate anche le critiche, rispedite più di una volta al mittente da Shinoda.
La mente ed MC dei Linkin Park ha parlato così lo scorso novembre ai microfoni di Los Angeles Alt 98.7. della scelta fatta e di come la sua intenzione sia stata proprio cercare di evitare l'effetto cover band.
"Noi vogliamo che Emily sia Emily. Le canzoni sono le canzoni ed Emily è Emily. C'è stato un momento, intorno al 2019 o al 2020, in cui ricordo di aver visto in rete dei video di una cover band dei Linkin Park. I fan la amavano, erano lì' che dicevano 'Oddio, sono così bravi. Sembra davvero che canti come Chester'", ha spiegato Shinoda. "Ma il tuo cervello apprezza sempre di più una cosa quando diventa molto vicino a quella originale e poi, un attimo prima, si dirige nella direzione opposta e pensa di odiarla perché capisce che, in qualche modo, viene ingannato. E questo meccanismo non piace al cervello di nessuno".
Di qui la decisione di andare in direzione opposta ed evitare di replicare l'effetto cover: "Quando ho visto quei video ho pensato che fosse bello ma anche inquietante il fatto che assomigliassero così tanto a Chester. Mi metteva a disagio e mi ha fatto capire subito quale fosse la mossa giusta per noi. Mi piacciono le cover band ma non mi piace se siamo noi a diveltarlo. Quei ragazzi fanno un ottimo lavoro ma non è qualcosa che farei con la mia band".