27 marzo 2023

Queen + Adam Lambert, ecco il segreto dei nostri tour

All'annuncio delle date americane, la band parla di come il team e la mano dell'uomo siano i segreti fondamentali del The Rhapsody Tour

I Queen + Adam Lambert hanno annunciato la scorsa settimana le tappe nord americane del The Rhapsody Tour. Per l'occasione Brian May, Roger Taylor ed Adam Lambert hanno parlato con Billboard del ritorno della vita in tour.

Tra gli argomenti trattati, la capacità dei Queen di poter migliorare il tiro sempre di più in corso d'opera e quella di sviluppare man mano la propria visione artistica.

Uomo o Macchina? Nel 2023 lo scontro è vero, tangibile e fonte di grandi questioni filosofiche ma i Queen non hanno dubbio in merito: è proprio grazie al potere dell'uomo che accadono cose grandiose.

I Queen e la mano umana per The Rhapsody Tour

O almeno questo è ciò che avviene durante i tour della band che, all'annuncio delle date americane del The Rhapsody Tour, ha raccontato di come il fare totalmente affidamento su un fantastico gruppo di persone gli permetta di rendere ogni concerto diverso da quello successivo.

"Non vogliamo svelare tutti i segreti del tour ma la cosa è bella è che è il nostro materiale a darci le idee. Idee che noi siamo in grado di sviluppare in corso d'opera, inserendo man mano sempre più cose, dal punto di vista della produzione", ha detto Brian May.

Un rinnovamento costante che è sì aiutato dalla tecnologia ma che non sarebbe possibile facendo affidamento solo ad essa, secondo Lambert: "La tecnologia ci dà tanta libertà di creare, di dare l'ambientazione giusta ad una canzone. Abbiamo un sacco di giocattoli da usare e con cui divertirci ma anche un fantastico team creativo che lavora con noi e, se abbiamo un'idea interessante, ci permettere di aggiungere qualcosa in un paio di giorni. Una volta che prende il via il tour non è mai qualcosa di statico, non è mai lo tesso show ogni sera e possiamo aggiungere una canzone, modificare il set, la grafica. Libertà totale".

Entrando più nel dettaglio, il chitarrista dei Queen spiega in che modo il tour sia diverso dalla gran parte delle produzioni di pari grandezza: "Per noi il soundcheck è la cosa fondamentale, lo facciamo sempre. Ogni volta che ci spostiamo in una nuova città facciamo un soundcheck che dura anche due o tre ore. Proviamo cose nuove e il nostro team è così flessibile che potremmo chiedere effetti luci diversi, o di fare cose sugli schermi che loro lo farebbero al momento. Non lavoriamo utilizzando delle tracce registrate come fanno altri e questo significa che possiamo pensare e fare liberamente ciò che vogliamo. Siamo davvero fortunati ad avere un team tecnico in grado di gestire tutto al meglio. Molte di queste cose sono programmate per poter funzionare ad intervalli piuttosto regolari, noi ci affidiamo completamente al tocco umano, che è ciò che dà la sensazione live".


Queen + Adam Lambert, ecco il segreto dei nostri tour

Brian May e l'investitura a Cavaliere

Nel corso dell'intervista, Brian May ha anche commentato la sua recente investitura a Sir.

Due settimane fa, infatti, il chitarrista dei Queen è stato ufficialmente investito da Re Carlo III del titolo di Cavaliere dell'Impero Britannico durante una cerimonia

tenutasi a Buckingham Palace.

May è stato riconosciuto Sir per il suo lavoro a servizio della musica e della beneficenza. All'annuncio della sua investitura lo scorso anno, il chitarrista dei Queen disse che, per lui, il titolo sarebbe stato una sfida, una responsabilità e un'opportunità, quella di fare ciò che uno si aspetterebbe da un Sir, ovvero combattere per la giustizia e per le persone che non hanno voce in capitolo.

"È stato bello! È stato molto più eccitante di quanto pensassi, davvero. Abbiamo interagito molto con Re Carlo: era al Live Aid! Abbiamo lavorato con lui al Prince's Trust, che è un meraviglioso ente di beneficenza che si prende cura dei giovani, nel corso degli anni", ha spiegato May. "Quindi incontrarlo ed essere investito da lui, per me è stato davvero un grosso affare. Abbiamo avuto una piacevole chiacchierata su come la vecchiaia ci sta trattando, perché abbiamo più o meno la stessa età. È abbastanza carino, sento che mi ha dato un po' più di potere per fare il lavoro che faccio con gli animali. Lo vedo in quell'ottica, non tanto come un premio, ma come una sorta di empowerment".