Queen, Brian May e la voce di Freddie dopo la sua morte

Il chtiarrista dei Queen parla della difficoltà avute nel processare il lutto per Freddie sotto i riflettori e nel lavorare con la sua voce su "Made In Heaven"

Brian May ha raccontato di quanto sia stato traumatizzante per lui lavorare a "Made In Heaven".

L'album, ultimo disco dei Queen e primo pubblicato dopo la morte di Freddie Mercury, è stato realizzato dalla band utilizzando le tracce vocali registrate in vita dal cantante.

Lavorare al disco, utilizzando la voce dell'amico e compagno scomparso nel novembre del 1991, è stato un procedimento che ha segnato profondamente il chitarrista.

Brian May e l'esperienza traumatizzante di Made in Heaven

Intervistato dalla BBC, Brian May ha parlato della registrazione di "Made In Heaven", album pubblicato dai Queen nel 1995 e realizzato creando la musica sulle tracce vocali incise da Freddie Mercury poco prima di morire.

Un modo di lavoro inusuale che ha tanto traumatizzato quanto aiutato il chitarrista dei Queen a processare il lutto per la scomparsa di Freddie.

Parlando ai microfoni dell'emittente britannica, Brian May ha affrontato i temi della depressione e del lutto parlando di come è stato per lui lavorare per la prima volta ad un disco dei Queen senza Freddie.

"E'stato molto bizzarro e traumatizzante", ha spiegato May, "Ho passato ore, giorni, settimane a lavorare con piccole parti registrate dalla voce di Freddie. Ascoltavo la sua voce tutto il giorno e tutta la notte. In certi momenti pensavo 'Grande, suona alla grande Fred...Oh, non sei più qui".

Nonostante le difficoltà, racconta May, "Made In Heaven" è forse, paradossalmente, il suo disco preferito dei Queen: "E' stato difficile. A volte devi allontanarti, guarire e poi tornare, ma ho provato una gioia immensa e un grande orgoglio nello spremere le ultime gocce di ciò che Freddie ci aveva lasciato. Amo ancora quell'album e penso che sia il disco dei Queen che preferisco. Contiene dei momenti molto profondi, dei veri tesori".

Una perdita sotto i riflettori

Parlando poi del modo in cui i restanti membri dei Queen hanno affrontato la perdita dell'amico, Brian May ha raccontato di come lui e Roger Taylor si siano gettati nella carriera solista.

Un modo per concentrarsi su qualcosa di musicale ma lontano dalla precedente esperienza con i Queen, per compensare la mancanza di Freddie.

"Penso che sia io che Roger abbiamo processato normalmente il lutto ma il tutto è stato accentuato dal fatto di averlo dovuto fare pubblicamente", ha detto.

Proprio in risposta a questa attenzione da parte dei media e del pubblico sui membri superstiti dei Queen, Taylor e May hanno deciso di 'prendere le distanze' dalla band e intraprendere la carriera solista: "In qualche modo abbiamo cominciato a negare la cosa. Come a dire 'Sì, ok, abbiamo fatto i Queen ma ora facciamo altr'o. Io e Roger ci siamo concentrati sulla nostra carriera solista perché non volevamo parlare dei Queen. So che sembra senza senso perché abbiamo passato la metà delle nostre vite a costruire la band ma all'epoca non ne volevamo sapere. Era il nostro modo di processare il lutto ed è andato avanti per un po'".

Un rifiuto che May ha espresso in maniera plateale facendo propria la lezione data dallo scioglimento dei Beatles e le distanze messe da Lennon tra lui e la band in uno dei pezzi più rivelatori della sua carriera solista: "Sono arrivato al punto di adattare 'God' di John Lennon quando suonavo dal vivo, solo per dire i versi 'Non credo più nei Queen'. E' stata una grande reazione contraria la mia. Non era necessaria ma lo facevo perché non riuscivo ad accettare la cosa".

Il problema dell'essere sotto l'occhio pubblico è stato ciò che ha reso la perdita di Freddie completamente diversa rispetto a quella del padre di May, avvenuta lo stesso anno: "E' stato tutto molto difficile da gestire, complicato accettare la morte di morte, avere una prospettiva ma si è trattato di qualcosa di privato. Perdere Freddie è stato come perdere un fratello ma con l'aggravante di doverlo fare sotto i riflettori. Eravamo costretti a dover andare continuamente faccia a faccia con la cosa pubblicamente. Per questo di solito mi nascondo negli anniversari della sua morte".


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