In un estratto del libro artistico pubblicato da Thom Yorke e Staley Donwood, il frontman dei Radiohead dice di aver praticamente inventato Twitter molti anni prima che nascesse. Il passaggio è un estratto dal libro "Kid A Mnesia" che raccoglie la collaborazione grafica tra i due per i Radiohead, pubblicato in concomitanza con l'uscita dell'omonimo cofanetto celebrativo.
Il blocco creativo di Thom Yorke
E uscito la scorsa settimana "Kid A Mnesia", un triplo album pubblicato dai Radiohead in occasione dell'anniversario degli album Kid A e Amnesiac, usciti a meno di un anno di distanza tra 2000 e 2001, che contiene anche l'album "Kid Amnesiae". Al suo interno anche gli inediti If You Say The Word e Follow Me Round.
In contemporanea, la band di Oxford ha pubblicato anche KID A MNESIA Art Book un libro che, in 300 pagine, celebra i processi e le grafiche create per Kid A e Amnesiac, nati dalla collaborazione tra i Radiohead e il fedele Stanley Donwood.
Proprio da un estratto del libro pubblicato sul Guardian, si apprende di un periodo particolarmente difficile per Thom Yorke dopo il successo di "OK Computer", che ha portato il leader dei Radiohead ad allontanarsi dalla musica per dedicarsi ad altre forme d'arte.
"Dopo OK Computer tutti quelli coinvolti si sono sentiti un po' come parte di un circo. Personalmente io sono completamente crollato dal punto di vista psicologico, così come Stan" - scrive Thom Yorke sul libro - "Invece di essere grati per quello che stava accadendo intorno a noi provavamo esattamente l'opposto. Volevamo fortemente essere al di fuori da tutto, c'era sospetto e rabbia in tutto. Completamente fuori proporzione e poco salutare ma era aravamo arrivati a quello".
Una situazione che portò il frontman dei Radiohead verso un blocco creativo e la ricerca di nuove passioni:"La mia compagna dell'epoca, Rachel, mi consigliò di allontanarmi completamente dalla musica e dedicarmi ad altro, quindi iniziai a dipingere qualsiasi cosa vedessi, specialmente paesaggi. Il paesaggio diventò una cosa molto importante del processo, perché servì a sciogliermi. Sedermi davanti ad un paesaggio e cercare di rappresentarlo come potevo per non ascoltare quello che avevo nella testa, è stata un'esperienza molto liberatoria".