Recensioni Flash #1204

The Decemberists - Sunflower Bean - Thirty Seconds To Mars

THE DECEMBERISTS - "I'LL BE YOUR GIRL"

Colin Meloy è uno dei migliori cantori dell'indie-folk statunitense disagiato e con il nuovo The Decemberists cerca di portare il tutto nell'era moderna, cercando di svecchiarsi infarcendo di synth strutture melodiche classiche e immagini a lui care come l'appello dell'opener 'Once In My life' (Oh for once in my life/could just go something right?).  La voce di Meloy si muove sempre a metà strada tra Michael Stipe  e Jeff Mangum , lo spirito dalle parti di Morrissey e le basi di brani come 'Cutting Stone' e 'Severed' - singolo  - sono immerse negli anni '80, mossa che, se all'apparenza poteva risultare rischiosa per una band come The Decemberists, si rivela essere azzeccata. 'Tripping Alone' e 'Sucker's Prayer' sono ballatone come una volta mentre 'We All Die Young' è un glam in stile Gary Glitter che pecca eccessivamente di scarsa naturalezza e pomposità un po' casuale, elemento, quello epico, che trova invece maggior senso in 'Rusalka Rusalka/The Wild Rushes'. Nelle liriche ci sono le invettive contro la presidenza Trump, l'autocommiserazione e più in generale una visione negativa  che si spiega da sola in titoli come 'Everything Is Awful' perché quello, Meloy, non lo cambierà mai e anche la chiusura affidata alla titletrack, lascia intendere che, ok la svolta, ma in fondo le radici non si dimenticano mai.



SUNFLOWER BEAN - "TWENTYTWO IN BLUE"

A distanza di due anni dal debut "Human Ceremony" il trio di Brooklyn pubblica "Twentytwo In Blue", 22 come gli anni dei loro membri che mostrano una maturazione non sempre così scontata alla loro giovanissima età.  Nonostante i riff nella lettera a New York City che è la opener 'Burn It',  i suoni po' più sporchi degli esordi vengono rimpiazzati dal soft rock settantino che profuma dei Fleetwood Mac di "Rumours" e nel primo singolo 'I Was A Fool' il debito nei confronti di 'Dreams' è evidente sia nella scrittura che nella voce di Julia Cumming molto vicina a quella di Stevie Nicks.  Leggendo testi come quello di  'Twentytwo',  sulle pressioni e le aspettative di una giovane donna, sul diventare grandi, vien da pensare che i ragazzi siano cresciuti in fretta con un primo album già all'attivo ma il senso di inadeguatezza e di ribellione nel confronti del mondo ancora solido. Fatta eccezione per la rabbia politica e generazionale di 'Crisis Fest' e 'Human For' che ancora conservano le distorsioni da teenage angst l'album scorre elegante tra intrecci armonici, le voci della Cumming e di Nick Kivlen si sposano alla perfezione, e chitarre sognanti. 'Memoria'  porta avanti il semplice concetto del 'c'è un motivo se il passato è passato' e 'Only A Moment' è un lentone dreampop che resta in testa. La bravura c'è, l'età  è dalla loro parte e chissà dove arriveranno i Sunflower Bean.



THIRTY SECONDS TO MARS - "AMERICA"

Nel titolo del quinto album dei Thirty Seconds To Mars ci sono tutte le intenzioni di Jared Leto, l'uomo più lontano dall'immobilismo, splendido quarantaseienne che passa con nonchalance dalla musica al grande schermo, riuscendo a conquistare riconoscimenti qualsiasi cosa faccia. L'irrequietezza del frontman si esprime da sempre anche nella musica dei Thirty Seconds To Mars, trio attivo dal 2002 che negli anni è passato dai pezzi fortemente suonati e quasi prog degli esordi a virate verso l'alt rock e all'introduzione sempre più importante di innesti elettronici che trovano in "America" un punto di arrivo. La volontà è quella di fare una fotografia completa degli Stati Uniti, uno scatto composto dalla musica, appunto, che strizza l'occhio a tutte le tendenze più in voga, dal progetto grafico dell'artwork che si affida a una serie di liste che catturano un momento, dalla gente che Leto ha incontrato in un viaggio in autostop nel cuore del Paese - la stessa ritratto nel documentario 'Walk On Water' - l'anima di un'America sempre più divisa e persa nelle sue contraddizioni. Il sacro e profano si incrociano spesso, le immagini bibliche tra diavoli e camminate sull'acqua si sprecano e certe liriche, al di là delle storie e dei pretesti, sono quasi autoassolutive ma funzionali a presentare il messaggio politico dietro i versi. Certo, gli amanti delle sortite più rock dei Mars avranno di che recriminare - immagino che la sensazione sia simile a quella provata a molti fan dei Linkin Park con "One More Light" dove ciò che resta è la voce di Leto e l'epicità di molti brani come 'Great Wide Open', la strumentale 'Monolith', 'Live Like A Dream', il primo singolo 'Walk On Water', forse il pezzo più riuscito. Le collaborazioni con Zedd, A$AP Rocky, Halsey e altri sono stilisticamente una presa di posizione tanto quanto l'utilizzo massiccio di beats, millenial whoop, la fusione di basi trap miste a chitarre, generi che entrano ed escono gli uni dagli altri, forse anche troppo tanto che quando arrivano i toni acustici di 'Remedy' si prende una boccata d'aria. "America" richiede ancora una volta apertura mentale agli amanti della band e del rock puro, ma forse è proprio quello che vogliono comunicare i Thirty Seconds To Mars con un lavoro che è più un progetto multimediale che un disco puro.



Sunflower Bean — "Twentytwo" (Official Music Video)

The Decemberists - Severed

Thirty Seconds To Mars - Walk On Water (Official Music Video)

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