02 luglio 2018

Recensioni Flash #0207

Nell'edizione di oggi il fantastico ritorno di Florence + The Machine, il terzo album dell'ex Smiths Johnny Marr e la terapia di Mike Shinoda

FLORENCE AND THE MACHINE - "HIGH AS HOPE"

Se si pensa al nome della creatura di Florence Welch, il riferimento alla macchina e addirittura l'autodefinizione di Florence Robot nelle fasi embrionali del progetto, l'alto tasso emozionale della voce e delle liriche dell'artista britannica sembrano quasi uno scherzo. Vero è ancora di più in quello che è il quarto album in quasi dieci anni di attività, "High As Hope", che ci consegna una Florence indifesa e in ripresa, un'artista che - seppur non nuova all'apertura - troviamo qui onesta come non mai. La rottura con Felix White dei Maccabees ha messo l'eterea trentaduenne per l'ennesima volta al cospetto delle sue fragilità che in tutto l'album vengono esposte in modo confessionale, in un continuo dialogo con i familiari, gli amici, l'Alto, la 'stella polare' Patti Smith, il suo pubblico e soprattutto se stessa.

Florence scende a patti con la distruttività selvaggia della sua giovinezza e il bisogno famelico di colmare i vuoti a tutti i costi, la necessità dell'amore, la bellezza quasi invincibile delle ragazze che oggi vivono l'età che lei ha affrontato nella nebbia ma soprattutto il palcoscenico come protezione. Chi si aspetta le orchestrazioni e il melodramma marchio di fabbrica di Florence le troverà anche in questo disco utilizzate però in modo meno lussureggiante e pomposo che in passato, fatta eccezione per alcuni casi (il fortissimo singolo 'Hunger' che penetra come una lama o i tribalismi di '100 years'). Umana, troppo umana nonostante le vesti quasi dionisiache è la Welch che si affida a delle canzoni scritte bene ma maggiormente compite e sobrie, come se il ruolo della musica sia qui solo filmica e da sottofondo alla voce sempre più intensa che ha troppe cose da dire, troppi versi da vomitare e la necessità di prendersi la scena senza girarci intorno. Sincerità e pochi fronzoli, questa la cifra stilistica per raccontare i tormenti di una giovane donna e di una grande star per la quale lo scambio con la sua 'gente' è davvero una necessità, una ricerca di empatia per proteggersi dai suoi fantasmi, e un momento per sopravvivere, insieme. Per ammirare Florence + The Machine dal vivo appuntamento nel 2019, il 17 marzo a Bologna e il 18 a Torino.


JOHNNY MARR - "CALL THE COMET"

Colpito dagli eventi politici mondiali degli ultimi anni Johnny Marr ha deciso di dare vita in “Call The Comet” alla sua personale civiltà alternativa del futuro, una società dove si muovono personaggi ancora spinti da valori. Musicalmente il terzo album solista dell’ex chitarrista degli Smiths non è un viaggio sci-fi ma è forse quello con i suoni di chitarra più vicini ai suoi anni ’80 e quello più ‘mancuniano’ immerso, però, in un’atmosfera rarefatta. Quello di Marr è un caso particolare di songwriter leggendario che prima di far spuntare il suo nome su una produzione ha aspettato una quindicina di anni - “Boomslang” del 2003, ma comunque in compagnia dei The Healers - preferendo una carriera da ‘hired gun’ (Pretenders, Talking Heads, The The, Modest Mouse, The Cribs, oltre a una serie enorme di collaborazioni e il progetto Electronic con Bernard Sumner di Joy Division/New Order) e dilazionando addirittura al 2013 il primo album a firma unica Johnny Marr. Fa quindi strano parlare di terzo album per un veterano che, d’altro canto, ha dovuto portarsi dietro il fatto di essere la controparte a sei corde di uno dei lyricist e cantanti più importanti della storia inglese, quel Morrissey ormai fuori controllo che ha virtualmente reso complicato l’immaginarsi un cantato diverso sopra i riff di Marr. Se già nei precedenti lavori c’era del buono in “Call The Comet” il guitar hero di Manchester riesce a portare il suo mondo in primo piano con una ritmica solida e la sua voce che sono entrambe sorrette da quei giri jangling che lo hanno reso famoso come in ‘Hi Hello’ che è praticamente ‘Seven Nation Army’ - la strofa ricorda abbastanza il brano dei White Stripes - rifatta in chiave Smiths e i suoni nostalgici e sognanti al livello dei suoi momenti maggiori. 'New Dominions' e 'Actor Attractor' sono il post-punk di matrice Factory rifatto proprio, in 'Walk Into The Sea' c'è l'apertura ai suoni psichedelici. Il guitar pop sopraffino di cui Marr è da sempre portatore sano viene spinto in questo nuovo lavoro su altri livelli, in territori dilatati unendo tutti i momenti della sua carriera in un punto ben preciso che si potrà ammirare dal vivo in Italia nell'unica data italiana il prossimo il 29 novembre al Fabrique di Milano.


MIKE SHINODA - "POST TRAUMATIC"

Fra circa due settimane sarà un anno che Chester Bennington dei Linkin Park ha lasciato questo pianeta, un anno in cui il suo compagno di band si è trovato a dover far i conti con tutto quello che la tragedia ha comportato sia sul piano personale che su quello professionale, per quanta differenza ci possa essere in tal caso. Dopo un periodo naturale di metabolizzazione in autunno i Linkin Park sono tornati sul palco per la prima volta, all'Hollywood Bowl, con molti amici ed ospiti in un tributo a Chester e tutti i dubbi e le paure che ne conseguono qui sistematicamente documentate. "Post Traumatic" non è solo il titolo del primo album solista di Shinoda, e del primo EP, ma è la fotografia di un momento, un bisogno, un diario da mettere in musica. Dal punto di vista strettamente artistico l'album, per chi si aspettava un disco dei Linkin Park, è monco ed è l'espressione della scomparsa di Chester con Shinoda che fa prevalere la sua formazione di MC finendo per creare un lavoro più vicino all'hip-hop e le sonorità electro tendenti al pop del'ultimo periodo della band che altro e il lato emozionale, come ovvio, ingloba tutto. "Post Traumatic" non è un album quanto la terapia del co-leader dei Linkin Park per cercare di affrontare la scomparsa di Chester, una testimonianza fatta dai messaggi degli amici in casella vocale riprodotti i 'Place To Start', i sensi di colpa per il pensiero di poter fare qualcosa, la paura di come affrontare il futuro ora che il peso della band è solo sulle sue spalle, la sensazione di spaesamento. Il debutto solista di Mike Shinoda troverà dalla sua parte i fan dei Linkin Park in brani come 'Watching As I Fall', 'Nothing Makes Sense Anymore', 'Crossing A Line' o 'Ghosts' ma, in fondo, questo album non sembra essere pensato per loro ma come semplice sfogo personale e bisogna trovarne il valore andando oltre il lato artistico. Mike Shinoda si esibirà in una sola data italiana per Milano Rocks prima dei Thirty Seconds To Mars il prossimo 8 settembre.


  • Florence + The Machine - " High As Hope"
    Florence + The Machine - " High As Hope"
  • Johnny Marr - "Call The Comet"
    Johnny Marr - "Call The Comet"
  • Mike Shinoda - "Post Traumatic"
    Mike Shinoda - "Post Traumatic"

Crossing A Line (Official Video) - Mike Shinoda

Crossing A Line (Official Video) - Mike Shinoda