26 agosto 2024

Reunion degli Oasis e ritorno dei Linkin Park: ecco la settimana dei quarantenni

In un paio di giorni (pare) gli annunci della reunion degli Oasis e del ritorno dei Linkin Park, due operazioni che vanno oltre la sola nostalgia

Nel giro di pochi giorni i Linkin Park hanno fatto partire un conto alla rovescia misterioso e gli Oasis hanno indicato al data in cui, con ogni probabilità, verranno svelati i dettagli della reunion più chiacchierata del mondo.

Questa settimana sarà forse ricordata come quella in grado di soddisfare il sogno di ogni quarantenne appassionato di musica rock.

Come un fulmine a ciel sereno (ma nemmeno tanto) due dei fenomeni più grandi degli anni a cavallo tra i '90s e il nuovo millennio hanno preparato il terreno per degli annunci che, salvo sorprese, monopolizzeranno i media per molti giorni.

La settimana di Oasis e Linkin Park

Oasis e Linkin Park, Regno Unito vs Stati Uniti, due modi di fare musica diametralmente opposti eppure vicini nell'essere la rappresentazione più potente della loro scena nel mondo e band simbolo di un decennio.

Prima sono arrivati i Linkin Park che hanno fatto partire un countdown quantomeno sospetto sui canali social, 100 ore prima di un misterioso annuncio che si concluderà nella serata di mercoledì 28 agosto e che potrebbe riguardare il ritorno, per la prima volta, della band dopo la morte di Chester Bennington.

Poco più di 24 ore prima, gli Oasis faranno il loro annuncio, alle 9 del mattino, le 8 in Inghilterra, come svelato dal teaser pubblicato sui canali social della band, dei fratelli Gallagher e come mostrato alle spalle di Liam Gallagher alla fine del suo show da headliner al festival di Reading & Leeds.

Due giorni per far venire un colpo al cuore a tutti quei quarantenni, o giù di lì, che per motivi diversi hanno trascorso la loro adolescenza con la musica di una o dell'altra band come colonna sonora.


Il conto alla rovescia dei Linkin Park

La posizione dei Linkin Park è sicuramente la più scomoda e ne sanno qualcosa i fan di band come i Queen che, dopo la morte di un'icona come Freddie Mercury, non hanno mai perdonato a Brian May e Roger Taylor la decisione di andare avanti comunque tirando a bordo nomi come Paul Rodgers e, soprattutto, Adam Lambert.

A guardare le attività dei Queen nel post Freddie Mercury si nota sicuramente una particolare attenzione al business, un aspetto che viene spesso considerato come meritevole di vergogna ma che a certi livelli è assolutamente una parte importante del gioco e lo stesso Freddie sarebbe d'accordo.

Dove finisce la legittima possibilità di una band di continuare a fare musica dopo la scomparsa del loro frontman e dove inizia il (mancato?) rispetto nei suoi confronti? E' difficile da dirsi ma certo è che Mike Shinoda e i Linkin Park hanno sempre fatto le cose per bene, negli ultimi anni.

Senza andare a fare paragoni, Chester Bennington è una figura simile a quella di Mercury: un grande cantante in grado di accompagnare la vita di milioni di persone, aggiungendo ancora di più una componente profonda, un potere salvifico che l'artista americano racchiudeva in sé, nella sua voce e nelle sue parole.

Uno che, come ha detto Brian May di Freddie Mercury, è talmente iconico che i fan criticherebbero la band anche se al suo posto ci mettessero Gesù in persona.

Dalla tragica morte di Bennington nell'estate del 2017 i Linkin Park hanno tenuto un profilo basso procedendo per step e elaborando loro stessi il lutto con le proprie tempistiche. Prima lo show tributo, poi gli EP di Shinoda da solista seguiti da una serie di uscite di archivio per celebrare alcuni anniversari che hanno permesso ai fan di accostare nuovamente la voce di Chester a qualcosa di mai sentito prima.

Un lento preludio ad un ritorno che non è confermato, e in tal caso il conto alla rovescia si tradurrà in una bella cantonata per tutti, ma che stando alle voci degli ultimi mesi porterà nuovamente i Linkin Park in tour.

L'accortezza avuta ancora una volta dalla band vuole che a sostituire Bennington non parrebbe esserci un altro cantante bensì una voce femminile o addirittura più voci, unica cosa da fare per andare avanti cercando di non urtare la suscettibilità dei fan più accaniti o la memoria dei tempi che furono.

Una ripartenza che sa di nuova era ma con tutta la dignità possibile per consentire a chi non è riuscito a vedere i Linkin Park nella formazione storica, di partecipare ad una celebrazione collettiva della band e della vita di Chester Bennington evitando lo sgradevole effetto tributo che emerge da operazioni simili quando vengono fatte senza le dovute accortezze.


La reunion degli Oasis, questa volta davvero

E una celebrazione collettiva sarà anche quella che la prossima estate si troveranno verosimilmente a vivere i fan degli Oasis, protagonisti di quella che è forse la reunion più chiacchierata ed attesa degli ultimi anni.

Sono passati esattamente 15 anni dall'ultima volta che i fratelli Gallagher sono saliti insieme sul palco, era l'agosto del 2009, e da allora Liam e Noel sono comunque riusciti a monopolizzare i media britannici con la loro musica ma, sempre e comunque, con le loro schermaglie.

Da tempo al centro dei litigi c'è proprio il tema della reunion, tanto agognata da Liam quanto costantemente rispedita al mittente da Noel in un gioco di costruzione mediatica in cui gli Oasis sono sempre stati imbattibili.

Se sono sempre ancora loro gli artisti inglesi più chiacchierati del mondo c'è da riconoscere una sapiente gestione della comunicazione che ha costruito un hype incredibile su una reunion di cui nell'ambiente si parla con certezza già da anni.

Difficilmente si poteva scegliere un momento migliore di questo, però, per fare un annuncio che, per l'importanza storica e culturale della band, ha mandato in tilt tutti i media di settore. Nella settimana in cui gli Oasis celebrano i 30 anni di Definitely Maybe, album di debutto tra i più importanti nella storia della musica inglese, dare appuntamento al 2025, quando lo stesso anniversario lo festeggerà (What's The Story) Morning Glory? disco dei record e assoluto game changer, è un colpo da maestro.

Si è parlato talmente tanto della reunion degli Oasis da averla quasi fatta concretizzare solo con la forza del pensiero e invece a farlo pare sia stata un'offerta da 50 milioni di sterline che pare porterà all'annuncio di 10 date allo stadio di Wembley a Londra - giusto per far capire a Taylor Swift chi comanda in Inghilterra dopo le sue 8 - e forse altrettante ad Heaton Park, Manchester, per un totale di circa 2 milioni di spettatori.

Cifra che sembra importante ma che sembra una bazzecola paragonandola alla richiesta di biglietti ricevuta dagli Oasis per le due date a Knebworth nel 1996, al top della fama.

A questo ci sarà da aggiungere forse uno show da headliner a Glastonbury,  magari altre date annunciate poco per volta e addirittura un film.

Il discorso è qui completamente diverso rispetto a quello dei Linkin Park: non ci sono omaggi, non ci sono legacy da rispettare, c'è un grande assegno da incassare e fan che sarebbero disposti a riempirne anche 50 di Wembley, bruciando i biglietti in pochi minuti.


Reunion degli Oasis e ritorno dei Linkin Park: ecco la settimana dei quarantenni

Oltre la nostalgia

Quando si tratta di reunion o, come nel caso dei Linkin Park che non sono mai ufficialmente andati via, di ripartenze dopo un lutto importante, si fanno sempre molte discussioni sulle motivazioni e sull'opportunità di operazioni del genere ma, in un mondo in cui la musica dal vivo è spesso solo una macchina pronta a spillar soldi, è legittimo che lo si faccia anche alimentando una sorta di romanticismo.

Può essere considerato poco etico lucrare sulla passione dei fan, forse, ma personalmente sento che, a volte, abbia senso anche che tutto questo accada quando a farlo sono artisti che hanno avuto un impatto culturale ed emozionale del genere, qualcosa in grado di parlare ad ogni singolo fan e, allo stesso tempo, di raccontare un'epoca.

Quanti di voi andrebbero subito a vedere i Nirvana se Grohl e Novoselic andassero in tour, ad esempio, con le Kim Gordon, Joan Jett e St.Vincent, voci che li accompagnarono durante la performance della Rock & Roll Hall Of Fame nel 2014? Molti, nonostante l'iconicità di Cobain abbia la stessa aura, amplificata, di quella di Bennington.

Quanti ancora andrebbero a vedere i Pink Floyd con un rientrante Waters? Se gli U2 avessero deciso di prendersi una pausa nel 2000 e tornare oggi quanti avrebbero avuto problemi ad andare a vederli dal vivo, gridando 'venduti!' e aggrappandosi al fatto che queste cose si fanno per soldi ?



La risposta è che, probabilmente, ci troveremmo davanti platee sterminate per ogni singolo show annunciato e non ci sarebbe niente di male, perché ci sono reunion o nuove ere che sono più importanti di altre, per l'impatto che hanno avuto 'da vivi' e che riescono ad andare oltre la nostalgia.

Il senso di comunità è una delle cose più potenti che possa regalare la musica e, quando i protagonisti del rito collettivo sono adulti che hanno vissuto un'epoca in cui la partecipazione al live era qualcosa di davvero intenso, il romanticismo prende il sopravvento, anche se ad un prezzo.

Tornare sotto un palco per vedere gli Oasis o per celebrare le canzoni dei Linkin Park è qualcosa che esula dalla musica, esula dalla fratellanza fatta di braccialetti dell'amore e diventa qualcosa più vicino ad una necessità, quella di ritornare in un posto familiare, quella di affrontare i propri mostri o le proprie speranze, disattese o soddisfatte.

Una necessità che travalica la nostalgia e porta il presente e il passato in un continuum spazio temporale che, fosse anche solo per una volta, è legittimo voler vivere, costi quel che costi.