Riascoltiamo RIDE THE LIGHTNING dei Metallica

Alla vigilia del suoi 40 anni, riascoltiamo RIDE THE LIGHTING, secondo album dei Metallica, pietra miliare del thrash metal e capolavoro di audacia musicale

Il secondo album è sempre il più difficile. Non per i Metallica che tra l’esordio di KILL ‘EM ALL (1983) e il capolavoro MASTER OF PUPPETS (1986), pubblicano RIDE THE LIGHTNING (1984) un album di grande crescita musicale, artistica e sonora. Riascoltiamo questo disco dove i Metallica maturano nei testi, si fanno più pesanti nel sound, audaci a livello tecnico e celebrano quella voglia - così connaturata al metal - di suonare a tutta birra, al massimo del volume e delle proprie capacità.

Sta per compiere quarant’anni, RIDE THE LIGHTNING secondo album dei Metallica, pubblicato nel luglio dl 1984. Si dice che il secondo album sia sempre il più difficile e - in effetti e a posteriori - questo disco è riuscito nell’ardua impresa di risaltare tra due lavori davvero determinanti nella storia dei Metallica. Perché, anche se la consacrazione arriverà con l'omonimo METALLICA, il Black Album del 1991 - disco rock prima ancora che metal che ne farà una tra le più acclamate band al mondo - il primo e il terzo lavoro della band sono pietre miliari nella storia dell'heavy metal; l’esordio clamoroso di KILL ‘EM ALL (1983) era a livello stilistico e sonoro una novità eccezionale: la ferocia e velocità del punk e dell’hardcore trovavano nel metal, nella sua cura e potenza sonora, nella sua ricchezza tecnica, nuove possibilità espressive. Quel disco rimarrà tra i manifesti più significativi della nascita del thrash metal, genere che avrebbe impazzato negli anni a seguire; mentre MASTER OF PUPPETS (1986) resterà per profondità, originalità e spessore delle composizioni (oltre che per la nuova eccitante vicinanza al progressive che il metal azzardava) uno dei migliori e più considerati, dischi metal di sempre. In ogni caso, seppur tra due album così giganteschi, RIDE THE LIGHTNING riesce a ritagliarsi uno spazio autorevole e testimonia la crescita, soprattutto musicale, dei Metallica che si fanno più pesanti nel suono, audaci a livello tecnico e abbandonano parte della rozzezza punk dell’esordio per assumere toni più epici.

Riascoltiamo RIDE THE LIGHTNING dei Metallica

Nuovo approccio ai testi

Già dalla copertina di   RIDE THE LIGHTNING (una sedia elettrica che si staglia tra i fulmini di un temporale notturno) si intuiscono i temi più impegnati che i Metallica avrebbero affrontato nel disco. Un’evoluzione che dagli argomenti più trattati e ovvi dell’heavy metal, li avrebbe portati a contenuti - sempre cupi come il genere impone - ma più maturi e partecipati sia a livello sociale e politico che letterario. In RIDE THE LIGHTNING i Metallica parlano di solitudine, pena di morte, suicidio, aberrazioni scientifiche, richiami biblici e riferimenti alla letteratura horror di H. P. Lovecraft. Soggetti davvero originali e innovativi per l’heavy metal di inizio anni ottanta. Questa dunque, pare la coordinata più significativa e portante di  RIDE THE LIGHTNING: accompagnare all'impegno speciale dei testi, un autentico furore strumentale e musicale. Quella voglia, così connaturata al metal, di suonare a tutta birra, al massimo non solo del volume ma anche delle proprie capacità esecutive e tecniche. Un’attitudine che il cantante e chitarrista James Hetfield esprime alla perfezione nella seconda e omonima traccia dell’album, “Ride The Lighting”; in questo pezzo, benché giovanissimo, James Hetfield dimostrava di essere , insieme, un paroliere capace di trattare un tema devastante come la rassegnazione alla morte da parte di un condannato alla pena capitale; e, al contempo, un chitarrista ritmico metal micidiale, in grado di tritare riff di chitarra che - per allora - erano pura fantascienza!

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