14 giugno 2017

Royal Blood: "Facciamo solo Rock'n'Roll"

Il ritorno del duo inglese con il secondo album “How Did We Get So Dark?”

Quando si parla di rock, quello che strizza l’occhio al garage, quello fatto di corde agitate in modo nervoso e pestoni dritti, un tipo di formazione che ormai da una decina di anni la fa da padrone è quella a due componenti: Jack e Meg White nei The White Stripes, Alison Mosshart e Jamie Hince nei The Kills e, infine, Mike Kerr e Ben Thatcher nei Royal Blood. I due amici, dopo aver iniziato a suonare insieme quasi per gioco – come spesso accade – sono partiti da Brighton, UK, per prendersi il mondo a suon di riff con il debut album “Royal Blood” del 2014 che gli è valso vendite da capogiro, live sold out, premi e l’ammirazione di molti colleghi.  

Venerdì i Royal Blood tornano con il secondo album “How Did We Get So Dark?” - un assaggio è stato dato già con la release dei brani 'Lights Out', 'Hook, Line & Sinker' e l'ultimo 'I Only Lie When I Love You' - che cerca di perfezionare il tiro, pur senza perdere l’energia dell’esordio, e il 2 novembre saranno live in Italia al Fabrique di Milano.


Royal Blood - "How Did We Get So Dark?"

Ritrovarsi come Mike e Ben, rispettivamente basso/voce e batteria nei Royal Blood, ad essere catapultati in soli due anni nell'olimpo del rock, amati da tantissimi colleghi per la loro energia, dai Muse, ai Metallica, a Dave Grohl - che ha deciso di portarli in giro con lui - non è da tutti, e il rischio 'secondo album' altissimo. Del resto quando fai (bass) guitar rock per cuori forti non è propriamente una barzelletta riuscire a reinventarsi, e tutto sommato nemmeno una necessità, ecco il perché delle attese per "How Did We Get So Dark?" nel quale i Royal Blood hanno deciso, però, di restare fedeli al loro sound, riuscendo ad ampliare la palette sonora.

"Abbiamo iniziato a scrivere le canzoni che sarebbero poi finite nell'album già quando eravamo in tour con i Foo Fighters, ma ci siamo messi veramente a lavoro solo a fine tour, quando nel 2016 siamo tornati a casa" - raccontano a Radiofreccia - "Abbiamo iniziato a provare e scrivere, cercando di esplorare più possibilità e aprirci a più strade che sono poi confluite nel nostro secondo album". Senza voler scomodare il classico discorso dell'album più maturo "How Did We Get So Dark?" è un disco più vario del debut, un album sulle relazioni che se forse non ha una hit come era 'Figure It Out' ma che può vantare una sequenza di brani graffianti e curatissimi che, ad esempio in 'Don't Tell', mischiano Black Sabbath ed R'n'B facendo tesoro della lezione degli Arctic Monkeys di "AM" (Compagni di management alla Wildlife Entertainment, con il batterista Matt Helders che indossò una loro t-shirt a Glastonbury nel 2013, giusto per dare quel boost di popolarità aggiuntivo che non guasta mai). "Ci siamo approcciati alle canzoni in maniera molto libera, senza paletti e affrontando dei cambiamenti in tutte le direzioni, sia dal punto di vista delle liriche che dal punto di vista musicale, e abbiamo unito beat di batteria che non avevamo mai usato prima a riff sempre più rumorosi. Diciamo che lo sviluppo è stato molto vicino a quello della jam session e il disco si è quasi scritto da solo, provando, improvvisando, fino a quando gli ingredienti non si sono fusi perfettamente in una specie di enorme 'pudding' rock'n'roll". Questo mischiare i toni è presente anche nelle grafiche della band, come nella copertina dell'album che hanno anche dipinto su un miro di Brighton per annunciare la release: "Creare la cover giusta per un album può essere una cosa molto difficile, almeno per noi, però quando, sfogliando le varie opzioni, abbiamo visto la foto fatta da Adrian Samson abbiamo subito detto Ok, è lei".

In molti hanno citato e considerano i Royal Blood come una sorta di salvatori del rock, tra i pochi giovani che negli ultimi anni sono riusciti a far balzare le chitarre e il rumore ai primi posti delle classifiche di tutto il mondo tra l'entusiasmo di pubblico, critica e colleghi, ma Mike e Ben sembrano non avvertire il peso della responsabilità: "Alla fine, sai, tutta la questione del rock visto come scena e tutte quelle cose là non ci interessano molto, non è qualcosa a cui badiamo. Il Rock'n'roll è semplicemente ciò che ci piace fare". Negli anni in tanti artisti si sono dichiarati ammiratori dei Royal Blood, da band contemporanee a vere e proprie icone come Jimmy Page dei Led Zeppelin ma c'è qualcuno di questi fan di cui sono particolarmente contenti? Al contrario c'è, invece, qualche giovane - magari non appartenente al mondo rock -  che apprezzano?: "A essere onesti, per quanto possa sembrare banale, sapere di essere ammirati da un qualsiasi musicista è sempre una cosa che ci fa enormemente piacere. Se dovessimo fare noi il nome di qualcuno che ci piace molto e che non ha a che fare con le chitarre, beh, di sicuro Chance The Rapper". A vivere questa vita da leoni, in ogni caso, sono sempre in due, e vien quindi da chiedersi se affrontare le situazioni come duo, senza un elemento dispari che rompa le fasi di stallo, possa essere complicato: "Beh, alla fine dipende sempre da chi hai accanto, no? E' sempre così, in qualsiasi tipo di rapporto interpersonale. Certo, essere in due a volte può creare dei problemi, ma nel nostro caso la risoluzione dei problemi coincide di solito con il gettarsi a fare musica, ed è proprio in quei momenti che che spesso vengono fuori le cose più interessanti". Una dinamica, quella tra i due, che evidentemente è stata anche di aiuto nel riuscire a gestire una crescita vertiginosa in un lasso di tempo relativamente breve: "L'esperienza che accumuli pubblicando album, facendo tour che ti portano in tutto il mondo, incontrando persone fantastiche, è qualcosa di davvero bello ed unico, e nel momento in cui sei consapevole di questo, e che hai la fortuna di non essere sommerso di scartoffie dietro una scrivania, beh, è tutto sommato abbastanza facile riuscire a non farsi sopraffare". I Royal Blood saranno impegnati in un'estate ricca di live e festival, mentre in Italia arriveranno solo il 2 novembre al Fabrique Milano per una data unica, ma che lo show sia 'en plein air' o in un club a loro cambia poco: "Non c'è una regola esatta, davvero, per noi di base non fa differenza. Piuttosto sono altri i fattori determinanti, abbiamo avuto show fantastici e show di merda sia nei club che all'aperto. Dipende dal clima, sia quello atmosferico che quello che c'è tra gli spettatori, da che tipo di pubblico hai davanti e da come ti ci connetti. Noi diamo sempre il massimo". Ci salutiamo con una curiosità su un tema che è molto caro ai ragazzi di tutto il mondo, non la politica ma le serie TV. I Royal Blood hanno fatto parte della colonna sonora di 'Vinyl', serie TV dedicata all'industria musicale e trasmessa lo scorso anno da HBO, con 'Where Are You Now?', inedito che è di fatto stato un ponte tra i due album, ma risposta secca su un altro titolo che amano e della cui colonna sonora vorrebbero far parte: "Amiamo molte serie TV, ma se dovessimo fare un solo nome non avremmo dubbi: "Better Call Saul".


Royal Blood - I Only Lie When I Love You (Official Video)

Royal Blood - I Only Lie When I Love You (Official Video)