19 dicembre 2018

“Se cinque sono (in) uno"*

I sensi si risvegliano tra scaffali, copertine e migliaia di pagine. Buona lettura…con Occhi, Naso, Mani, Orecchie e Bocca.

VISTA. La vetrina, incrociata distrattamente a passeggio con la coda dell’occhio, non c’entra niente. Non sono certo i cartelli promozionali o, visto il periodo, le luminarie e i festoni natalizi ad avere il potere di orientare lo sguardo e farmi dirigere davanti a quel negozio. È infatti molto probabile che conosca già quali siano i titoli scelti per essere messi sotto i riflettori: non per saccenza, ma semplicemente perché poco prima (giorni, talvolta ore) mi sono già fermato davanti ad un’altra vetrina simile a quella. Chi si è trovato al mio fianco in queste occasioni già lo sa: è come se improvvisamente una forza sovrannaturale distogliesse la mia attenzione da qualunque cosa stia accadendo, col rischio di apparire perfino maleducato a chi mi sta parlando in quel momento. Non importa la città, non importa l’ora o la stagione, e non importa nemmeno se abbia o meno la necessità o il bisogno di entrarci. Perché in fondo non è tanto importante cosa si va a fare dentro una libreria e nemmeno se si vada a leggere. Gli occhi, come ipnotizzati da quella incolmabile vastità e resi ciechi a tutto quanto mi circonda, si protendono verso scaffali, banconi, corridoi che proteggono una realtà sconfinata. E sospinti dagli altri quattro sensi, ci chiedono di entrare. 

“Il lettore, nella libreria, non legge o legge poco, ma sfoglia, ispeziona a tentoni, quasi alla cieca. Non divora, ma gusta, annusa, o lecca la sostanza”.

Jean-Luc Nancy

OLFATTO. Piccola o grande, moderna o tradizionale, una volta dentro la libreria, l’odore da cui si è investiti è sempre lo stesso. Più patinato e “invogliante” dai banconi all’ ingresso dove sono collocate le Novità da promuovere, più autentico e inebriante dagli scaffali che faticano a contenere i Classici di ogni epoca. Ma è proprio col passare degli anni che i prodotti usati per la rilegatura riescono a sprigionare quelle sostanze che compongono “il profumo del libro”. Una fragranza indefinibile, in cui ognuno di noi sente una nota differente (legno, cioccolato, vaniglia o altro) e che ci fa tornare indietro ai tempi della gioventù, durante la quale gli impegni erano di meno e il tempo per leggere più facile da trovare. Quando non ci vergognavamo di affondare il naso in mezzo alle pagine e di confrontare le varie edizioni in base all’odore che rimaneva sulle nostre dita dopo averne scorso velocemente le pagine. Da adulto ho cercato di non perdere quella dimensione giocosa, sfruttando l’odore per fingere di sospendere il tempo e potermi abbandonare alla miriade di titoli. Ognuno col suo aroma che poi alla fine è sempre lo stesso. 

“Entrai nella libreria e aspirai quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno era ancora venuto in mente di imbottigliare”.

Carlos Luiz Zafon

TATTO. Dal naso alle mani il passo è breve, quasi automatico, di sicuro decisivo. È infatti l’aspetto tattile che cattura definitivamente la nostra attenzione. Una preferenza che nasce anzitutto dalla copertina di cui, oltre ad osservare immagini e disegni, finiamo col voler sentire la consistenza del materiale. Ruvida o liscia da percepire col dorso della mano, rigida o flessibile mentre la teniamo tra le dita. L’”amore al primo tocco” sboccia anzitutto intorno a quell’ involucro imprescindibile che ce lo fa riconoscere ad occhi chiusi, mentre frughiamo nella borsa o nella tasca del cappotto. Ma se è vero che non può esistere senza una copertina, è altrettanto vero che il feeling autentico lo si intrattiene con le pagine. Talvolta spesse da sembrare più d’una o così sottili da sciogliersi quasi tra i polpastrelli. Saranno loro a guidarci, sfoglio dopo sfoglio, verso la conclusione, quando la parte sinistra si fa tra le nostre mani via via più corposa rispetto alla destra, rivelandoci indicativamente a che punto siamo arrivati. L’universo di emozioni che si insinua tra le dita corre parallelo a quelle che ci suscitano le parole, una di seguito all’altra. E anche dopo che l’avremo riposto sulla mensola, sapremo che potremo riprenderlo in mano ogni qual volta avremo voglia di “ritoccare” quella storia.

“I libri, loro non ti abbandonano mai. Tu sicuramente li abbandoni di tanto in tanto, i libri, magari li tradisci anche, loro invece non ti voltano mai le spalle: nel più completo silenzio e con immensa umiltà, loro ti aspettano sullo scaffale”.

Amos Oz

UDITO e GUSTO. Si può ascoltare? Durante l’estate quando ero ragazzino, mi divertivo a leggere a voce alta interpretando i vari personaggi: ogni personaggio una voce diversa. Tra le storie avventurose che mi attraevano di più c’erano quelle scritte da Jules Verne e da Emilio Salgari. Ed ecco allora che cercavo di trasformarmi, di volta in volta, in Sandokan, Yanez, Phileas Fogg o il Capitano Nemo. Recitando le loro battute e riproducendo con la bocca improbabili musiche di sottofondo, nella mia immaginazione riuscivo ad essere nella foresta della Malesia o “Ventimila leghe sotto i mari”. La storia aveva dunque un senso e valeva la pena di essere letta perché così la facevo “risuonare alle mie orecchie”.

“Ascoltare qualcuno che legge ad alta voce è molto diverso che leggere in silenzio. Quando leggi, puoi fermarti o sorvolare sulle frasi: il tempo sei tu che lo decidi”.

Italo Calvino

Ha un gusto? Sono seduto al tavolo della cucina della casa in campagna mentre mia madre prepara dietro al bancone il pranzo che da lì a poco consumeremo. I sapori dei suoi manicaretti si mischiano alle mie parole, corrette di tanto in tanto da mio padre che siede davanti a me. Ecco perché per me, anche da adulto, i romanzi d’avventura hanno il gusto leggero dei piatti di casa, uniti alla freschezza dell’acqua del pozzo o del the freddo da sorseggiare tra una battuta e l’altra.

“Quando il libro nuovo arriva ancora “caldo”, poco più grande di un pane a cassetta, col suo sapore fatto di parole…lo si sente nella mano come un alimento”.

Valentino Bompiani

Questo “pensierino” - come lo si chiamava alle elementari – vuole essere principalmente un ringraziamento a tutti coloro che hanno seguito in questo 2018 la rubrica “Rockbook” all’interno dei miei “VersinRock”. Al di là del piacere nell’averlo fatto, mi riterrei davvero soddisfatto se nell’arco dei dodici mesi ciascuno di voi avesse Visto, Sentito, Toccato, Ascoltato o Gustato almeno un libro (e non necessariamente uno di quelli che ho proposto io). E che, soprattutto, vi siate divertiti nel farlo; con Radio Freccia di sottofondo, ça va sans dire...

Popolo della Notte, Sabatini e Domenicali: Buon Natale e Buon 2019.

In tutti i (cinque) sensi!

*Il titolo letto letteralmente non significa niente, ma sono certo che i “rockettari” più attenti ed esperti avranno colto il riferimento al brano di Jimi Hendrix.


“Se cinque sono (in) uno"*

Jimi Hendrix If Six Was Nine lyrics

Jimi Hendrix If Six Was Nine lyrics