Il 28 ottobre del 1977 i Sex Pistols pubblicavano quello che finì per essere l'unico album in studio della band: "Never Mind The Bollocks, Here's The Sex Pistols".
Un disco che in meno di 40 minuti racchiudeva l'essenza di un movimento, quello punk, fatto di prese di posizione, provocazione, fastidio e bordate che non lasciavano scampo.
Un campionario di provocazioni che la band di Johnny Rotten e del manager Malcolm McClaren riusciva sempre a usare a proprio favore, a partire dalla copertina.
Il clash culturale di Never Mind the Bollocks
Tra vera intenzione e geniali mosse di marketing, "Never Mind The Bollocks, Here's The Sex Pistols" finì per diventare uno dei dischi più influenti dell'epoca moderna. Grazie ai Sex Pistols, una generazione mai rappresentata trovò il proprio sound e la confidenza necessaria per alzare la voce e prendere in mano uno strumento.
Un clash culturale, quello voluto dai Pistols e dal loro manager Malcolm McLaren, che aveva come compito principale quello di creare una frattura.
Basta con i lunghi riff degli anni '70, la pomposità nei vestiti, nei suoni, nelle copertine. Basta con una generazione considerata vecchia e da prendere virtualmente a sassate, come a rompere la vetrina di un negozio di antiquariato. Per dispetto.
Una copertina controversa
Imperativo: essere un pugno in un occhio a quelli dietro, sia nella musica -veloce, potente, tagliente - che nei testi controversi e addirittura nella copertina.
Se è vero il detto inglese 'dont' judge a book by its cover', McLaren aveva in mente esattamente l'opposto. Fare un grande dito medio già a partire dal primissimo impatto che il pubblico e l'opinione pubblica avrebbero avuto con il disco, la copertina.
Serviva qualcosa di semplice e 'stonato' rispetto alle copertine rock degli anni '70 e il loro stile eccessivamente ricco ed elaborato. Doveva risultare orrenda agli occhi del gusto dell'epoca ma efficace.
Ed è così che i Sex Pistols dettarono ai punk non solo il ritmo ma anche l'estetica: colori fluo, caratteri da richiesta di riscatto e un titolo controverso che avrebbe potuto causare dei problemi.
E così fu, effettivamente. I Sex Pistols e la censura non andavano molto d'accordo, o forse si prendevano anche troppo, dipende da come la volete guardare.
Erano brutti, sporchi, cattivi, volgari, una rappresentazione della gioventù che per l'epoca risultava essere una vera e propria minaccia per il buon costume.
Inizialmente il disco si sarebbe dovuto chiamare "God Save Sex Pistols" ma l'incontro fortuito di Steve Jones con dei fan portò la storia in un'altra direzione. 'Never mind The Bollocks' era un'espressione che due fan della band continuavano a dire, tanto da attirare l'attenzione del chitarrista. 'Never mind the bollocks', 'smettetela con le stronzate', era perfetto.
Semplice, diretto, di impatto e con il bonus provocazione del turpiloquio sul quale i Pistols avrebbero costruito una fulminea quanto efficace carriera.