Sex Pistols e Police: quando il punk è sbarcato in America
Nel 1978 Sex Pistols e Police portano il punk in America con due tour opposti per esito e impatto: caos e fine per i primi, successo globale per i secondi
Il 1978 vede l’America confrontarsi con il punk inglese, attratta e destabilizzata da un nuovo linguaggio musicale. Sex Pistols e Police, protagonisti di due tour molto diversi, portano sui palchi americani caos, ribellione e un assaggio entusiasmante di contaminazioni sonore.
Nel 1978 l’America è attraversata da due tour che riflettono l’interesse eccezionale che quel Paese nutriva nei confronti della nuova scena musicale punk appena fiorita in Inghilterra. Siamo in un mondo lontano, che non esiste più: quello nel quale non solo non c’era internet, ma anche i video musicali erano una primizia, qualcosa di nuovo e raro. Il palcoscenico restava l’unico modo concreto per decifrare e vivere ciò che ti aveva incuriosito o conquistato tra i solchi di un vinile o nell’articolo di una rivista. A portare quel nuovo modo di fare rock sui palchi americani sono due band portavoce del suono e dell’attitudine punk in maniera profondamente diversa: Sex Pistols e Police.
Due facce della stessa medaglia
I Sex Pistols erano, di fatto, il punk. Loro avevano creato quel suono nuovo, feroce e abrasivo, che era la punta dell’iceberg di una band perfetta. Insuperabili nel look e nella capacità di creare scandalo e scalpore, se dal vivo erano una macchina del caos, sul loro NEVER MIND THE BOLLOCKS (1977) sfoggiavano invece un suono modernissimo, ineguagliabile per potenza e definizione, forte di un songwriting tutt’altro che banale. I Police, invece, rappresentavano quasi l’opposto: una band che, sull’onda dell’entusiasmo per questa nuova scena punk, si era lanciata nel filone più per opportunità che per adesione autentica all’ideologia. Erano tre giovanotti vicini a scavallare i trent’anni, musicisti professionisti apprezzati nel jazz e nel progressive, che in una scena composta principalmente da teenager si tingevano i capelli di biondo platino e iniziavano a suonare al massimo volume e velocità, con canzoni studiate per fare breccia in un mondo che sentivano come l’ultima possibilità per emergere. Questo contrasto, però, porterà a un risultato sorprendente.
Il punk in America
L’America non era affatto a digiuno di punk. Aveva anzi coltivato una scena proto-punk che aveva contribuito a innescare la detonazione di quanto sarebbe successo in Inghilterra: Stooges, MC5, Velvet Underground e, soprattutto, i New York Dolls, che Malcom McLaren, futuro manager dei Sex Pistols, seguì come agente e da cui prese ispirazione per la sua futura band. E poi, naturalmente, i Ramones, che - di fatto - comporranno assieme a Sex Pistols e Clash la sacra triade di questo genere musicale.
Ciò che intrigava gli americani era soprattutto il suono della scena inglese. I Sex Pistols erano riusciti a tagliare i ponti con la tradizione. Tenevano testa ai Ramones nella velocità e nell’impeto, ma li superavano con un muro di suono capace di far impallidire persino i Black Sabbath e con un songwriting che superava ampiamente i soliti tre accordi del giro di blues. E soprattutto, non c’era luce nella loro musica: collera, frustrazione cieca, rivendicazioni paranoiche popolavano i testi e si riflettevano nell'intensità del sound. Questo trasformava il punk inglese in un nuovo, gigantesco e meraviglioso megafono che le nuove generazioni potevano usare per urlare la loro rabbia e insoddisfazione. Ma il punk inglese offriva anche un elemento musicale straordinario, assente nei Sex Pistols ma centrale per band come Clash e Police: la fusione con il reggae. Questo genere, allora percepito come nuovo e lontanissimo dal rock, creava qualcosa di inedito ed eccitante, mostrando che il rock poteva contaminarsi e al contempo nobilitarsi, abbracciando un suono che ne espandeva i colori e i temi, rendendolo anche più ballabile.
Il disastro dei Sex Pistols
L’esito di questi tour sarà bizzarro perché l’America vuole vedere, capire e ascoltare dal vivo il punk. Ma, anziché riconoscere e apprezzare l’autenticità iconoclasta dei Sex Pistols, finirà per premiare e lanciare verso il successo i Police. Il tour dei Sex Pistols in America inizia nel gennaio del 1978 e si rivela un autentico disastro, passato alla storia per la sua caoticità e per il fatto che, di fatto, segna la fine della band. Il manager Malcolm McLaren, ineguagliabile per la capacità di creare caos mediatico, sceglie di far suonare i Sex Pistols principalmente nel Sud degli Stati Uniti, una zona meno propensa all’apertura culturale e di costumi. Città come Dallas, Memphis e Atlanta, dove il punk non era ancora arrivato, trovano estetica, suono e attitudine della band semplicemente inaccettabili, scatenando le reazioni più ostili. L’attenzione della stampa è tutta per i Sex Pistols, ma comunque a scapito della musica e della stabilità della band: le tensioni interne si amplificano, le scelte organizzative sono discutibili, e il calendario e la geografia delle date sono mal assortiti. La band è costretta a spostamenti interminabili che la logorano, rendendo il comportamento dei suoi membri ancora più provocatorio e ostile verso un pubblico americano esterrefatto. Inoltre, la vera mina vagante che distrugge la band dall’interno è Sid Vicious. Sempre più fuori controllo a causa della dipendenza dall’eroina, sul palco diventa una grottesca caricatura di sé stesso, incapace di suonare correttamente il basso e ridotto a icona triste dell’attitudine autodistruttiva del punk. Il cantante Johnny Rotten, esasperato dai problemi della band e dall’ostilità del pubblico americano, chiude l’ultimo concerto del tour al Winterland Ballroom di San Francisco, il 14 gennaio 1978, con una frase emblematica: "Ever get the feeling you've been cheated?" ("Vi siete mai sentiti fregati?"). Questo è l’addio alla band. Dopo il tour, i Sex Pistols si sciolgono. Rotten abbandona il gruppo e inizia la sua carriera con i Public Image Ltd, mentre Sid Vicious sprofonda in un baratro che lo porta alla morte nel febbraio 1979.
Biondi, bravi e carini
Sorte completamente diversa spetta ai Police. Il loro primo tour americano è piuttosto modesto e autoprodotto: il trio si sposta attraverso piccoli club e locali, esibendosi con attrezzature minime e budget ridotti. Suonano nei college e nei club underground, ma sono biondi, carini e gentili. Anche se i loro pezzi sono suonati con grinta, furore e velocità punk, il suono e la tecnica sono quelli di fuoriclasse. Stupiscono con suoni e armonie modernissimi e, quando stiracchiano i pochi brani del loro unico album, OUTLANDOS D’AMOUR (1978), per riuscire ad allungare la scaletta, giocano con reggae, psichedelia e improvvisazioni quasi jazz: il pubblico impazzisce! Così, se totalmente ignorati dalla scena londinese, che li considera dei fake, i Police conquistano l’America, perché soddisfano la curiosità di vedere dal vivo il punk, ma in una versione edulcorata, ruffiana, musicalmente colorata. La svolta per i Police arriva quando "Roxanne" (loro primo singolo, passato totalmente sotto silenzio in Europa) inizia a ricevere crescente attenzione dalle radio americane e viene ripubblicata negli Stati Uniti nel 1979. È l’inizio di un’ascesa inarrestabile che li porterà, in meno di cinque anni, a diventare una delle più acclamate e popolari rock band del pianeta.