16 luglio 2025

Stewart Copeland: punk, tecnica e visioni sinfoniche

Fondatore dei Police, innovatore del punk, batterista geniale e compositore d’avanguardia: Stewart Copeland è una delle menti più influenti del rock.

Nato il 16 luglio 1952, Stewart Copeland non è stato solo il batterista dei Police: ne è stato il fondatore, l’ideatore e la mente visionaria. Con intuizioni brillanti ha ridefinito il modo di suonare punk, filtrandone l’urgenza attraverso tecnica, eleganza e spirito jazz.

La sua influenza è visibile ancora oggi in giganti della batteria rock, da Taylor Hawkins a Matt Cameron. Dopo i Police, ha firmato colonne sonore memorabili e progetti orchestrali ambiziosi, come Police Deranged for Orchestra, dove il suo genio creativo continua a esplorare nuovi territori.


Questo mese Stewart Copeland attraverserà l’Italia con il suo spettacolo Police Deranged for Orchestra. A condividere il palco con Stewart Copeland, oltre a un’orchestra di 28 elementi, ci saranno: Faso al basso, Vittorio Cosma al pianoforte, Gianni Rojatti alla chitarra, Sarah-Jane, Laise Sanches, Raquel Brown alla voce.Queste le date:

23 luglio 2025 – Villafranca di Verona, Castello Scaligero

25 luglio 2025 – La Spezia, Piazza Europa

27 luglio 2025 – Roma, Auditorium Parco della Musica – Cavea

29 luglio 2025 – Foggia, Piazza Cavour

Stewart Copeland: punk, tecnica e visioni sinfoniche

Punk ma con stile

Stewart Copeland merita un posto di prestigio nella storia del rock anche solo per il fatto di essere stato il batterista, fondatore e ideatore dei Police: una band decisiva, che ha cambiato la traiettoria della musica e che, nei primi anni ’80, è stata la più popolare del pianeta. Un successo planetario che nasceva da un binomio irripetibile: da un lato l’appeal da pop band, con un’immagine da idoli dei teenager, dall’altro un presidio di stile, innovazione e perizia strumentale capace di conquistare musicisti, addetti ai lavori e critica specializzata. Un fenomeno totale, insomma, avallato tanto da uno strepitoso successo commerciale quanto da un consenso critico unanime, incantato di fronte al valore di brani come “Walking On The Moon”, “Message In A Bottle” e “Roxanne”, canzoni che hanno davvero cambiato i connotati del rock. Perché il successo dei Police era, soprattutto, frutto di alcune visioni e intuizioni eccezionali di Copeland. Come quella di capire che il punk non doveva per forza essere un’abiura della perizia strumentale, della raffinatezza armonica, della cura del suono. Se ne potevano prendere esclusivamente la freschezza, l’energia, persino il chiasso, per farne un filtro capace di ripulire il rock da tutti quegli orpelli barocchi e autocelebrativi che si erano accumulati nel progressive e nell’hard rock dei primi anni ’70. Restituendo così nuova autenticità, urgenza, vigore. In pratica: si poteva suonare veloci e incazzati come i punk, ma con lo stile e la classe di chi era cresciuto a pane, jazz e progressive. Proprio come facevano i Police.


Un riferimento per la batteria

E come se tutto questo non bastasse, Stewart Copeland è anche un batterista straordinariamente tecnico, creativo e innovativo. Bravissimo a fare sue le tendenze reggae che si intrecciavano nella scena punk rock londinese di metà anni ’70, e a frullarle con i suoi impeccabili rudimenti da jazzista, l’esuberanza tecnica da musicista progressive e la veemenza e velocità suggerite dal punk. Un batterismo nuovo, che ha fatto e continua a fare tendenza: le cui citazioni e richiami, nei decenni a seguire, sono fioriti e tangibili in alcuni dei più grandi batteristi del pianeta. Tutti debitori dell’ispirazione di Stewart Copeland. L’eredità di Copeland come batterista si misura anche attraverso le parole e gli stili di alcuni dei più grandi batteristi delle generazioni successive. Taylor Hawkins dei Foo Fighters lo ha sempre definito uno dei suoi eroi assoluti, arrivando a dire di invidiare brani come “Synchronicity II”, che avrebbe voluto scrivere lui stesso, tanto era folgorato dal lavoro ritmico di Copeland. Anche Travis Barker dei blink-182, noto per la sua potenza e originalità, ha più volte citato Copeland come una delle sue influenze principali, in particolare per l’uso creativo dell’hi-hat e delle dinamiche. Carter Beauford della Dave Matthews Band ha riconosciuto il ruolo fondamentale del suo stile nella costruzione di un approccio poliritmico e personale. Matt Cameron (Soundgarden, Pearl Jam) ha sottolineato la sua capacità di fondere i generi, mentre persino Joey Jordison degli Slipknot, pur immerso nel metal estremo, ne ha lodato l’incredibile musicalità e la capacità di reinventare la batteria rock.


Le colonne sonore

Dopo l’esperienza con i Police, Stewart Copeland ha proseguito con una fortunata carriera come compositore di colonne sonore. Tra le tante, spicca quella straordinaria per Rumble Fish di Francis Ford Coppola (1983), un esempio cristallino della sua capacità di fondere percussioni creative ed elettronica sperimentale, portando il linguaggio ritmico ben oltre i confini del rock. L’uso di suoni urbani, batterie minimali e atmosfere evocative dà vita a una colonna sonora ancora oggi considerato tra le più ricercate e innovative del genere. Il brano “Don’t Box Me In”, realizzato con Stan Ridgway, divenne anche un successo radiofonico internazionale.


Police Deranged For Orchestra

Dalle colonne sonore, Stewart Copeland è poi evoluto nella composizione di opere sinfoniche e balletti: un bagaglio che ha fatto confluire in uno dei suoi progetti più ambiziosi, Police Deranged for Orchestra, in cui i classici dei Police vengono destrutturati e ricomposti tra musica sinfonica, arrangiamenti orchestrali e un solido impianto rock. A eseguirli, un ensemble composto da orchestra, tre coriste e un power trio con chitarra, basso e – ovviamente – l’incontenibile batteria di Stewart Copeland