Il 26 maggio 1967, pochi giorni prima della release inizialmente pianificata, i Beatles pubblicavano nel Regno Unito "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club", album capolavoro e copertina tra le più famose e iconiche nella storia del rock. Tra le tantissime personalità riprodotte sulla cover da Sir Peter Blake, lì in alto a destra accanto a Bob Dylan, si può scorgere anche il volto dell'unico italiano presente su quella che è una delle cover più iconiche di tutti i tempi: Sabato 'Simon' Rodia.
La storia di Sabato 'Simon' Rodia
Per quanto possa sembrare sorprendente, sulla copertina di Sgt.Pepper's Lonely Hearts Club Band, una delle cover più iconiche della storia, tra un Albert Einstein e Marlon Brando c'è anche il volto di un carpentiere originario della provincia di Avellino.
Sabato Rodia nasceva nel 1879 a Ribottoli di Serino, borgo irpino di poche anime che, ancora adolescente, lascerà per cambiare vita andando negli Stati Uniti. Uno dei tantissimi emigranti che abbandonava il Sud Italia per raggiungere l'America, una storia apparentemente come quelle di molti altri.
Una volta arrivato ad Ellis Island, New York, Sabato diventò Simon, un altro classico di chi dal Mediterraneo arrivava dall'altra parte dell'Oceano con tante speranze e una nuova vita davanti.
Simon è un ragazzo pratico, un uomo di fatica, e inizia a lavorare come minatore in Pennsylvania e come carpentiere prima a Seattle - dove perderà la vita suo fratello maggiore - e poi ad Oakland, in California.
Nella Bay Area Simon incontrerà e sposerà Lucia dalla quale avrà tre figli, una famiglia che lascerà dopo circa dieci anni per spostarsi di nuovo e trasferirsi dalle parti di Los Angeles, a Long Beach.
Le Watts Towers
A Los Angeles Rodia cercherà di arrangiarsi, tentando di sbarcare il lunario con lavoretti saltuari che non gli consentiranno di avere una vita dignitosa. Rodia comincia ben presto a vivere in strada, diventa un alcolista e cerca di tirare a campare affidandosi alla sorte fino a quando, dopo altri dieci anni, pensa di spostarsi nuovamente.
Rodia cerca di trovare una sorta di stabilità e si trasferisce a Watt, il sobborgo più povero e violento di Los Angeles, era il 1920.
Un anno dopo decide di dare vita ad un progetto visionario, un'opera che nessuno riuscirà mai a decifrare davvero ma che assumerà con il corso del tempo una valenza particolare :le Watts Towers.
Una scultura? Una costruzione architettonica? Un'opera d'arte? Descrivere le Watts Towers con certezza non è cosa facile ma forse il termine più adatto alberga tra il 'sogno' e la 'visione'. Quella di Rodia che per trent'anni, dal 1921 al 1954 farà della costruzione delle Watts Towers la sua missione di vita, la sua firma sulla Terra, il suo tentativo di lasciare alle spalle qualcosa di grande.
Per costruirle, l'unico italiano sulla copertina dei Beatles impiegò di tutto: ferro, cemento, bottiglie di vetro, conchiglie, specchi, mattonelle di ceramica, qualsiasi materiale era utile per realizzare la struttura.
30 metri di altezza, 17 torri interconnesse, un mix di elementi tutti saldati, lavorati e lavorati a mano personalmente dal solo Rodia, una fatica incredibile per dar vita a quello che chiamò 'Nuestro Pueblo'. La casa, mai definitiva, di un italiano sempre in movimento che lì in mezzo aveva deciso di costruire la sua dimora, un bungalow scassato e un piccolo prato verde.
Nel 1954, in seguito ad un infarto e ad un infortunio nella costruzione della torre, Rodia si convince che è il momento di finirla, vende al suo vicino il tutto - che poi erano gli stessi vicini che continuavano a compiere atti vandalici nei confronti della struttura - e si trasferisce a Martinez da sua sorella dove morirà il 16 luglio del 1965.