The Clash, un esordio impegnato e potente

Usciva nell'aprile del 1977 l'omonimo album di debutto dei Clash, un disco impegnato e aggressivo che diventò il più forte commento sociale del punk

L'8 aprile del 1977 i Clash debuttavano con il primo, omonimo album pubblicato nel Regno Unito da CBS.

In un periodo carico di tensioni per il popolo britannico, i Clash arrivarono con un disco dalle sonorità punk che raggiungeva territori fino allora inesplorati per una band del genere.

Un mix sonoro che aveva tutta l'intenzione di fare rumore in modi ben più profondi che le sporche registrazioni fatte per una manciata di sterline potessero esprimere.

Nella Gran Bretagna grigia e decadente della metà degli anni '70, dove la disoccupazione era alle stelle, le tensioni razziali aumentavano e i giovani si sentivano abbandonati, una nuova musica cominciava a emergere—rumorosa, veloce, arrabbiata e grezza.

Era il punk. E al centro di questo terremoto, arrivarono i Clash, come una bomba incendiaria.

The Clash, un esordio impegnato e potente

In condizione di violenza controllata

Per descrivere la condizione in cui i Clash registrarono il loro album di debutto nei CBS studios, un'espressione molto esplicativa la fornì il batterista Terry Chimes che parlò di 'violenza controllata'.

Nel gennaio del 1977, i Clash firmarono un contratto con la CBS Records. Una mossa che fece storcere il naso a molti nel mondo punk, che vedevano ogni legame con una major come “vendersi al sistema”.

I Clash, però, firmarono con un’idea chiara in testa: volevano portare il loro messaggio il più lontano possibile, usando il sistema contro se stesso.

Una sorta di 'cavallo di Troia' che portò non poche tensioni durante le sessioni di registrazioni tra la band e l'etichetta che voleva cavalcare l'onda del punk e realizzare un disco in grado di vendere.

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